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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Cacicchi, big e tonfi: quanto costa il seggio Ue

Quanti soldi hanno ricevuto i candidati alle Europee 2024 per le loro campagne elettorali? Da quali benefattori? E quanto hanno speso? La radiografia della gioiosa macchina da guerra (elettorale) che emerge dalle rendicontazioni delle circoscrizioni Sud e Isole, che il Fatto ha potuto visionare, spiega molto del potere in movimento nei partiti.
Leader
Flop di Iv, il frugale Calenda e “scrivi Giorgia”
Il nome di Giorgia Meloni ha trainato FdI. Non a costo zero, però. In tutta Italia, Meloni ha superato i 350 mila euro di spesa, di cui 86 mila nel Sud e 59 mila nelle Isole. Cifre interamente gestite dai conti correnti di Fratelli d’Italia per la campagna “scrivi Giorgia”: spot sui social di Meta (75 mila euro in parti uguali tra le cinque circoscrizioni) e online, cartelloni e manifesti, video spot. Non è andata altrettanto bene a Matteo Renzi, rimasto fuori dall’Europarlamento. Comunque sia non ci ha rimesso del suo, nonostante il conto in banca milionario: per la campagna d’Europa Renzi ha messo tutte le spese a carico di Italia Viva, 113 mila euro, comprese quelle per svariate tv locali e soprattutto gli oltre 70 mila euro di volantini e santini elettorali.
Più low cost la campagna di Elly Schlein, che nelle Isole (ma il dato è cumulativo per il Centro) si è fatta bastare 3.500 euro, potendo però approfittare di “mezzi e servizi” per 17 mila euro forniti dal Pd. Ancor più snella la campagna di Roberto Vannacci, 3 mila euro nel Sud e 11 mila nelle Isole. Qui però non è andato tutto liscio, perché la Corte d’Appello di Palermo gli ha contestato una fattura da 19 mila euro (per santini e volantini in tutte le circoscrizioni) non rendicontata a dovere.
Nulla da obiettare invece su Antonio Tajani, che ha dichiarato di non aver speso nulla, ma di aver beneficiato di 78 mila euro di servizi da parte del partito. E nemmeno su Carlo Calenda, più che mai frugale: niente spese e niente donazioni. E niente seggio. Idem Michele Santoro mentre è andata bene a Mimmo Lucano: zero spese, ma seggio assicurato.
I Ras
Pioggia di contributi per i re delle preferenze
La campagna dell’ex sindaco Pd di Bari Antonio Decaro è stata particolarmente ricca. Per le Europee ha registrato 117 mila euro di entrate grazie a un centinaio di donatori, tra cui spiccano diverse società pugliesi come la MegaHolding (20 mila euro), Siciliani spa (5 mila), Oropan (5 mila), ma pure la milanese Sviluppo Europa (10 mila). Sempre in Puglia c’è però da fare i conti con un nome forse poco familiare a livello nazionale, eppure sempre più rilevante in Regione per FdI. Si tratta di Francesco Ventola, delfino di Raffaele Fitto, volato a Bruxelles anche grazie alla generosità dei suoi sostenitori che gli hanno messo a disposizione 91 mila euro. L’elenco dei benefattori è lungo e va dai 10 mila euro dell’impresa di costruzioni Gustamacchia ai 20 mila dei supermercati Megamark, fino ai 10 mila del Comitato nazionale caccia.
Terra fertile, la Puglia. Anche per Roberto Marti della Lega: per lui non è scattato il seggio (si consola con il posto da senatore), ma sono agli atti spese per 129 mila euro, di cui ben 115 provenienti da donazioni di terzi, tipo i 35 mila dalla Esim (progettazione e realizzazione di impianti ferroviari) e i 25 mila di Aicom (gestione del patrimonio immobiliare).
Non secondario il flusso di denaro in Campania. Si deve partire da Fulvio Martusciello, uomo forte di FI che sta passando un periodaccio (una sua assistente è stata arrestata, presunti favori a Huawei). Martusciello ha dalla sua il primato di ben 160 mila euro raccolti. La lista degli erogatori è sterminata; la parte del leone la fa La Regina di San Marzano, grande azienda dei pomodori, 40 mila euro. Poi ci sono i 10 mila da Costruzioni Sagar, i 15 mila da Icg2 Costruzioni e i 10 mila da Associazioni costruttori edili, a dimostrazione di un particolare interesse del settore.

Ce l’ha fatta il meloniano Alberico Gambino, fedelissimo di Edmondo Cirielli. Gambino ha raccolto 83 mila euro, frutto per esempio di 20 mila euro dalla Société des Centres Commerciaux Italia, che costruisce centri commerciali, ma pure dei 2.500 di Confagricoltura Campania. Così come l’altro meloniano ma calabrese Denis Nesci che ha spuntato la rielezione spendendo oltre 142 mila euro, di cui 40 mila messi a disposizione dal padre Cosimo, leader della Federazione Nazionale Agricoltura e consigliere del Cnel in quota Confsal.
Ancor di più ha messo insieme un altro fenomeno delle preferenze, Aldo Patriciello, eletto con la Lega spendendo 180 mila euro, di cui 52 mila di tasca propria e 128 mila grazie da donazioni. E c’è del metodo dentro questa generosità. A parte 30 mila dalla Società Agricola Gentile e 10 mila da Sema Engineering, tutto il resto sono donazioni praticamente identiche che oscillano tra i 2.500 e i 2.900 euro, in gran parte dal Molise, granaio di voti di Patriciello che non si è risparmiato stampando santini e manifesti a tutto spiano, eppoi comparsate tv, cene elettorali e aperitivi a base di sushi.
Ancora: Edy Tamajo ha fatto incetta di preferenze (oltre 100 mila) in Sicilia, ma ha rinunciato al seggio così da far entrare Caterina Chinnici, voluta da Tajani. Per Tamajo parlano i 95 mila euro ricevuti, di cui oltre 20 mila dalla Dragotto Holding (il gruppo di Sicily by Car) e 15 mila dalla Kemeco (detergenti per la casa).
Sommersi e salvati
I 5Stelle, Della Valle e i vecchi amici
Tra i 5 Stelle si segnala Pasquale Tridico, che ha speso circa 20 mila euro di cui oltre 10 mila autofinanziati e circa 5 mila da donatori tra cui (per 2.500 euro) la Consorzio Italia Servizi. Ha fatto di più l’altro pentastellato Mario Furore, che ha speso 35 mila euro e rotti di cui 7 mila propri e 28 mila grazie a 10 generosi donatori quasi tutti di Foggia che gli hanno spalancato le porte dell’Ue. Rimaste invece sbarrate per Sandra Lonardo in Mastella, che ha speso 79 mila euro, di cui oltre 76 mila messi a disposizione dai suoi fan: tra questi merita il primato il patron di Tod’s Diego Della Valle che per lei ha scucito 40 mila euro, mentre suo marito Clemente Mastella le ha donato “solo” 20 mila euro e non si è tirato indietro neppure il figlio Elio con un versamento da 3 mila euro.
Pina Picierno ha invece speso meno (41 mila euro) rispetto a quanto ha incassato (45 mila) tra autofinanziamento e i donatori di Napoli, Monteforte Irpino, Afragola ma pure Torino (la società edile Provvisiero) e Mantova. L’altro ex deputato del Pd Lello Topo oltre a sganciare oltre 20 mila euro di tasca propria ha raggranellato la bellezza di 33 mila euro da pochi ma qualificatissimi donatori di Napoli, Arzano e soprattutto Villaricca di cui è stato sindaco. Sandro Ruotolo invece ha ricevuto 30 mila euro di donazioni, di cui 18 mila dalla moglie, 10 mila dal Pd. Ma pure 100 euro da Gaetano Quagliariello: saranno stati quelli a portargli fortuna.