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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Max Biaggi: “Ho toccato i 470 all’ora, non ci credevo. Ma i figli in monopattino mi preoccupano”

Nel box Aprilia, con la divisa nera, il suo pizzetto da corsaro e gli occhi fissi sul lavoro dei meccanici, per Max Biaggi il tempo non sembra essere mai passato. Dall’ultima gara da pilota sono passati quasi 10 anni, ma la sua vita è ancora in pista, da sci o asfaltate poco importa. «Quell’ultima gara? Venivo da tre anni di stop, non ero preparato, era stata una scommessa – sorride al ricordo -. Era andata bene, finita sul podio, un fiore all’occhiello che conserverò per sempre».
Com’è la vita senza essere un pilota?
«Meno frenetica. Si smette di competere perché non si ha più l’età, l’incoscienza per farlo, ma continuo a pormi degli obiettivi».
Come il record di velocità su una moto elettrica?
«L’abbiamo costruita da un foglio bianco in due anni e mezzo. Ho raggiunto i 470 km/h, una velocità assurda, non pensavo nemmeno fosse possibile. Quando l’ho capito, ormai ero lì (ride). Poi volevo vincere una gara di supermotard con il campione del mondo in pista, ho fatto anche quello».

E il team in Moto3?
«Un’altra bella scommessa con una squadra creata da zero. Il pilota era Aron Canet e, al debutto, abbiamo rischiato di vincere il Mondiale. A un certo punto, però, ho ceduto il mio posto perché non mi piace quando c’è troppa politica e si perde la purezza dello sport».
L’ultima sua idea: diventare maestro di sci.
«È una passione che avevo da prima di correre in moto e che avevo dovuto mettere da parte. A Madonna di Campiglio, intorno al 2000, in un evento organizzato da uno sponsor, avevo ripreso a sciare, facevo slalom paralleli con Barrichello e Schumacher, con i piloti Ferrari. Poi gli amici mi hanno detto di iscrivermi al corso per maestri».
Così, dal nulla?
«Non sapevo niente, mi sono iscritto alle selezioni il giorno prima. Le ho superate e pensavo che il più fosse fatto, invece era solo l’inizio di un percorso fatto di libri da studiare, prove sul ghiacciaio e tanto freddo. Mi sono trovato insieme a ragazzi giovanissimi, un fuori quota, ma mi sono divertito. Mi invitavano alle spaghettate la sera».

Alberto Tomba le ha dato qualche consiglio?
«Lui è sempre stato un amico, ci sentiamo spesso, come con Federica Brignone, anche lei mi ha fatto i complimenti».
A chi vorrebbe fare da maestro dei piloti della MotoGp?
«Sono stato da poco a sciare con Francesco Totti e la sua famiglia, ma non in veste di maestro. Jorge Martin mi ha chiesto di fare una settimana bianca insieme, gli dirò di andare piano».
In tutto questo, è anche padre di due figli, Ines e Leon.
«Anche quella è stata una sfida. Sono un papà atipico, non ho mai voluto nessuno che mi aiutasse, per cui ho dovuto imparare a cucinare, a stirare
. Il tempo speso con la famiglia è importante».
Un pilota è papà apprensivo?
«Mi dicono che lo sono troppo. La moto? Io già sono preoccupato quando vanno sul monopattino elettrico. Mi faccio chiamare in continuazione».

Ha fatto la storia di Aprilia nel motomondiale e SBK, ora è ambasciatore del marchio.
«La MotoGp è la massima espressione tecnologica delle due ruote. L’inizio era stato difficile, facevamo fatica a entrare nei primi 10, mentre ora ci manca poco per raggiungere Ducati. Mi piace essere in pista, la passione mi porta anche al di là del mio ruolo».
Cosa ha detto a Martin dopo i due infortuni che non gli hanno ancora permesso di correre?
«È difficile dare consigli in quei momenti, ma credo che Jorge non abbia bisogno di stimoli. È stato sfortunato, ma non tutto quello che parte male finisce male. Io penso che Aprilia in MotoGp non abbia mai avuto un pilota così, è un fuoriclasse che potrà aprire strade diverse. Poi forma una bella combinazione con Bezzecchi».
Lei, Rossi e Capirossi avevate segnato un’epoca, cosa manca a Bagnaia e agli altri italiani per sfondare come voi?
«Quando sei vincente non hai bisogno di pubblicità, riesci a uscire dal tuo mondo. Però noi avevamo da parte nostra la televisione in chiaro, ogni domenica ci vedevano 8, 9 milioni di persone. Tutto questo aveva aiutato la promozione del nostro sport, ma anche dei singoli piloti».
Con Valentino fu una rivalità accesa fuori e dentro la pista, certe cose non si vedono più.
«È cambiato il mondo. Qualsiasi contatto in pista viene messo sotto la lente di ingrandimento, così i piloti guidano in modo diverso. Inoltre, credo che ci sia un po’ di timore nel fare dal punto di vista mediatico un errore che non ti venga perdonato. Una volta il pilota faceva più la differenza rispetto al mezzo meccanico, oggi rischi di sparire in un paio d’anni. Anche per questo nessuno è mai fuori dalle righe».
Marc Marquez sembra riuscire ancora a fare la differenza, se lo aspettava?
«Non se lo aspettava nessuno. Ha dimostrato di non avere perduto il suo talento cristallino e penso che sia nel posto dove merita di stare. È un campionato noioso? Non lo è mai per chi vince».
La sua prossima sfida?
«Ho sempre bisogno di un obiettivo, ma non ho ancora chiaro il prossimo. Magari mi prenderò un anno sabbatico e ne riparliamo nel 2026 (ride)».