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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Jia Zangke: “Le donne in Cina sono le più aperte al futuro. Per questo hanno amato Cortellesi”

«Siamo ostaggi della storia»: Jia Zhangke se n’è accorto durante la pandemia. Tra i più importanti registi cinesi contemporanei, l’autore registra filmati in digitale dal 2001. L’idea era un film itinerante, come lo definisce lui, che però non ha preso forma fino al 2020. Quando, bloccato in casa come tutti, ha compreso una cosa fondamentale: «Il Covid mi ha fatto pensare che questa fosse la fine di un’epoca e di una cultura. Si era fermato tutto, tranne la tecnologia, che invece ha continuato a svilupparsi e progredire. Abbiamo vissuto l’era di internet, l’era del digitale e adesso siamo in quella dell’intelligenza artificiale. Associo la pandemia alla II Guerra Mondiale: anche quell’evento ha segnato la fine di un sistema e l’inizio di una nuova fase».
Il risultato di questi vent’anni di «vagabondaggio» è Generazione romantica, nelle sale italiane il 17 aprile. A fare da filo conduttore alle varie vicende è la storia d’amore tra un uomo e una donna, Qiao Qiao, interpretata da Zhao Tao, musa di Zhangke. «I miei film, prima del Covid, erano basati su rapporti di causa-effetto – spiega –. Durante il lockdown ho capito che questa spiegazione del mondo non era più efficace, perché non era chiara la causa di ciò che stavamo vivendo. Quindi ho deciso di raccontare gli ultimi 20 anni del mio paese con la storia d’amore a fare da filo conduttore. Volevo pensare solo all’uomo nella società: la Cina è molto complicata, è troppo grande, presenta diverse realtà contrastanti. Antichità e modernità convivono. L’amore non è razionale: era quindi il modo migliore per raccontare la realtà, visto che ormai non è più così logica».

Il cambiamento che il regista ha percepito è triste: «c’è stata una diminuzione della passione, una perdita di speranza dell’individuo. Ci siamo chiusi. Abbiamo subito la storia». Niente nostalgia per il passato, però: «Non è questo il punto su cui mi volevo concentrare. Pensare troppo alla memoria per me è pericoloso: i ricordi sono cose che abbiamo perso e focalizzarsi su ciò che si è perso può diventare un’ossessione». Il rapporto con il tempo che passa è comunque un punto centrale degli ultimi tre film, Generazione romantica, Al di là delle montagne e I figli del fiume giallo, in cui le storie si svolgono in un arco di tempo molto ampio. «Questa scelta deriva dal fatto che viviamo in una società piena di informazioni frammentate – spiega –. La possibilità di far immergere i personaggi in un arco di tempo più ampio dà loro più respiro per evolvere e permette al pubblico di avere un punto di vista storico, ovvero una visione d’insieme, non basata soltanto su un’informazione parziale».
L’intelligenza artificiale non lo spaventa, anzi: «È uno strumento che voglio capire e provare. Per me è un mezzo per creare una nuova narrativa. Dopo la pandemia il cinema cinese sta vivendo un calo: molti cercano le cause nell’intelligenza artificiale e nei social. C’è molta preoccupazione per quanto riguarda il futuro del cinema. Io penso invece che stiamo vivendo una fase di aggiustamento del contenuto e della creatività. Secondo me quello che i registi dovrebbero fare è proprio capire come veicolare questi nuovi sentimenti. E quali valori sostenere».
Nel suo film le donne sembrano le più pronte al futuro: «La donna molto spesso è rimasta in ombra rispetto all’uomo. Questo le ha permesso di rimanere fedele a se stessa durante tutte le ondate di cambiamento che abbiamo affrontato. Quindi è più preparata. Hanno tanta voglia di libertà. Non a caso adesso in Cina ci sono anche molte registe donne: hanno avuto molte difficoltà, ma fanno più film di prima. C’è una ricerca di indipendenza. Il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, ha avuto un grandissimo successo qui. Le donne nel mio paese sono in ascesa e stanno acquistando sempre più consapevolezza: per questo l’hanno amato».
Resta un’enorme differenza tra città e campagne. «Per le donne cinesi che vivono in città questo tipo di emancipazione è più facile. Per questo ho scelto di ambientare il mio film non in una metropoli, ma in una città rurale. Ma oggi anche le donne che vivono in campagna stanno prendendo coscienza». Il suo prossimo film sarà un road movie: «Protagoniste delle donne che lasciano la propria città per un futuro migliore».