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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Barroso: “Se l’America taglia i fondi per i vaccini il mondo rischia un milione di morti”

«Siamo estremamente preoccupati», dice José Manuel Barroso. Per dieci anni presidente della Commissione europea, già al vertice di Goldman Sachs, oggi guida Gavi, l’alleanza internazionale per i vaccini fondata da Bill Gates. Un’istituzione che, secondo il New York Times, sarebbe minacciata dai tagli di Donald Trump, pronto a mettere fine al sostegno di Washington alle iniziative sanitarie nei Paesi in via di sviluppo. «Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di interruzione – spiega il portoghese –. Qualsiasi riduzione dei finanziamenti a Gavi da parte degli Stati Uniti avrebbe un impatto disastroso sulla sicurezza sanitaria globale, con la possibilità di oltre un milione di morti a causa di malattie prevenibili e il rischio di epidemie pericolose ovunque».
Barroso, cosa succederebbe senza quei fondi?
«Settantacinque milioni di bambini non riceverebbero le vaccinazioni di routine. Ogni lacuna nei nostri finanziamenti corrisponde a una lacuna nella nostra capacità di proteggere il mondo dalle epidemie.
Gavi mantiene scorte globali di vaccini contro malattie come Ebola, colera e mpox, agendo come una prima linea di difesa per contenere i focolai sul nascere, prima che si diffondano. Questo non solo tutela la nostra salute collettiva, ma evita anche la spesa di miliardi per affrontare emergenze sanitarie una volta che queste arrivano nei nostri Paesi».
Teme un effetto a catena?
«Se è fondamentale che gli Stati Uniti continuino a finanziarci, lo è altrettanto che l’Italia e gli altri donatori mantengano il loro sostegno. L’obiettivo di Gavi è arrivare a non essere più necessaria, aiutando i Paesi a diventare completamente autonomi nella gestione dei programmi di immunizzazione. Dal 2000, 19 Paesi hanno intrapreso questo percorso, inclusa l’Indonesia, che a dicembre è diventata l’ultimo donatore di Gavi. Nei prossimi cinque anni, i Paesi che supportiamo copriranno quasi il 50% del costo dei loro vaccini: dobbiamo portare a termine la nostra missione».

A che punto è adesso?
«La nostra Alleanza ha compiuto progressi straordinari negli ultimi vent’anni, proteggendo più di un miliardo di bambini e salvando quasi 19 milioni di vite. Abbiamo aiutato il mondo a rispondere a molte emergenze internazionali. In particolare, negli ultimi due anni, abbiamo avviato due campagne vaccinali importanti. L’anno scorso, abbiamo introdotto i vaccini contro la malaria in diversi Paesi, un traguardo storico nella lotta contro una delle principali cause di morte infantile in Africa. E abbiamo anche reintrodotto i vaccini contro l’HPV, fondamentali nella prevenzione del tumore al collo dell’utero: sappiamo che per ogni mille ragazze vaccinate si evitano 17 morti future. La nostra crescente capacità di sconfiggere le malattie e salvare vite è ciò che mi rende così appassionato del mio lavoro a Gavi. Questi successi sono frutto di vere partnership – tra donatori, Paesi beneficiari, settore privato e società civile».
L’anno scorso Gavi ha introdotto i vaccini contro la malaria in diversi Paesi, un traguardo storico nella lotta contro una delle principali cause di morte infantile in Africa
Ha citato l’Italia. Qual è la situazione?
«L’Italia è uno dei nostri sostenitori più fedeli sin dal 2006, quando ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo dei “vaccine bonds”, strumenti per sfruttare i mercati finanziari a favore dell’immunizzazione. Più recentemente, sotto la presidenza italiana del G7 nel 2024 e in linea con il Piano Mattei, l’Italia ha promosso l’African Vaccine Manufacturing Accelerator (Avma), che porterà per la prima volta allo sviluppo di un’industria sostenibile e vivace per la produzione di vaccini nel continente africano. C’è ancora molta strada da fare, e il bisogno di questo lavoro è oggi più urgente che mai, perché i cambiamenti climatici, la resistenza antimicrobica e i conflitti aumentano il rischio di focolai infettivi».
Quali sono, a livello globale, le criticità maggiori?
«L’ho già detto. Proseguire i programmi di Gavi nei prossimi cinque anni è cruciale per proteggere i bambini dalle malattie, contenere le pandemie e aiutare i Paesi a diventare più autosufficienti. Ma ci sono anche altri motivi importanti: dobbiamo continuare la distribuzione dei vaccini contro la malaria e garantire che tutte le ragazze siano protette dall’HPV».
I prossimi passi?
«Costruiremo nuove scorte di vaccini contro il mpox e, nei prossimi anni, lanceremo un nuovo potente vaccino contro la tubercolosi. Gavi lavora molto con il settore privato – è una delle caratteristiche che ci rendono unici – e intendiamo sfruttare l’intelligenza artificiale e il potere dell’informatica per trovare modi più efficienti di consegnare i vaccini, risparmiando così denaro per i Paesi e per i nostri donatori. Il nostro lavoro, ovviamente, dipende dalla raccolta dei fondi necessari per il prossimo quinquennio: abbiamo bisogno che l’Italia, i nostri partner europei e la crescente comunità globale di donatori si facciano avanti e ci sostengano».