repubblica.it, 29 marzo 2025
Michele Vivalda, lo sciatore 15enne che ha rinunciato al trofeo: “Giusto così, ho vinto lo stesso”
I gesti nobili lasciano sempre a bocca aperta; ancor più quando l’autore è un ragazzo di appena quindici anni. Il protagonista della storia è Michele Vivalda, un ragazzone di un metro e 85, che ha la stoffa per diventare un campione con gli sci ai piedi. L’altro giorno all’Abetone, sulle cime del Pistoiese, Michele il Trofeo Pinocchio lo ha vinto due volte.
Ricostruiamo. La seconda manche del Gigante categoria Allievi registra la vittoria di Vivalda, uno che sa come si fa visto che il Pinocchio se l’era aggiudicato tre anni fa. È nato a Cuneo nel settembre 2009, Michele, e negli ultimi anni il suo talento ha indotto i genitori ad una rivoluzione, pur di assecondare la passione del figlio tesserato per lo Sci Club Sestriere. Terminata la gara, Michele inizia la consueta analisi video della discesa, un fotogramma per volta, per migliorare la tecnica.
È qui che il quindicenne si accorge di ciò che era sfuggito a tutti, ai giudici come ai rivali: «Semplice, avevo inforcato, ma proprio non me n’ero accorto» svela Michele. Che non ha esitazioni: «Voglio subito portare il video alla giuria» decide il ragazzo assecondato dall’allenatore, Alessandro Giordano. «È stato un gesto naturale, l’ho fatto d’istinto; ho notato l’errore e l’ho detto. Ho fatto ciò che andava fatto» aggiunge Michele senza tanti fronzoli. Non ha vinto il trofeo, ma ha ricevuto una lettera di plauso dal presidente della Fisi Flavio Roda, riconoscimento andato anche all’allenatore e allo sci club per l’esempio di fair play. Eppure la sua autodenuncia ha creato scalpore in un mondo sempre più competitivo, dove spesso la vittoria pesa più dell’integrità morale.
Michele, qual è stata la reazione degli altri atleti in gara? «Tutti mi hanno detto che sono stato coraggioso, ma in tanti mi hanno chiesto perché l’avessi fatto. Invece secondo me è andata bene così: la vivo comunque come una vittoria, anche se la medaglia non mi sarebbe dispiaciuta». Anche perché la stagione agli sgoccioli è stata buona ma non buonissima, ultime scorie del brutto infortunio di due anni fa, la rottura del crociato costata sei mesi di stop con una ripresa lenta. «Però Michele – commenta sua mamma, Federica – sugli sci è sempre stato bravo: per ora ha fatto bene in slalom, ma è molto alto e presto probabilmente farà anche le discipline veloci. A prescindere dai risultati, noi siamo orgogliosi: quel gesto d’altri tempi dimostra che abbiamo lavorato bene. Com’è mio figlio? È “tanto”: tanto vivace, tanto estroverso, tanto simpatico. Fin da bimbo è sempre stato un leader, nel bene e nel male, uno che non passa inosservato».
Tanto che giovedì si è fatto biondo: aveva scommesso «se vinco taglio i capelli e li tingo». Detto fatto, «perché moralmente ho vinto io». In casa lo spirito sportivo non manca: papà Pierluca da ragazzo giocava a basket nelle giovanili della Berloni; i gemelli Edoardo e Giovanni, che hanno dieci anni più di Michele, si dividevano fra basket e volley. Lui, il più giovane di casa, ha invece scoperto l’amore per lo sci fin dalla prima discesa a tre anni. Oggi frequenta la seconda ragioneria all’istituto Frejus di Bardonecchia, predilige le materie scientifiche («sarà perché il papà è ingegnere», dice la mamma) e parla l’inglese quasi come l’italiano.
Oggi intanto, sulle piste di casa a Sestriere, si disputa l’edizione numero 42 dell’Uovo d’Oro Lauretana: sono 192 gli atleti al via in rappresentanza di sei nazioni e Michele sarà in prima fila per rifarsi in gigante. «Partirò per vincere, come sempre; o la va o la spacca».