Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  marzo 29 Sabato calendario

Ucraina, i media di Mosca: “Ucciso il mercenario italiano Previtali”. Ma lui smentisce: “Sono vivo”

No, non è morto Yuri Previtali. «Sto bene, sono vivo», ha detto lo stesso foreign fighter italiano che combatte per l’esercito ucraino. I media russi ne avevano annunciato l’uccisione. L’agenzia di stampa russa Tass aveva scritto: “Le forze armate russe hanno eliminato un mercenario italiano, il neonazista Yuri Previtali, che combatteva a fianco delle forze armate ucraine”. A darne l’annuncio era stato Vladimir Rogov, copresidente del consiglio di coordinamento per l’integrazione delle nuove regioni russe, come vengono chiamate le quattro regioni ucraine unilateralmente annesse da Mosca nel settembre 2022.
Ex camionista e militante leghista trentenne, originario di Palazzago, provincia di Bergamo, fisico imponente, Previtali combatte insieme ad altri volontari stranieri nella Legione internazionale al fianco delle forze armate ucraine sin dagli inizi dell’aggressione russa. Non lo hanno fermato né una commozione cerebrale e un menisco fuori posto nel 2023, né il frammento di un drone che lo aveva colpito a una spalla nel 2024. Rientra in Italia per un paio di settimane a salutare i genitori e la figlia di poco più di otto anni e poi riparte sempre. «Mia figlia sa che il suo papà è in Ucraina a far la guerra, ma non sa che sto combattendo anche per lei, per garantire alle nuove generazioni un futuro migliore», ha raccontato tempo fa al Corriere di Bergamo. Non gli importa neppure che le sue generalità siano finite in un canale Telegram TrackANaziMerc che profilava tutti i “nazisti e i mercenari”, così li chiamano i russi, che combattono contro le forze armate di Mosca.
Previtali rifugge l’etichetta di “mercenario”: "Ho un contratto regolare con l’esercito ucraino e il ritorno economico non è granché. Ognuno è libero di pensare ciò che vuole, ma quando ho sentito le notizie che arrivavano dall’Ucraina, qualcosa si è mosso dentro di me”. Dice anche di non essere partito “per ideologie politiche”, ma perché “manca il sostegno occidentale, senza questi aiuti ci ammazzano. In questa guerra c’è un invaso e un invasore. Dobbiamo combattere oggi per non dover combattere domani”. Soltanto qualche giorno fa, ha scritto sul suo profilo Facebook che l’Ucraina gli ha riconosciuto lo status di veterano.
Prima di volare in Ucraina, non aveva mai imbracciato un’arma. “Ero un civile, mi hanno addestrato due settimane e poi mi hanno mandato al fronte”. Con sé porta sempre due “portafortuna”: un’icona sul retro del cellulare e una collana comprata in chiesa con un’icona e un crocefisso ortodossi.Sulla sua pagina Facebook, ha scritto: “In quasi due anni che sono qui in Ucraina ho conosciuto persone da ogni angolo del mondo con cui condividevo la stessa casa, mangiavo allo stesso tavolo, e combattevo lo stesso nemico”. A chi gli chiedeva se avesse paura di morire, ha risposto: “L’ho messo in conto fin dall’inizio. Sono disposto a morire per l’Ucraina, non per un comandante. E morirei per una causa giusta”.