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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Il Chatgate, le armi, la diplomazia Donald esercita il “potere stupido”

A preoccuparmi, non è l’ipocrisia; è la stupidità. Siamo tutti sconvolti – letteralmente! – che il presidente Trump e il suo team non facciano attenzione a proteggere le informazioni riservate o a rispettare le leggi federali sulla conservazione dei documenti. Ma già lo sapevamo. Ben più grave è che i vertici dell’Amministrazione Trump abbiano messo in pericolo i nostri soldati condividendo piani militari su un’app di messaggistica commerciale e inavvertitamente abbiano invitato nella chat un giornalista. È rischioso. Ed è davvero stupido.
Questo episodio è soltanto l’ultimo di una serie di ferite autoinferte dalla nuova Amministrazione, che sta dilapidando la forza dell’America e mettendo in pericolo la nostra sicurezza nazionale. Licenziare centinaia di dipendenti federali incaricati di custodire le armi nucleari della nostra nazione è altrettanto stupido. Ed è stupido anche interrompere le iniziative volte a combattere le pandemie proprio mentre in Africa si va diffondendo un focolaio letale di Ebola. Non ha senso rimuovere generali, diplomatici e spie di talento quando avversari come Cina e Russia fanno di tutto per espandere la loro presenza globale.
In un mondo pericoloso e complesso non è sufficiente essere forti. Occorre anche essere intelligenti. Quando ero segretaria di Stato nell’Amministrazione Obama, ho sostenuto lo smart power, l’integrazione dell’hardpower del nostro esercito con ilsoft power della nostra diplomazia, dell’assistenza allo sviluppo, della potenza economica e dell’influenza culturale. Da solo, nessuno di questi strumenti consente di arrivare a un risultato. Insieme, questi strumenti fanno dell’America una superpotenza. L’approccio di Trump è quello del dumb power, il potere stupido. Invece di un’America forte che usa tutti i suoi punti di forza per guidare il mondo e fronteggiare i nostri avversari, l’America di Trump sarà sempre più cieca e inetta, debole e senza amici.
Iniziamo dalle forze armate, perché è a esse che dice di tenere. Trump e il suo segretario della Difesa Pete Hegseth sono più impegnati a combattere la cultura woke che a prepararsi per le vere battaglie contro i nemici dell’America. Qualcuno pensa sul serio che depennare gli aiuti ai Tuskegee Airmen (reparto di addestramento per piloti, Ndt.) ci metta maggiormente al sicuro? Il Pentagono ha fatto sparire le immagini dell’aereo che sganciò la bomba atomica che mise fine alla Seconda guerra mondiale perché si chiamava Enola Gay. È stupido.
Invece di lavorare con il Congresso per modernizzare il budget dell’esercito così che rifletta le mutevoli minacce, il presidente sta licenziando generali di alto grado senza una giustificazione plausibile. Anche le agenzie di intelligence sono colpite da licenziamenti di massa. Come ha detto un ex spia in pensione, «ci stiamo dando la zappa direttamente in testa, nemmeno sui piedi». Non è intelligente.
Se sono così sconsiderati con l’ hardpower dell’America, non stupisce che stiano riducendo in frantumi il nostro soft power. Da ex segretaria di Stato, in particolare mi preoccupano il piano di chiusura di ambasciate e consolati, il licenziamento di diplomatici e la cancellazione dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale UsAid.
L’esercito degli Stati Uniti ha capito da molto tempo che per proiettare la potenza dell’America è necessario dispiegare le nostre forze lontano e intervenire nelle crisi rapidamente. Altrettanto vale per i nostri diplomatici. Le nostre ambasciate sono i nostri occhi e le nostre orecchie, ci permettono di prendere decisioni politiche in patria in modo consapevole. Sono rampe di lancio per operazioni che ci mantengono al sicuro e prosperi, dall’addestramento delle forze straniere dell’antiterrorismo all’aiuto alle aziende americane per entrare in nuovi mercati.
La Cina capisce quanto valga dispiegare lontano la diplomazia, motivo per cui ha aperto nuove ambasciate e consolati in tutto il mondo e ora ne possiede più di noi.
I nostri diplomatici conquistano gli amici dell’America così da non dover affrontare un mondo competitivo da soli. È in questo modo che i miei colleghi e io riuscimmo a mobilitare l’Onu per imporre sanzioni paralizzanti al programma nucleare iraniano e alla fine costringemmo Teheran a smettere di avanzare nei suoi tentativi di messa a punto della Bomba – cosa che le spacconate di Trump non sono riuscite a fare. (Di fatto, Trump ha tolto i finanziamenti agli ispettori che controllavano i siti di ricerca iraniani. È stupido).
La nostra assistenza allo sviluppo ha sempre rappresentato una percentuale esigua del budget federale, ma ha avuto un impatto smisurato sulla stabilità internazionale, soprattutto se abbinato a una diplomazia efficiente. Quando gli aiuti economici americani contribuiscono a fermare una carestia o un focolaio epidemico, quando rispondiamo a un disastro naturale o apriamo scuole, conquistiamo cuori e menti che potrebbero orientarsi altrove.
Non voglio fingere che tutto questo sia facile o che la politica estera americana non sia stata afflitta da errori. La leadership è difficile. Ma la nostra chance migliore per fare le cose per bene e mantenere il nostro Paese al sicuro sta nel rendere il nostro governo più forte, non nell’indebolirlo. Dovremmo investire in patrioti che servono la nostra nazione, non offenderli. Oggi l’Amministrazione Trump non sta reinventando il governo: lo sta demolendo.
Tutto questo è insieme stupido e pericoloso. E non ho nemmeno accennato ai danni arrecati da Trump quando familiarizza con dittatori come Putin, fa saltare le nostre alleanze – moltiplicatrici di forze che estendono di molto la nostra portata e condividono i nostri fardelli – e fa piazza pulita della nostra influenza morale compromettendo lo stato di diritto in patria. Né ho parlato di come sta affossando la nostra economia e facendo esplodere il nostro debito nazionale. I propagandisti a Pechino e a Mosca sanno che siamo impegnati in un dibattito globale su sistemi di governo contrapposti. I popoli e i leader di tutto il mondo osservano per constatare se la democrazia può ancora assicurare pace e prosperità o anche solo funzionare. Se l’America è governata come una repubblica delle banane, con palese corruzione e un leader che si considera al di sopra della legge, perderemo quella discussione.Traduzione di Anna Bissanti