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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Intervista a Rosanna Fratello

Rosanna Fratello, più donna o più santa?
«Per certi versi santissima, se ci ripenso. Pure troppo».
Tipo quando?
«Quando ho girato La mano nera con Michele Placido. Era così bello, magari oggi trovarne uno così. Mi piaceva tantissimo, eh sì. Ma io ero così tonta, più che santa, fuori dal mondo», scherza Rosanna Fratello, 74 anni, giocando col titolo del suo brano manifesto.

E quindi?
«Quindi non ho combinato niente. Eravamo molto giovani. Emozionatissimi. Però il bacio che ci siamo scambiati per copione era vero. Una mezza idea di cedere ce l’ho avuta, ma stavo già con Pino, il mio futuro marito, dai tempi della scuola. E poi vivevo a Milano, lui a Roma».

Resistette alla tentazione.
«Ero vergognosissima. C’era una scena in cui eravamo seminudi nel letto. Mi feci mettere i cerotti sui capezzoli, pensi lei».

Sento del rimpianto.
«A Verissimo Michele mi ha mandato un filmato in cui ricordava quei giorni sul set».
E le dedicava i versi di Dante per Paolo e Francesca che si chiudono con «la bocca mi baciò tutto tremante».
«Allora ho saputo frenare le mie emozioni».
Ogni lasciata è persa.
«Di treni ne sono passati, di occasioni ne ho avute, però non sono mai passata al dunque. Se non vuoi, non lo fai capitare».

La protagonista della canzone avvisa l’amato: «Non scordare che ho quattro fratelli».
«Cerca di proteggerlo. Io ne avevo due. Quando andavo alla balera papà si raccomandava con il più grande, Giovanni: “Non ti distrarre, controlla tua sorella”».
Sul testo bisticciò con Loretta Goggi.
«Per due volte ha parlato male di me in tv, a Tale e quale. Disse che non era più attuale e che quando canto vibro, insomma che mi trema la voce».
Non un complimento.
«Secondo me è invidiosa. O gelosa, perché tanti anni fa, per il brano Amsterdam, ho fatto un balletto con suo marito Gianni Brezza. Magari lui ha detto qualcosa e Loretta si è seccata, chissà. Ad ogni modo le ho risposto che lei invece non ha personalità nella voce, perché è un’imitatrice».
Maria Callas invece fu gentile.
«Cantavo al roof garden del Casinò di Sanremo e quando riconobbi lei e Giuseppe Di Stefano nel pubblico non riuscivo quasi più a respirare. Mi invitarono al loro tavolo e mi offrirono lo champagne».
Aveva cantato «Non sono Maddalena»: i suoi autori avevano la fissa religiosa?
«La scrissero Paolo e Giorgio Conte, non erano ancora così famosi. Ci vinsi la Gondola d’argento a Venezia. Testo moderno: lei, stufa di aspettare il suo uomo, si rivolge altrove».
Ricordi dei suoi Festival?
«Nel ‘69 partecipai come esordiente, c’era anche Lucio Battisti che mi corteggiava a modo suo».
Come?
«Ero seduta in platea ad ascoltare le prove, mi sentii tirare i capelli. Mi voltai ed era Lucio. “Ma che fai?”. Continuò parecchie volte, come un ragazzino».

Col Califfo invece.
«Il telegiornale mandò una troupe a casa mia con le telecamere. Il mio discografico pregò Califano di darmi un’occhiata. Sulla porta Franco trovò le pattine che mia madre lasciava per gli ospiti. “Che me le devo mettere?” “Eh sì”. Mamma gli offrì pure un piatto di pasta e fagioli. Era bellissimo, ma io sempre “bamba”, non capivo niente».
Pure Massimo Ranieri non era insensibile.
«Me n’ero accorta però feci finta di niente. In alcune foto insieme si vede bene che mi guarda con l’occhio languido. Durante una tournée in America rivelò a mia figlia, che aveva 12 anni: “Sai, piccola, volevo sposare tua madre, ma lei non mi ha voluto”».
Disse di no pure a Francis Ford Coppola.
«Aveva pensato a me per una parte nel Padrino. Ma dovevo partire per un tour di quasi due mesi. Col senno di poi avrei dovuto pagare la penale e accettare».

Nel numero di giugno 1981 posò nuda per Playboy.
«La santa era diventata un diavoletto».
Peccaminosa.
«Mi convinse Cristiano Malgioglio. Un giorno passò al negozio di intimo che gestivano i miei. “Io stravedo per te”. Siamo diventati amici. Mi ha prodotta per 8 anni. Dovevamo lanciare Schiaffo, scritta per me, un brano molto sensuale. Ci voleva un’idea forte. E poi in quel periodo lo facevano tutte, Iva Zanicchi, Patty Pravo».
E si spogliò.
«Sul set cercavo di scoprirmi meno possibile. In copertina si vedeva giusto il seno, le foto della mia amica Iva erano molto più spinte». Ride. «Cristiano ricorda che quel numero è stato ristampato, andò a ruba. Però le mutande le avevo. Ora queste cantanti sono tutte nude, puntano su quello, perché le canzoni poco dopo te le dimentichi».
A proposito, con le sue colleghe amore o odio?
«Con Mina ho avuto un rapporto bellissimo, una volta mi mandò le rose. Iva è molto carina, ci sentiamo spesso. Altre erano più altezzose, se la tiravano. Patty Pravo? Beh, si vede no?».

E Ornella Vanoni.
«Non mi ha mai sopportato
, ha sempre detto peste e corna di me, convinta che Alfredo Rossi, il nostro discografico, mi preferisse. Io ero una del popolo, lei più snob. Io avevo vent’anni, lei il doppio. Ma se i suoi dischi con le canzoni della mala non vendevano mica era colpa mia».
C’è vecchia ruggine.
«Ricordo un volo da Milano a Bari, si ballava tanto. Io stavo malissimo, l’hostess mi diede il sacchetto. Ornella mi ignorò, restò tutto il tempo voltata dall’altra parte».
Da Fazio ha detto che lei in fondo ha fatto una canzone sola. E nemmeno bella.
«Questa è una sua opinione. L’età le permette di dire qualunque cosa ormai».

Lei però in risposta le ha dato mi pare della strega.
«Non strega, Regina cattiva di Biancaneve. Ma la rispetto, accetterei volentieri i suoi consigli, che non mi ha offerto allora. La aspetto sempre per un caffè, ma finora non ha accettato».
Aldo Moro aveva davvero un debole per lei?
«Credo di sì, ma non ci sarebbe niente di male. Forse un trasporto per me ci fu
. Nella lettera che scrisse a sua moglie durante la prigionia, in mano alle Br, le chiedeva scusa per il pensiero rivolto a un’altra donna. Io però quel documento non l’ho mai visto, quindi non sono certa».
Qualcuno sì.
«Una mia famosa collega mi ha detto: “Io so delle cose che tu non sai, in quel periodo uscivo con un grosso politico che me l’ha raccontato”».
Lino Banfi la voleva nei suoi film.
«Le parti di Edwige Fenech le offriva prima a me. “Saresti quella giusta”».

C’erano le docce sexy.
«Avevo fatto Sacco e Vanzetti, non potevo».
Con Bobby Solo e Little Tony nel trio dei Ro.Bo.T.
«Una sera loro erano vestiti da Elvis, io arrivai a sorpresa tutta a stelle e strisce come la Statua della Libertà».
Due latin lover.
«Bobby era più tranquillo, Tony il galletto della situazione. Si lanciava, poi capito che non ce n’era, faceva dietro front».

Ha un nuovo singolo.
«Profumo di pesca, me l’ha scritta Malgioglio».
Tra Achille Lauro, Tony Effe, Olly e Fedez, con chi farebbe un duetto?
«Con Achille. Olly non è il mio genere. Ma anche Tony non mi dispiace, basta che non scriva quelle cosacce sulle donne, per me è un genio».
Usa l’autotune.
«Embé? Ci vuole personalità, e lui ne ha».