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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Le foto, le fonti di «Report» e il tentativo di aprire un varco su altre vicende

Sei parole vergate a mano dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e siglate «G.» fanno cantare vittoria a Matteo Renzi, che continua a inseguire presunte verità nascoste sull’incontro filmato all’Autogrill di Fiano Romano tra lui e l’allora dirigente dei servizi segreti Marco Mancini: «Finalmente capiremo chi dice bugie e chi racconta la verità». Tuttavia non è ancora chiaro su che cosa la premier ha «dato mandato» di sollevare il velo del segreto di Stato. Perché sulla «vicenda Autogrill» in senso stretto non c’è alcun segreto. C’è invece una richiesta di archiviazione della Procura di Roma alla quale il senatore leader di Italia viva non si è opposto.
Si tratta del procedimento a carico della professoressa romana, indagata per «diffusione di riprese e registrazioni fraudolente», che il 23 dicembre 2020 fotografò e filmò l’incontro su una piazzola della stazione di servizio tra Renzi e Mancini; immagini poi inviate alla trasmissione Report di Rai3 che le trasmise a maggio del 2021. Nella sua richiesta il pubblico ministero sostiene che non c’era la volontà della professoressa di danneggiare l’immagine e la reputazione di Renzi, incontrato per caso nell’area di parcheggio dell’Autogrill e ripreso per curiosità insieme a un personaggio (pure lui scortato) a lei in quel momento sconosciuto. Per questo ha deciso di chiudere il caso.
Agli atti c’è una dichiarazione dell’allora direttrice del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Elisabetta Belloni, secondo cui la professoressa «non risulta avere mai avuto alcun rapporto organico, diretto o indiretto, ovvero di mera collaborazione esterna o di qualunque altra natura con questo Dipartimento, con l’Agenzia esterna e con l’Agenzia interna». L’unico quesito rivolto ai Servizi, dunque, ha avuto la sua risposta.
Successivamente Renzi ha presentato un’altra denuncia alla Procura di Roma, da cui è scaturito un procedimento contro ignoti nel quale il pubblico ministero ha ugualmente chiesto l’archiviazione; stavolta però il senatore s’è opposto, e il prossimo 21 maggio è fissata l’udienza davanti al giudice per discuterne.
La professoressa
Il leader di Iv non si è opposto alla scelta dei pm di non procedere sulla prof che filmò i due
Infine c’è un terzo fascicolo, aperto dopo la denuncia per diffamazione e violazione di segreto dell’ex dirigente dei Servizi (oggi in pensione) Mancini contro i giornalisti di Report. Anche questa indagine s’è chiusa con una richiesta di archiviazione, ma il difensore di Mancini s’è opposto; e qui è comparso il segreto di Stato di cui si lamenta Renzi. Che non sembra avere nulla a che vedere con la «vicenda Autogrill».
Elisabetta Belloni fu chiamata a testimoniare su richiesta dell’ex agente segreto, e il pm riferisce che si rifiutò di rispondere a domande relative a «eventuali accertamenti del proprio ufficio sull’identità della fonte indicata come ex appartenente al Sismi, nonché in relazione agli incarichi di Mancini e alle caratteristiche operative della struttura alla quale era preposto». Il segreto di Stato, scrive il pm, «appariva conseguente alle esigenze di evitare di fornire informazioni che potessero anche indirettamente disvelare aspetti interni sul funzionamento dei Servizi». Fu motivato come un obbligo, confermato dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, per proteggere nomi e ruoli di chi lavora al Dis e nelle Agenzie collegate, nonché l’organizzazione dei Servizi, i dispositivi di sicurezza e ogni altro aspetto che deve rimanere riservato.
Da 2020 sono passati più di quattro anni, e l’annuncio di Meloni può significare che il governo in carica ha intenzione di rimuovere il segreto su singole identità o funzioni considerate non più di attualità; svelare chi fosse l’ex funzionario del Sismi (il vecchio servizio segreto militare) in pensione da tempo, già noto alle cronache e ritenuto una fonte di Report, o le mansioni di Mancini che se n’è andato nel 2021, può non costituire una violazione della riservatezza che sempre protegge gli interna corporis dei Servizi.
È presumibile che ogni domanda senza risposta sarà valutata per decidere punto per punto; tuttavia una deroga al principio generale, anche a distanza di tempo, potrebbe diventare un varco per provare a superare quel muro su vicende più recenti che ora animano il dibattito politico. A cominciare dall’utilizzo ancora misterioso dello spyware di Paragon, e dalle altre vicende citate – probabilmente non a caso – nella lettera con cui Renzi ha svelato la promessa della premier.