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 2025  marzo 30 Domenica calendario

«Fa gli interessi dei tedeschi». Salvini contro von der Leyen. Nuove tensioni con Forza Italia

Il piano Rearm? «È finito, morto, sepolto». Ursula von der Leyen? «Una tedesca che serve agli interessi dei tedeschi». Emmanuel Macron e il progetto dei volenterosi? «Lui e von der Leyen sono politici sul viale del tramonto che stanno cercandosi un futuro che per loro è solo business e armi». A Matteo Salvini nemmeno la visita di primo mattino alla Basilica di Sant’Antonio da Padova è servita a renderlo meno bellicoso. Arriva alla Fiera per la mattinata dedicata all’Autonomia differenziata (che è diventata legge ma dopo nove mesi è ferma al palo) ma a quella dedica poche parole perché la sua attenzione va soprattutto ai temi di politica estera, alla battaglia contro le strategie della Commissione Ue sul fronte della guerra.
A differenza della premier Giorgia Meloni, il leader leghista non ha la preoccupazione di mantenersi in equilibrio tra Europa e Stati Uniti. Salvini appoggia Donald Trump, lo considera l’unico in grado di riportare la pace tra Russia e Ucraina, ridando stabilità allo scenario europeo con immediate ricadute positive sul piano economico. «La presidente della Commissione Ue – affonda il colpo il vicepremier – fa gli interessi dei tedeschi. Loro si sono approvati un piano da 500 miliardi per il riarmo cambiando la Costituzione. Penso che neanche in Venezuela succedano cose del genere. Il problema democratico è a Bruxelles».
Per Salvini bisogna cambiare completamente la prospettiva. Altro che armi e difesa europea. «Investiamo nella sicurezza nazionale – sottolinea – Il pericolo non sono i carri armati da est ma l’invasione islamica». E invita a riscoprire i libri e le posizioni di Oriana Fallaci. Il segretario si sente galvanizzato dai sondaggi che sembrano mostrare una crescita di consensi dopo le ultime battaglie. Pur con responsabilità di governo, gioca la partita quasi da battitore libero perché a capo di un partito che «è quel granello di sabbia che non sono riusciti a condizionare. La Lega è folle e lucida ma non è in vendita».
L’ombra di Vannacci
Zaia critica chi non è iscritto al partito ma il leader dopo le assise lo vorrebbe tra i suoi vice
Poi c’è da parlare di Autonomia. Sono oltre duemila i veneti che sono accorsi in Fiera per capire a che punto della notte s’è fermata la battaglia storica. Il ministro Roberto Calderoli dice che s’è stancato di aspettare. «Sono pronto a fare il kamikaze» assicura e annuncia che a brevissimo presenterà in Consiglio dei ministri il disegno di legge per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni. I governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga come un sol coro ripetono le virtù dell’essere «padroni in casa nostra» e rimarcano le distanze da Roma. Là dove resiste, secondo Salvini, una classe di burocrati che ruba i soldi al Sud da 50 anni e non vuole cambiare. «Ma entro la fine dell’anno l’Autonomia sarà operativa» assicura il leader, costringendo agli scongiuri molti dei presenti.
A Padova non si può non soffermarsi sul destino del «padrone di casa», il governatore Zaia. Per il leader «è una risorsa fondamentale» e alle prossime elezioni regionali «sarà della partita, in quale veste lo vedremo». Il diretto interessato non si sbilancia, si conferma a disposizione e ribadisce che lo stop al terzo mandato è «un insulto all’intelligenza dei cittadini». Nei discorsi sull’ormai imminente congresso leghista (sabato e domenica prossimi a Firenze) spunta anche il nome di Roberto Vannacci con l’ipotesi che possa diventare vicesegretario. Zaia non lo vede di buon occhio («Se uno non è iscritto alla Lega o è di un altro partito o di un’altra fazione»), ma Salvini è di parere opposto e, dopo le assise, è pronto a portarlo al suo fianco.
A margine della mattinata c’è spazio per una nuova polemica con FI. La Lega non ha apprezzato la stretta sugli oriundi voluta da Antonio Tajani (anche Maurizio Lupi chiede una modifica) perché va a colpire discendenti di emigranti veneti o lombardi mentre c’è chi, osserva il deputato Dimitri Coin, «pensa di regalare la cittadinanza a giovani immigrati che spesso sono islamici».