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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Vedere il mondo con gli occhi dei docufilm

Nei tempi complessi che viviamo, dove è difficile avere una bussola efficace per orientarsi, i documentari possono essere tra i prodotti culturali più efficaci per analizzare la contemporaneità. Non solo per il loro rapporto diretto con la realtà, ma anche per il lavoro di ricerca che li caratterizza e per le proprietà comunicative che possiedono. Capaci di sintesi, dotati di carica emozionale e forza visiva, i film sul reale affrontano l’ingarbugliata matassa del presente con profondità e dettaglio.
A Pordenone Docs Fest quest’anno si spazia, con decine di anteprime nazionali, dai conflitti in corso (Israele-Palestina e Ucraina) ai diritti civili, dalla crisi della maternità al ritorno del maschilismo patriarcale, dalle tensioni sociali statunitensi al razzismo che riaffiora in Germania, con la possibilità di ascoltare anche grida di libertà entusiasmanti: ora di una band punk queer malese, ora di donne che devono travestirsi da uomini per manifestare in Iraq. Il mondo con le sue contraddizioni viene messo a fuoco dalla lente di film caratterizzati, prima di tutto, da un’eccellente qualità.
Contrariamente al luogo comune secondo il quale costituirebbe un genere minore, il documentario non solo nei contenuti ma anche come territorio di sperimentazione, è ossigeno visivo in un’epoca in apnea, soffocata dal consumo compulsivo di contenuti multimediali brevi e di spesso scarso spessore.
Figlio di tempi di realizzazione appropriati e dell’immersione degli autori nelle storie che raccontano, consente anche di osservare l’evolversi della tecnologia, sempre più algoritmicamente invisibile, segnata dall’incombere di un’Intelligenza artificiale generatrice di immagini “più reali del reale”.
Nell’era delle fake news, diffuse da media dominati da imprenditori multimiliardari, è fondamentale riprendere coscienza del racconto del mondo rieducando lo sguardo. I documentari di qualità visti su grande schermo, ci interrogano su chi siamo, su cosa e su come vediamo,aiutandoci a riflettere su quanto sia sottile la linea fra realtà e finzione. Nel marzo 1895, esattamente 130 anni fa, nasceva il cinema: un anniversario che Pordenone Docs Fest celebra anche con un cine-concerto. I primi tre film dei Lumière riprendono la “vera” uscita dalla fabbrica degli operai, che si comportano in modo leggermente diverso in ogni rullo. Sono quegli operai i primi attori (in)consapevoli della storia dei film, che nasce documentaria ma è già di fiction. Fra reale e immaginario, la settima arte gioca la sua partita: s’inquadra una porzione di mondo, un accadere o un fingere, ma al contempo si esclude molto, liberando in questo spazio potenziale il sogno e il ragionamento.
La nostra società oggi non si confronta davvero col reale, troppo indaffarata a vedere – molto e male – per poter guardare. Nel 2024, su cinquecento milioni di incassi complessivi dei cinema italiani, otto sono arrivati dal cinema del reale: neanche il due per cento.
La fanno da padrone racconti di biografie di artisti, imprese sportive, bellezze naturali. Sulle piattaforme anche le storie “crime” ottengono buoni risultati. Nella maggior parte dei casi vincono le logiche commerciali, che premiano temi che confortino il pubblico. Quando al nostro festival, arrivato alla 18ma edizione, vediamo spettatori di ogni età piangere, ridere, commentare e discutere, riconosciamo l’importanza di un rito collettivo che può essere più vivo che mai. Il pubblico apprezza chi racconta il meno noto, i registi e produttori coraggiosi, capaci dimescolare le carte con l’uso di tecnologie leggere e digitali, o contaminando con l’animazione, o attingendo a fonti e archivi sempre più disponibili. Questa capacità di raccontare il reale va stimolata con sostegni efficaci ( la sospensione del Tax- Credit si è fatta sentire sulla produzione del nostro Paese) e servirebbe un aiuto per sviluppare la filiera distributiva, ad esempio con un contributo ai cinema che programmino documentari.
Si tratta di supporti fondamentali per garantire l’esistenza di un genere, il cinema del reale, che allena e preserva la nostra capacità critica. Non solo nel basilare distinguere il vero dal falso, ma anche per coltivare la capacità di sognare, in immagini, nel mondo in cui viviamo.