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 2025  marzo 30 Domenica calendario

“Viva il mare della diversità”

«Vivo vicino Parigi, una città stressante ma molto interessante per trovare ispirazione. Vedo un sacco dimostre. Le idee più belle però avvengono guardando la gente. A volte mi siedo in terrazza e ascolto le conversazioni dei passanti. Un giorno ho sentito un bambino che chiedeva alla madre se il mare fosse dolce o salato. Sono frammenti di frasi per me molto poetici e stimolanti». Pauline Pinson, scrittrice di libri per bambini e regista di film d’animazione, autrice di fortunati illustrati per l’educazione prescolare come Non sono stato io! È stata la balena! (Tourbillon) con Magali Le Huche e di personaggi inusuali e fuori dagli schemi come il maialino Buc, cavaliere pirata, racconta cosa sta dietro ai suoi animali fantastici. Semplicemente, «il quotidiano». È stato così anche per Pesce Chiappa,il suo ultimo volume, ancora con Le Huche, edito in Italia da La nuova frontiera dopo il successo dell’edizione francese Poisson Fesse.Un pesce con la forma di un sedere in un mare dove la diversità è parte essenziale della vita sottomarina. E navigarci dentro significa attraversarla.
Come nasce Pesce Chiappa?
«Qualche anno fa stavo viaggiando in auto con un’amica. Suo figlio di quattro anni era seduto dietro e continuava a ripetere Pesce Chiappa, Pesce Chiappa, senza un motivo preciso, come fanno i bambini di quell’età quando trovano combinazioni di parole divertenti – preferibilmente con cacca, pipì o sedere. Mi ha fatto ridere, così ho voluto immaginare cosa può accadere a un personaggio tanto inconsueto».
Il suo protagonista è un outsider: perché?
«Alla maggior parte dei bambini (e degli adulti) può capitare di sentirsi fuori posto, diversi, un brutto anatroccolo. Pesce Chiappa non è passivo, però: cerca di superare questa situazione di disagio.
All’inizio, deriso, decide di essere lui a far ridere gli altri, ma dopo unpo’ non vuole più costringersi a essere chi in realtà non è».
Un passaggio fondamentale.
«Sì: scopre un mondo più ampio, con altri pesci emarginati e fantastici che diventano suoi alleati. Esplorare le profondità marine è un’analogia con la terapia, che ci fa andare nelle profondità della psiche».
Come mai i libri per ragazzi sono sempre più popolati da antieroi?
«Gli eroi infallibili, la cui versione più estrema è il supereroe, hanno una funzione molto specifica.
Grazie a loro possiamo immaginare di essere superiori, più forti della morte stessa! È galvanizzante (e sicuramente rassicura i bambini in una certa fase del loro sviluppo) giocare con questa onnipotenza, ma ha i suoi limiti. Gli antieroi sono più vicini alla vita reale. I bambini riconoscono le paure o le stranezze del personaggio. Amando questi imperfetti antieroi, si impara ad amare anche i propri difetti».

La storia di Pesce Chiappa si presta a diverse letture: storia di formazione, critica alla società omologante, elogio della creatività...
«Non c’è un messaggio, preferisco che ogni lettore tragga il suo. Qualcuno di recente mi ha detto che nel viaggio di Pesce Chiappa e nel suo incontro con Pesce Fontina ha visto un coming out e una prima storia d’amore gay».
Potrebbe diventare un cartoon?
«In Francia c’è già uno studio interessato a fare di Pesce Chiappa una serie animata. E poi c’è la piccola banda di amici di Pesce Chiappa, tutta da sviluppare: Pesce Fontina, Pesce Sega, Pesce Chiave inglese…».
In generale, qual è il segreto di una storia per l’infanzia di successo?
«Non credo ci sia un segreto, se non quello di “divertirsi seriamente”.
Bisogna risvegliare una fantasia infantile, ma anche prendere sul serio l’argomento trattato. Quando scrivo, lo faccio sia per i bambini che per il bambino interiore degli adulti».