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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Pera Toons: “Sono al servizio della battuta”

Appena Pera Toons, all’anagrafe Alessandro Perugini, vede il nome sovrimpresso alla mia faccia nella call di un’ora che ci ha visti per lo più sghignazzare in un’allegra chiacchiera di bottega, mi dice che il mio potrebbe essere un nome perfetto per un attivista ambientalista impegnato nella salvaguardia dei fiumi: Save Rio.
Perché è così che funziona la mente del fumettista, content creator («nel senso che sono contento di creare contenuti», specifica) e celebre autore di bestseller come Ridi che è meglio, Sfida all’ultima battuta, Fatti una risata e ora di Prova a non ridere (tutti editi da Tunué): prende le parole e ci gioca. Come un bambino con i giocattoli, Pera Toons si diverte a smontare le parole, a rimontarle, ad assemblarle fra loro in cerca di nuovi suoni o significati, più divertenti degli originari, facendosi guidare solo dalla sua fantasia e dalla sua disinibita voglia di strappare un sorriso. Ed è un gioco anche questo suo nuovo libro, ma non chiamatelo libro-game. «Nessun nazionalismo» ci tiene a specificare, «anche io uso gli anglicismi e adoro le freddure basate sull’inglese, per esempio “se una papera italiana fa qua qua qua, una papera inglese fa here here here?”. Ma la parola “gioco” è più giusta per me e per il mio intento valoriale, anche per il tipo di libri che scrivo: sono dei giochi perché sono libri da leggersi insieme agli altri, il titolo è una sfida che ci si fa fra amici che si trovano a leggere il mio libro assieme, insomma un’esperienza di lettura condivisacome si farebbe con un gioco da tavolo. E poi il modo in cui sono costruiti i miei libri non fa tanto riferimento ai libri-game dove una scelta porta in una direzione precisa ma semmai ai videogiochi degli anni ’90, un po’ casuali, dove si può prendere la decisione di andare in ogni direzione possibile».
E tu giochi?
«Io ho trasformato il mio lavoro in un gioco. Mi è piaciuta tantissimo la cosa che ha detto Lucio Corsi nella sua Volevo essere un duro, e cioè “la vita è un gioco da ragazzi”. Reputo fondamentale giocare, perché la felicità, quella vera, la raggiungi solo così».
Parlami del tuo lavoro: la tua produzione è vastissima, scrivi tutti i giorni? E come organizzi il tuo materiale fra web ed editoria?
«Scrivo quattro o cinque freddure al giorno completamente da zero, frutto solo della mia mente malata. Ma molte delle cose che scrivo in realtà sono riscritture di vecchie barzellette, che aggiorno o rendo più “potabili” per il pubblico dei ragazzi di oggi che hanno altri parametri. I miei libri sono fatti per metà di materiale già apparso sui miei social, che antologizzo e rimaneggio o ridisegno per la pubblicazione cartacea; e per metà di materiale inedito, mai apparso nemmeno sul web».
Che rapporto c’è fra attività online e il fatto di essere un autore di bestseller di carta?
«Con il tempo il mio modo di vedere è cambiato, ora per me tutto è in funzione dei libri. Anche la mia attività sui social:
lì provo le miefreddure, ho il feedback immediato del mio pubblico, scopro cosa funziona meglio. Ma la missione è il libro: è una piramide, i social sono la base, le librerie sono la punta».
I tuoi follower sono gli unici su cui testi le tue battute?
«No, prima le testo sempre su mia moglie, Elisa. Lei è perfetta, il mio pubblico ideale, perché ha ancora molto vivo il suo bambino interiore, e poi è una maestra d’asilo, sa perfettamente cosa può piacere ai miei lettori. Senza contare che è sempre la più onesta».
È più difficile far ridere i bambini, vero? Io non saprei da che parte cominciare...
«Ho la fortuna che il bambino che ero, che faceva le freddure e a cui piacevano i fumetti minimali, aveva lo stesso gusto dei bambini che mi seguono ora. Sono venuti loro da me, non li ho cercati, è stupendo. I miei libri però non li faccio solo per i bambini. Nel mio ultimo libro, la metà delle battute un bambino di sei anni non le capirebbe».
Non ti sta un po’ stretto il tuo pubblico “family friendly”, o i trend che devi necessariamente cavalcare sui social?
«Stare sui social non è sempre facile, alle volte ti risucchiano. Preferisco YouTube, è la piattaforma dove è più al centro il mio progetto, e l’utenza è più fidelizzata. Per quanto riguarda il mio lavoro non mi sento ingabbiato, mi piace comunicare strappando una risata. Poi certo, ci sono battute che adoro ma che non faccio come quelle più maliziose, o il black humour: è troppo presto per il mio target... Anche se alcune volte qualcosa sui social trapela...
Magari prima o poi un mio libro per soli adulti lo potrei anche pensare, lo chiamerò Dark Pera».
E tu per cosa ridi?
«Ho riso molto per il Diario di una schiappa di Jeff Kinney. E mi è sempre piaciuto tantissimo Leo Ortolani: è colto, però fa ridere. È il più comico di tutti i fumettisti. A vent’anni io facevo anche gli appuntamenti con Leo Ortolani».
In che senso?
«Per capire se una era quella giusta la testavo facendo battute di Leo Ortolani. Per vedere se le conosceva o se comunque le trovava divertenti. Quando conobbi Elisa, la testai con la battuta sulla “variegata verde”.
Quando vidi che le piacque, le prestai tutta la mia collezione di Leo Ortolani (l’autore di questa intervista preferisce lasciare al lettore l’onere di informarsi sulla battuta citata)».

Voglio farti una domanda da collega a collega. Hai mai avuto, o hai, la voglia di provare a scrivere una storia con le tue freddure?
Un po’ come Achille Campanile o Marcello Marchesi. Te lo chiedo perché per me è un grande cruccio: ci provo, ma mentre la narrazione lega, la comicità spezza. Sono antitetiche. Che poi è il motivo per cui anche i film comici più divertenti hanno poca trama...
«In realtà in passato l’ho fatto, ma per metà. Ho realizzato dei libri dove ci sono delle storie lunghe alternate da battute. Ma per me oggi la storia è sempre al servizio delle gag, e non viceversa. Tutto quello che faccio, insomma, è al servizio della battuta».
Quando Pera Toons raggiunse il suo successo editoriale, trainato dai numeri vertiginosi dei suoi profili social come del suo canale YouTube, era in corso la pandemia; al riguardo in un’intervista disse: «L’obiettivo, in quei mesi assurdi, era quello di cercare di alleviare la pesantezza del presente con la leggerezza di una freddura, una al giorno, giorno per giorno». E dato che i mesi che ci troviamo a vivere ora, in questo inizio di 2025, sono altrettanto assurdi, e anche i prossimi promettono di esserlo (se non peggio), possiamo star certi che l’obbiettivo di Pera Toons continuerà a rimanere lo stesso.
Per la spensierata gioia di molti.