Robinson, 30 marzo 2025
Shakespeare è sempre in love
Lo si chieda a chiunque passi per strada, appassionati di lettura o no, primi della classe o casinisti dell’ultimo banco. Alla domanda: «Qual è la storia d’amore più famosa del mondo?», la risposta sarà una sola: Romeo e Giulietta. E tutti, appassionati di lettura o no, primi della classe o casinisti dell’ultimo banco, diranno che è di Shakespeare.
È lo sviluppo per antonomasia del topos enemies to lovers, i nemici che diventano amanti.
Due giovani – sono appena tredicenni – eredi di nobili famiglie rivali nella Verona medievale, i Montecchi e i Capuleti, s’incontrano e s’innamorano a prima vista. Portano avanti la relazione di nascosto e si sposano in segreto, complici un prete e una nutrice, ma un duplice assassinio porta il ragazzo alla fuga. C’è un piano ben congegnato per farli ricongiungere: la fanciulla, per evitare il matrimonio combinato cui il padre l’ha costretta, berrà una pozione preparata dall’amico prete per fingersi morta; dovrà poi attendere nella cripta di famiglia che il suo amato – informato del sotterfugio – torni a portarsela via e vivere insieme felici e contenti. Ma felici e contenti non saranno perché un “errore di comunicazione” farà giungere al ragazzo solo la notizia della sua morte e, dunque, disperato comprerà un veleno che berrà sul freddo corpo di lei e raggiungerla così nella morte. La fanciulla però si risveglia e trovando l’amato avvelenato, sceglierà di uccidersi a sua volta, pugnalandosi.
Qualcuno penserà: «Che inutile spreco di parole riassumere così un’opera tanto nota»… Ma se vi dicessi che questo non è, invero, il riassunto di Romeo e Giulietta?
Anzi, e se vi dicessi addirittura che non è nemmeno opera di Shakespeare?
Forse il nome Luigi Da Porto non risuonerà nelle orecchie di molti, ma si tratta di uno scrittore vicentino morto trentacinque anni prima che Shakespeare venisse al mondo e che, nel 1524, scrisse la Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti; con la loro pietosa morte, intervenuta già nella città di Verona al tempo del Signor Bartolomeo Dalla Scala.
Sì, la trama è esattamente quella che ho riassunto qualche riga fa. Shakespeare darà alla luce Romeo e Giulietta solo nel 1597, ben settantatré anni dopo.
Ebbene, Romeo e Giulietta infatti non è un’invenzione del Bardo di Stratford- upon- Avon, bensì solo una trasposizione per il teatro (un po’ come oggi, la trasposizione di un libro in film).
La paternità dell’opera è dunque da attribuire a Da Porto? In realtà, anche egli deve la sua ispirazione a un racconto di Tommaso Guardati detto Masuccio Salernitano, contenuto nella sua raccolta Il novellino, del 1450: Mariotto e Ganozza. Anche qui la storia segue lo schema degli amanti ostacolati, del matrimonio segreto, del crimine e della fuga, infine degli equivoci che portano alla morte di entrambi. L’unica differenza è l’ambientazione poiché il racconto si svolge a Siena.
Oggi, questa operazione – prendere una storia largamente popolare che si è consolidata nell’immaginario col trascorrere degli anni, raccontarla da capo apportando modifiche spazio- temporali, di tono e di genere – la chiameremmo rivisitazione, o retelling.
Una delle più apprezzate e rivisitate, ad esempio, è anche la favola di Cenerentola, dal romanzo Pamela di Richardson al film Pretty Woman.
Per quanto riguarda la formula degli amanti sfortunati, ancora oggi continua a essere un magnete con la capacità di conquistare perfino undici premi Oscar. È curioso infatti che James Cameron, quando dovette presentare il pitch di Titanic al produttore esecutivo, lo riassunse come: «È Romeo e Giulietta ma su una nave».
Shakespeare detiene il riconoscimento assoluto dello scrittore dell’amore, ma ora che sappiamo che lui si è solo limitato a trasporre per il teatro una storia già esistente, possiamo anche cominciare a porci altre domande.
Tipo, siamo sicuri di sapere chi fosse davvero Shakespeare? Come ha fatto il figlio di un artigiano di provincia a diventare il prolifico drammaturgo che ha composto ben trentasei opere teatrali? Cosa è accaduto in quei sette anni della sua vita, tra la fuga da Stratford- upon- Avon e l’arrivo a Londra, di cui non vi è alcuna traccia? Chi era la sua dark lady, la dama oscura dei suoi sonetti per cui provava una bruciante passione?
E se si scoprisse che l’opera di Shakespeare s’intreccia alla vita di una giovane e bellissima cortigiana di origini venete, Emilia Bassano, che con il suo fascino e la sua intelligenza è riuscita a passare dai vicoli di Spitalfields – dov’era nata – al letto più vicino alla Corona inglese?
Quando su dieci certezze si scova una bugia, si dubita anche delle altre nove e si può perfino arrivare a chiedersi se Shakespeare non sia stato la più grande truffa della storia della letteratura.