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 2025  marzo 30 Domenica calendario

Alloggi, un parco, la fattoria: Crescerà un’altra Napoli

Magari un giorno Scampia sarà veramente un bel posto, come avrebbe dovuto esserlo quando fu ideata e poi realizzata, nella seconda metà del secolo scorso. Una periferia piena di grandi spazi, tanto verde e case moderne, perché, per quanto possa sembrare incredibile, il progetto delle Vele aveva qualcosa di avveniristico all’epoca, era edilizia rivoluzionaria, architettura che mirava a disegnare, dentro quelle forme triangolari, palazzi che non fossero soltanto contenitori di abitazioni ma che stimolassero la socialità, che si facessero di volta in volta vicolo, piazza, rione.
Poi è andata com’è andata: il quartiere dormitorio, i clan, la droga, Gomorra, la faida, i morti ammazzati. Il ghetto. Ora la grande sfida sta nel fare di tutto questo il passato. E di declinare Scampia al futuro, come ha detto il sindaco Gaetano Manfredi nel giorno in cui le ruspe hanno cominciato a spaccare il cemento della Vela Gialla, destinata all’abbattimento come è successo negli anni scorsi a quella Verde e come accadrà presto a quella Rossa. Rimarrà soltanto la Vela Celeste, che è pure diventata simbolica della maledizione di questi palazzoni: il 22 luglio fu qui che crollò un ballatoio e tre persone morirono. Però non ci abiterà mai più nessuno.La Celeste sarà ristrutturata e riconvertita: uffici, attività sociali e culturali, spazi per i bambini.
Per il resto si ricomincia daccapo: Restart Scampia è stato battezzato il progetto che prevede la realizzazione di 433 nuovi alloggi, un parco pubblico, una fattoria destinata a scopi ludici e didattici, una scuola d’infanzia, un asilo nido, un mercato, un centro civico. E poi orti e frutteti sociali, ribaltando quello che è il nome stesso di questo posto, chiamato anticamente così perché «scampia» significa senza campi coltivati. Anche quando la città era lontana e intorno non c’era periferia ma campagna, qui i contadini non arrivavano. Adesso invece si punterà pure sull’agricoltura.

Alla cultura si è già pensato, con l’apertura nel quartiere di una sede distaccata della Federico II. Ora sembra un fiore nel deserto, ma se le promesse di Restart Scampia saranno mantenute, tutto il resto dovrebbe armonizzarsi con il complesso universitario destinato ai corsi di laurea in professioni sanitarie.
I soldi per non fermarsi alle buone intenzioni ci sono: tra Pnrr, Pon Metro e Fondo Periferie, il Comune di Napoli ha ottenuto stanziamenti per 159 milioni di euro. Ci sono cantieri già partiti, imprese – come la napoletana Piloda Building – al lavoro da mesi e per ora il cronoprogramma non registra ritardi.

L’attesa principale è ovviamente per le case. Le aspetta chi ha dovuto lasciare le Vele e le aspettano tutti quelli che hanno diritto all’assegnazione di un alloggio. Le prime centosessanta abitazioni dovrebbero essere consegnate nel 2026, le altre l’anno successivo. Il progetto prevede che siano case moderne anche dal punto di vista dell’ecosostenibilità e dell’autosufficienza energetica: i venti edifici di cui è prevista la costruzione saranno tutti classificati Nzeb (Nearly zero-emission building, cioè costruzioni a quasi zero emissioni).
Un quadro complessivo che farà della Scampia di domani un posto completamente diverso dalla Scampia di ieri, e in parte anche di oggi. Premesse e promesse ci sono e sono buone. Basterà rispettarle.