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 2025  marzo 29 Sabato calendario

Scarano: “Un film sulla disabilità senza moralismi”

Fratello e sorella. Lei aspirante comica, si è reinventata pubblicitaria, lui è un operaio autistico che vive con i genitori e sogna di fare il rapper. Il ritorno a casa della ragazza sarà per entrambi un ritrovarsi, tentando di entrare insieme nell’età adulta. Ispirato alla vera storia di Margherita e Damiano Tercon, nel film Matilda De Angelis e Yuri Tuci,La vita da grandi segna il debutto di Greta Scarano alla regia, chiude il Bif&st e sarà in sala il 3 aprile con 01.
Perché questa storia?«Nel 2020 ho visto il provino di Damiano e Margherita per Italia’s got talent poi ho letto il loro libro.
Parla di disabilità e di autismo ma la storia supera la condizione del fratello e racconta molto di più. Non pretende di spiegare l’autismo, che ha infinite sfumature, ma ti fa capire che gli autistici sono persone, non la loro condizione».
Poi c’è il tema del caregiver.
«Di solito sono i genitori, poi il ruolo passa ai fratelli.Non ho vissuto esperienze di disabilità in famiglia ma so cosa significhi crescere in una normale famiglia disfunzionale e so che dovrò prendermi cura di qualcuno. Il tema dell’accudimento lo sento forte».
Nei media la rappresentazione dell’autismo è ancora lontana da una vera autenticità. Voi avete scelto una chiave gioiosa affidando il ruolo del protagonista a un attore autistico.
«Ho scoperto Yuri in un trailer del suo monologo autobiografico, esaltante. Era cruciale che il protagonista fosse un attore, per sostenere il peso del film insieme a Matilda. E sono attori disabili gli amici del personaggio: uno di tipo intellettivo, l’altro è un autistico».
Il politicamente corretto ha provato a cambiare la narrazione, ma ora c’è una reazione opposta.
«È così, credo che il cambiamento sociale passi prima di tutto attraverso il linguaggio, perciò siamo stati attenti alle parole. I fratelli Tercon sono stati sentinelle del linguaggio sulla disabilità. Siamo stati aderenti alla realtà e a rappresentare le cose con autenticità e audacia, senza moralismi. Concentrarsi sulle capacità invece che sui limiti è il vero cambio di prospettiva».
Matilda De Angelis?
«La conosco da Veloce come il vento, perfetta per questo ruolo rock n’roll, generosa e profonda».
Lei da attrice ha attraversato pezzi di storia del nostro Paese.
«Sì. Penso a Circeo, una serie su una vicenda del 1975, io non ero nata ma è talmente violenta e grave che ancora oggi ci parla. Suburra mi ha fatto conoscere il mondo della droga, lontanissimo da me, mi haarricchito. In questo mio film parlo di Rimini, uno dei pochi posti in cui questa storia poteva accadere. In cui il diverso è accettato. Ho visto in Emilia-Romagna persone che a Roma non vedresti mai. Nessuno si voltava a guardarle, erano semplicemente normali».
I suoi mentori?
«Gianluca Tavarelli, il titolo è un omaggio al suo cinema. Stefano Mordini mi ha insegnato a essere più egoista nella recitazione. Il mio ex Michele Alhaique, siamo amici.
Mio marito (Sydney Sibilia ndr.) non mi ha detto nulla finché non ha visto il film finito. Al suo “è bello” ci ho creduto davvero».
Si è mai sentita diversa o esclusa?
«No. Ho sempre rivendicato con orgoglio la mia diversità. Da ragazzina non mi piaceva andare in discoteca, preferivo i film di Dario Argento, la musica di Janis Joplin.
Non me ne fregava niente della contemporaneità».
L’avventura più grande?
«Andare a vivere negli Stati Uniti a 16 anni. Sono partita, studentessa del Virgilio, con l’idea delle città illuminate come New York e sono finita in Alabama, ai confini della realtà tra chiese mormoni e campi di cotone. Il Paese che oggi vota Trump. Un giorno ci farò un film».
Sul panorama umano?
«Sì. Interessante. Gente che punta i cervi abbagliati dai fari, li mette sotto e li mangia a cena, ragazzi che masticano il tabacco a 15 anni, adolescenti incinte che vanno a scuola in pigiama».

Suona la batteria da quando era piccolissima.
«Al paese di mia nonna, Morolo, in Ciociaria, suonavano tutti e io, da cittadina, amavo questi ragazzi bucolici. Convinsi papà provando le bacchette sul cruscotto dell’auto. Al corso ero l’unica femmina, sono stata in improbabili band al liceo».
Come vive la maternità in arrivo?
«Ora riesco a vedere bene il futuro del film, non ancora il mio. Ci penserò più avanti».
Comprerà la batteria per lei/lui?
«La troverà già pronta a casa».