La Stampa, 29 marzo 2025
La fabbrica della cittadinanza
Marcelo ha 52 anni e lavora come dentista in un quartiere residenziale di San Paolo. Ha lontane origini italiane, il nonno di suo nonno partì dalle campagne del trevigiano e arrivò in Brasile su un transatlantico. Ricordi sbiaditi e confusi, fino a quando una cugina è riuscita a trovare tutte le carte ed ha proposto a tutta la famiglia una class action per ottenere la cittadinanza italiana per via giudiziaria.
«La legge italiana prevede che una richiesta di cittadinanza venga risolta dalle autorità entro due anni. Se vai al consolato c’è una fila di attesa di 8-10 anni. Abbiamo fatto un esposto presso la procura in Italia e in meno di tre anni ci hanno riconosciuto il diritto di cittadinanza ius sanguinis». L’unione fa la forza, 21 cugini di primo e secondo grado si sono accodati, con i figli e coniugi sono una cinquantina di nuovi italiani freschi di nomina. Non parlano italiano né hanno intenzione di trasferirsi, ma all’anagrafe contano e saranno chiamati a votare alle prossime elezioni. «Ho una discreta posizione economica –ammette Marcelo – l’ho fatto pensando a mio figlio di tre anni. Non si sa mai, la cittadinanza italiana potrà aprirgli le porte per l’Europa e per altri paesi».
Un iter semplice, che ha alimentato negli ultimi anni una fabbrica di passaporti dai numeri impressionanti. L’anno scorso nel solo consolato di San Paolo sono state concesse 44. 000 nuove cittadinanze, il 70% delle quali provenienti da questa via giudiziaria.
I nuovi italiani si affidano quasi sempre a delle agenzie specializzate. Ce ne sono più di cinquanta in tutto il Brasile, il paese con il maggior numero di discendenti di emigrati italiani. Sono arrivati a farsi concorrenza spietata fra di loro, con promozioni come il black Friday della cittadinanza, sconti per il passaporto che “apre le porte del mondo”. “Diventi italiano – spiegano a “Ravenna Cidadania” – restando comodamente a causa tua. Facciamo tutto noi! “. A “Malizia Cidadania”, offrono il servizio completo, dalla ricerca dei documenti negli archivi fino alla presentazione della domanda.
«Abbiamo avuto più di 500 sentenze positive in un anno e potete pagare in sette comode rate senza interessi». Ogni pratica costa fino a 5.000 euro, costi assorbiti dai legali e traduttori tra l’Italia e il Brasile. Un business enorme che ora può crollare a causa della nuova normativa annunciata dal ministro degli esteri Antonio Tajani, che limita il diritto alla cittadinanza a chi ha un genitore o un nonno nato nel nostro Paese. Prima, invece, l’asticella era fissata all’Unità d’Italia, il lontano 1861.
«In pratica – ha spiegato Tajani – se si dimostrava di avere un trisavolo nato in Italia dalla fine del 1700 in poi si poteva richiedere la cittadinanza». Non si cancella un diritto, ma lo si limita a livello generazionale, adeguandosi alle leggi degli altri paesi UE. «Non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di “commercializzazione” dei passaporti italiani. La cittadinanza deve essere una cosa seria».
Negli ultimi anni gli italiani residenti all’estero sono passati da 4, 6 milioni a 6,4 milioni, in Sudamerica da 800.000 e due milioni. L’italianità come un’assicurazione sul futuro, un jolly in tempo di crisi. Dopo il default del 2001 gli argentini hanno invaso l’Europa grazie al passaporto italiano.
Un fenomeno che ha causato grandissimi problemi anche nei nostri comuni e tribunali, pieni di queste pratiche fatte con il copia e incolla. A Venezia queste richieste sono il 50% di tutti i procedimenti amministrativi da evadere. Tempo fa il sindaco di Val di Zoldo, nel bellunese, ha esposto la bandiera brasiliana sul balcone del municipio in protesta per la mole di lavoro caduta sull’ufficio di Stato civile. Idem per i nostri consolati, oberati dalle richieste. Le agenzie ora devono fare i conti con la nuova normativa che di fatto taglia il pubblico dei potenziali clienti.
Trenta milioni di brasiliani possono vantare un avo italiano, ma più della metà sono oltre il secondo grado di parentela. Paola Thomas gestisce l’agenzia “Zanlorenzi Cidadania”, con base in Toscana. «Nel 2018 ho fatto la mia personale ricerca, ora do una mano a chi inizia da zero. Le agenzie lavorano nel rispetto della legge e continueranno a farlo». Anche da loro hanno avuto un aumento esponenziale delle procedure per la via giudiziaria. «Per chi non ha fretta è la soluzione migliore e più veloce e si possono dividere le spese: ho avuto una pratica per 33 persone di uno stesso nucleo famigliare».
Ad allertare il governo sui pericoli delle maglie larghe sulla cittadinanza sono stati anche due pericoli in prospettiva futura. Il primo rischio è per il Welfare, che potrebbe collassare se questi nuovi italiani decidessero di venire in massa a farsi curare da noi. Il secondo riguarda la riforma per una legge sul premierato all’italiana. Con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica ogni singolo voto conta; il risultato finale potrebbe dipendere dalle scelte dell’esercito dei nuovi italiani, che in genere non parlano la nostra lingua e non conoscono il quadro politico nazionale.