la Repubblica, 28 marzo 2025
“Mondiale addio torno quando va via il dolore”
Un guerriero non si arrende mai. Però Jorge Martin, campione del mondo solo quattro mesi fa, confessa di aver già detto addio al titolo 2025. Prima ancora di tornare in sella. Il passaggio dalla Ducati all’Aprilia, la brutta caduta all’inizio dei test invernali, un altro incidente terribile in allenamento, le ossa rotte e il morale ancora più a pezzi: ha saltato già due gp, il terzo si corre domenica a Austin e lui sarà solo in visita. È atteso in Qatar tra due settimane. E intanto Marc Marquez – che gli ha rubato il posto nel box rosso, accanto a Bagnaia – stravince ed è in fuga.
Che rabbia, frustrazione. «Il mio obiettivo non è mai stato il Mondiale 2025: sarà una stagione di transizione, per imparare e prepararmi a fare la storia dal 2026 con Aprilia. Non ho più la pressione di dover subito dimostrare qualcosa, posso tornare con tranquillità. Per prendermi la rivincita».
Oggi fa una sorpresa a tutti, nel paddock texano di Austin.
«Vado a salutare gli altri piloti e riprendere un po’ di confidenza con il mio mondo. Ma niente moto: farò un tentativo in Qatar nella prima sessione di prove, vediamo come va. Se non provo troppo dolore, allora corro».
Polso, mani, piedi, costole: un rosario di fratture.
«Mi sarò rotto le ossa più di cinquanta volte, in carriera.
Troppo impetuoso, istintivo, incosciente? E perché mi sono steso la prima mattina di prove a Sepang? Non potevo esser più prudente a poche ore dalla partenza per la Thailandia? Sì, no, forse: è il mio lavoro. Ogni giorno impari qualcosa».
A convivere col dolore, ad esempio.
«La sofferenza ti dà più tempo per pensare. E io sono una macchina che genera dubbi. C’è stato un momento in cui mi sono chiesto se sarei tornato a correre. Basta tormentarmi: non vedo l’ora di tornare su una moto».
A proposito di sofferenza: su quella Ducati doveva esserci lei, non Marquez.
«Ci si concentra troppo su passato e futuro, dimenticando di vivere il presente. Non serve a nulla. Resto al qui e ora, con questa nuova avventura in Aprilia: la moto è più competitiva che in passato, nei primi due gp con Bezzecchi e Ogura si è visto che ha un grandepotenziale. L’ad Massimo Rivola e il race manager Paolo Bonora, i tecnici e i meccanici: a differenza della Ducati, il rapporto è diretto, personale, quotidiano, ti trasmette più fiducia nel progetto. Sono venuto a Noale a presentarela nuova Turbo 457. Ti senti a casa».
Marquez e Bagnaia: chi è più forte, chi vince questo Mondiale?
«Come talento, do un 10 a entrambi. Fuoriclasse. Marc forse è più istintivo, va forte in tutte lecondizioni. Ma Pecco, se ha le idee chiare e i dettagli sono in ordine, è al suo livello. A livello mentale, Marquez ha più fame. Ha cominciato con 4 vittorie: ma ci sono ancora 20 weekend di gare, sarà un campionato lunghissimo».
Nel 2024 li ha battuti entrambi. Si sente ancora il migliore?
«Marc è uno dei piloti più forti della storia, se non il più forte. Pecco è un campione purissimo. Il solo fatto di aver lottato con loro alla pari, e qualche volta averli superati, mi rende orgoglioso: significa che anche il mio livello è altissimo. Ma non c’è un migliore in assoluto: c’è un migliore in quel determinato momento, e in quelle condizioni. Ieri è toccato a me. Adesso a loro».
È triste?
«Non sono felice, perché non sono dove vorrei. Ma so che appena salirò su una Aprilia e starò bene fisicamente, tutti i miei dubbi spariranno. Felicità è vivere quelmomento: senza più preoccuparsi del passato, né del futuro. Tipo, dopo il Mondiale: quando finalmente sono tornato a casa, e ho staccato. Ho vinto il titolo, ho realizzato il sogno di una vita: ora, però, è già qualcosa di passato e mi sono reso conto che la vita non è cambiata. Mi sono comprato unaFerrari: wow, ma è solo un oggetto. È più importante passare la sera con la donna che amo. O ad ascoltare un amico».
Lei e Maria Monfort vi sposate?
«Nessuna fretta. E Maria non vuole figli, fino a quando correrò.Ha ragione, troppe emozioni. Smetterò intorno ai 34-35 anni: ne ho 27, c’è tempo».
Valentino lasciò le moto a 42.
«Il mio idolo, è merito suo se sono diventato un pilota. Da bambino, mi ha accarezzato la testa: non mi sono lavato per una settimana.
Alla sua ultima corsa, nel 2021 a Valencia, dopo il traguardo ho avuto l’onore di essere il primo a stringergli la mano: per lui probabilmente ero uno dei tanti piloti, ma per me è stato molto importante».
Non ce la fa più a star fermo, vero?
«Con l’auto, ai semafori provo le partenze come fossi in griglia: al verde, schiaccio a tavoletta fino ai 60 all’ora. Meglio che niente.
Ancora un poco di pazienza. E il prossimo anno, con Aprilia, faremo di nuovo la storia».