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 2025  marzo 28 Venerdì calendario

Case Aler per autisti di tram e bus

Prima le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e il personale sociosanitario. Ora anche gli autisti, i macchinisti e il personale del trasporto pubblico locale potranno beneficiare di alloggi a canone concordato. La giunta di Regione Lombardia ha infatti siglato un protocollo d’intesa con le Aler che definisce iter e modalità d’azione per «rafforzare la stabilità sul territorio regionale» del personale delle aziende del trasporto pubblico locale e ferroviario.
«L’obiettivo – ha evidenziato l’assessore alla Casa e Housing sociale Paolo Franco – è offrire, ancora una volta, una soluzione abitativa praticabile a lavoratori che, sempre più spesso, rinunciano a stabilirsi in Lombardia a causa dei costi degli affitti sul mercato privato, soprattutto nelle aree metropolitane ma non solo. La carenza di autisti e personale del comparto deriva anche da questa difficoltà, con il rischio di conseguenti ripercussioni sul servizio di trasporto pubblico nei territori». «Per questo – aggiunge l’assessore – da amministratori regionali, mettiamo in campo una risposta concreta ampliando le categorie di professionisti che possono ottenere un alloggio a prezzi sostenibili. Aiutiamo autisti, conducenti e personale del trasporto pubblico locale – ha concluso Franco – che svolgono un lavoro essenziale per il funzionamento delle nostre comunità».
Il protocollo è stato attivato anche in collaborazione con l’assessorato dei Trasporti e Mobilità sostenibile. Il primo passo che dovrà compiere la Regione sarà una ricognizione del fabbisogno territoriale anche alla luce delle nuove assunzioni previste dalle aziende, in modo da definire le priorità di intervento. Il protocollo si declinerà poi in singole convenzioni operative tra le Aler e le aziende. Il protocollo d’intesa approvato riguarda Regione Lombardia e tutte le Aler territoriali (Aler Milano; Aler Bergamo Lecco Sondrio; Aler Brescia Cremona Mantova; Aler Pavia Lodi; Aler Varese Como Monza Brianza Busto Arsizio).
La proposta non ha raccolto solo consensi. «La regione conosce perfettamente qual è la posizione sindacale rispetto alla sottrazione continua di alloggi di edilizia residenziale pubblica all’offerta generale. Noi siamo contrari, contrarissimi al fatto che venga ogni volta definito un segmento di domanda e su quel segmento di domanda si finge di fare un’offerta specifica – attacca Leo Spinelli, segretario generale del Sicet Cisl Lombardia –. Parliamo di alloggi di edilizia residenziale pubblica che vengono sottratti alla domanda abitativa ordinaria, cioè quella dei bandi». In Lombardia vengono presentate ogni anno circa 60mila domande per alloggi di edilizia popolare. Gli alloggi che vengono messi a disposizione su tutta la regione sono circa 3mila. «A questi vanno aggiunti dai 28mila ai 32mila alloggi sfitti pubblici. Tutti questi dati messi insieme – continua Spinelli – restituiscono un tasso di soddisfacimento della domanda del 2 o 3%. Quindi non è con questi accordi che si risolve veramente il problema abitativo».
Il segretario generale ricorda che nel 2024 a Milano sono state depositate 28mila domande, per 670 alloggi messi a disposizione da bando. Anche qui il numero degli alloggi sfitti è molto alto e si aggira in un intervallo fra i 18mila e i 21mila. «Il problema di questi accordi che vengono presentati sempre come soluzioni è che si finisce sempre per lasciare indietro i lavoratori poveri, una fascia che non trova sod-disfazione né nell’edilizia pubblica che in quella privata, a cui non ha le possibilità di accedere. Sono una fascia grigia di lavoratori fondamentali per la città. Di fronte a una condizione di difficoltà così radicale servirebbero interventi normativi e anche politiche molto radicali di contenimento della rendita e di sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica. Ma non vedo, nella politica, una grande sensibilità sul tema» conclude Spinelli.
Sulla questione è intervenuto anche Eros Lanzoni, segretario generale della First Cisl di Milano, che ha sottolineato come il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori del trasporto pubblico non abbia portato beneficio per chi vive a Milano, dal momento che il salario risulta comunque basso rispetto al costo della vita. «I costi per l’abitazione rappresentano il 40% dello stipendio medio, il che costringe tanti lavoratori a spostarsi fuori Milano. Si tratta di una situazione molto difficile soprattutto per chi lavora su turni, costretto a uscire spesso nel cuore della notte per arrivare puntuale al turno del mattino». È della stessa opinione Matteo Franco, coordinatore regionale di Filt-Cgil: «Il rinnovo del contratto nazionale con i relativi aumenti salariali arriva in un momento di difficoltà: si sono persi tantissimi addetti perché a fronte di retribuzioni basse, i rischi e le responsabilità sono elevati. La maggior parte non può vivere in città per i costi proibitivi di Milano e deve andare in provincia. Il tempo di viaggio incide molto sui nostri lavoratori, che già svolgono turni lunghi. Speriamo in accordi che migliorino le condizioni di vita-lavoro. Senza salario non si fa nulla ma i tempi di vita personale sono altrettanto importanti. Servono turni più compatti, accorciando il nastro lavorativo, e migliori condizioni per i lavoratori».