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 2025  marzo 28 Venerdì calendario

La Casa Bianca e lo scandalo Signal, ora Waltz può saltare: «Tutti sono d’accordo su una cosa: è un idiota»

La Casa Bianca ammette che c’è stato «un errore» nella gestione delle informazioni sugli attacchi agli Houthi sulla piattaforma Signal e che ci saranno «cambiamenti, in modo che una cosa del genere non succeda mai più», afferma la portavoce Karoline Leavitt, la quale però continua a sottolineare che la questione viene pompata in modo esagerato dai media. Solo qualche repubblicano, in un partito schierato in maniera massiccia con il presidente, si fa avanti pubblicamente per chiedere chiarezza sulla questione: il presidente della commissione Forze Armate del Senato Roger Wicker, in una lettera firmata insieme al principale collega democratico nella commissione, chiede all’ispettore generale del dipartimento della Difesa di aprire un’indagine. La Casa Bianca non ha fornito aggiornamenti invece sull’indagine interna che afferma di aver aperto.
Intanto un giudice di Washington, James Boasberg, ha convocato ieri in tribunale l’amministrazione Trump per un’udienza di emergenza: un’associazione ha fatto causa contro il governo per quella chat, affermando che la legge federale richiede che quel tipo di conversazioni vengano registrate negli Archivi Nazionali ma i messaggi si auto-cancellavano su Signal. Il giudice Boasberg non è una buona notizia per Trump: è lo stesso di cui il presidente e i suoi alleati hanno chiesto l’impeachment per come sta seguendo alcuni casi sulle deportazioni di migranti. Normalmente l’Fbi e il dipartimento di Giustizia aprirebbero un’inchiesta per valutare se siano state condivise informazioni classificate senza autorizzazione su una simile chat. Ma la ministra della Giustizia Pam Bondi ha dichiarato ieri che le informazioni condivise erano «sensibili ma non classificate» e ha aggiunto: «Se volete parlare di informazioni classificate, parliamo di quello che c’era a casa di Hillary Clinton, parliamo dei documenti classificati nel garage di Joe Biden ai quali aveva accesso Hunter (suo figlio, ndr)».

L’ex capo dell’intelligence canadese Richard Fadden ha detto al Guardian che i tentativi dell’amministrazione Trump di sminuire la gravità della fuoriuscita dei piani d’attacco nello Yemen è «molto preoccupante» e ha implicazioni per la più ampia condivisione di intelligence tra alleati. Il Canada, gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Australia e la Nuova Zelanda da decenni condividono informazioni di intelligence in un patto noto come i «Five Eyes». «Il Canada deve pensare a che cosa significa da un punto di vista pratico. Gli Stati Uniti sono pronti a proteggere i nostri segreti, se noi siamo vincolati a proteggere i loro?», dice Fadden. «Tutti i Paesi hanno avuto esperienze di leak, in misura e gravità diversa. Il problema in questo caso è che la cosa è partita ai più alti livelli del governo americano e non hanno ammesso che è un problema».
Una delle tattiche dell’amministrazione è stata quella di tentare di screditare il direttore della rivista The Atlantic, Jeffrey Goldberg, che era stato aggiunto per sbaglio dal consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz alla chat. Goldberg osserva che è la solita tattica di Trump: «Mai trovarti in difesa, attaccare sempre». «Ed è ridicolo», aggiunge il giornalista, che Waltz dica di essersi rivolto a Elon Musk per far luce sull’errore: «Davvero ti serve Musk per capire come un numero di cellulare sia finito su un cellulare? La maggior parte dei bambini di 8 anni sa come funziona». Waltz ha detto di non aver mai avuto a che fare con il direttore dell’Atlantic, che invece afferma di averlo incontrato diverse volte, senza scendere nei dettagli.
Alcuni alleati di Trump pensano che la testa di Waltz debba cadere. Una «persona vicina alla Casa Bianca» ha detto al sito Politico che «tutti nella Casa Bianca sono d’accordo su una cosa: Waltz è un idiota» perché non avrebbe dovuto usare Signal e perché non si è reso conto di aver aggiunto un giornalista alla chat. Ma il problema è più ampio: le riviste Der Spiegel e Wired hanno scoperto online numeri di cellulare, email, password e contatti sulla app Venmo, di funzionari vicini a Trump (tra cui Waltz, ma non solo lui). Ma Goldberg nota che a Washington c’è chi ritiene molto negativo il «doppio standard»: se l’errore fosse stato commesso da un militare o da un funzionario dell’intelligence, sarebbe stato licenziato e perseguito legalmente. «La gente si chiede: quali sono le regole per i nostri leader? Se è stato commesso un errore, qual è la punizione? Le persone notano un certo livello di ipocrisia».