Corriere della Sera, 28 marzo 2025
«Stipendio quadruplicato? Me lo merito, con le idee ho rivoluzionato l’atletica»
Più l’atletica leggera italiana conquista medaglie e demolisce record vecchi di decenni, più tempeste soffiano sul suo vertice politico. Sei medaglie agli Europei indoor in Olanda? Deflagra lo psicodramma dei pesisti Fabbri e Weir, psicologicamente provati dalle recriminazioni salariali del loro coach Dal Soglio. Torniamo dai Mondiali in sala di Nanchino con due ori e un argento? Spunta un documento riservato con cui il numero uno della Federatletica (Fidal), Stefano Mei, accusato di tagliare gli stipendi, si aumenta il salario da 36 mila a 150 mila euro l’anno.
Coincidenze, presidente?
«Regia occulta, piuttosto. A qualcuno i nostri successi non piacciono. Si mettano l’anima in pace: l’atletica italiana è la più vincente di sempre, indietro non si torna».
L’atletica vince, molti dei suoi big insoddisfatti delle cifre non hanno ancora firmato i contratti 2025, però.
«Siamo passati da 2,05 milioni di euro per 71 atleti a 1,85 per 56 di super vertice. Il salario pro-capite cresce (+18%) in un momento difficile. Più soldi per meno atleti. Gli insoddisfatti ci sono sempre».
Fabbri entra in crisi all’Europeo dopo una notte insonne con il coach, che minaccia di lasciare l’atletica. Non un bel segnale.
«Io so che Leo a Apeldoorn è stato male durante la notte. Se ci sono altri motivi, lo deve dire lui».
Ci ha parlato?
«Non ne ho avuto il tempo. Con Fabbri c’eravamo accordati, con Del Soglio c’è differenza tra domanda e offerta. Capisco che abbia ottime proposte all’estero, ma io devo far quadrare i conti di tutti. Se Battocletti, la nostra regina, prende tot, chi vince meno prende meno. Tutto va parametrato e riposizionato».
Il peso a Europei e Mondiali ha perso (almeno) due medaglie. È d’accordo?
«Certo che la vedo come una gara andata male. Però può succedere».
Non tutte le stelle hanno ancora firmato, manca l’ok di Marcell Jacobs.
«Furlani non mi ha mai manifestato disagio, Jacobs aspetto di incontrarlo: di certe cose non si parla al telefono. Doveva tornare in Italia ma il suo infortunio alla coscia ha complicato tutto».
Intanto, lei si è quadruplicato lo stipendio.
«Per quattro anni ho preso 36 mila euro lordi l’anno di emolumenti, lo stipendio più basso tra i miei 105 dipendenti. Dopo aver ragionato su quanto lavoro, sui risultati, sulle mie responsabilità legali e sui sacrifici che il ruolo richiede ho chiesto al Consiglio federale un adeguamento. Se i salari non sono adeguati, le presidenze federali saranno sempre riservate solo a persone ricche o pensionati».
Ma lei è in pensione.
«Sì, ma soltanto da poco».
Il messaggio che arriva però è che Mei toglie i soldi ad atleti e coach e se li intasca.
«Non è così: abbiamo investito sul territorio, sulla ricerca, sui raduni. Fabbri e Weir si sono potuti allenare due mesi in Sudafrica, alle punte del movimento non abbiamo mai fatto mancare nulla».
Perché 150 mila euro?
«Ci siamo adeguati ai salari degli altri presidenti: parliamo dello 0,5% del bilancio o dell’1% al netto dei contributi pubblici».
Lei però dal 2026 guadagnerà anche il 5% delle sponsorizzazioni.
«Solo di quelle che porterò personalmente alla Fidal, che con me è passata da 300 mila a 1,6 milioni di raccolta. Stiamo anche cercando un advisor che potrebbe ridurre o azzerare la mia quota».
Adeguamenti e percentuali sono diventate pubbliche solo grazie alla diffusione di un documento riservato.
«Non è elegante né corretto diffondere gli stipendi dei singoli. Non lo fa nessun presidente. E comunque sarebbero emersi dal bilancio».
L’infortunio di Marcell Jacobs è serio?
«Non sono ancora riuscito a parlare con i nostri medici, che l’hanno sentito. Gli hanno consigliato di venire a curarsi in Italia, glielo chiederò anch’io, ma sulla salute ognuno fa le sue scelte. Spero di vederlo al Mondiale di staffette in Cina, a maggio».
A proposito di staffette: Salvino Tortu, padre e coach di Filippo, è uno dei pochissimi coach individuali convocati al raduno a Roma.
«Che fai? Non lo inviti?».
Deve ancora essere chiarito chi e come dei Tortu, nel caso Equalize, sapeva delle intercettazioni di Marcell Jacobs. Non era più opportuno chiamare solo l’atleta?
«A me pare che la responsabilità se la sia assunta il fratello Giacomo e che Filippo e Marcell si siano parlati. Se il d.t. ha deciso di convocare Salvino, io non discuto».
Ci sono minacce di querele ai Tortu, in squadra.
«Lì si va nel personale. Il presidente cosa può fare? Le persone si devono parlare e chiarirsi».
La Procura federale ha aperto il fascicolo su Giacomo Tortu, tesserato Fidal?
«Non ne ho idea, non parlo con i nostri organi di giustizia sportiva che sono indipendenti. E poi onestamente…».
Onestamente?
«A me interessa solo che la staffetta vada forte e che vengano convocati i migliori, come sempre. Tutto il resto può essere scivoloso e onestamente antipatico ma non mi riguarda».