Corriere della Sera, 28 marzo 2025
Il ritratto segreto della madre che Miró nascose in un quadro
Nel lessico artistico si chiama «sovrapittura»: un autore prende un’opera, spesso altrui, e la usa come una tela, dipingendoci sopra un’opera nuova e radicalmente diversa. Dipende dagli artisti: ma è spesso un modo per deturpare quella che si considera arte scadente o di cattivo gusto.
Forse anche tra i termini della psicologia ce n’è uno per l’operazione che l’avanguardista surrealista catalano Joan Miró ha nascosto nel suo Pintura (1925-1927).
E che ora una mostra e un documentario visibili presso la Fundació Miró raccontano nel dettaglio. Pintura è un piccolo quadro olio su tela, blu cobalto, da regalare all’amico collezionista Joan Prats. Dipinto sopra un ritratto in stile classicissimo della signora Dolors Ferrá i Oromí: la madre di Mirò. La scoperta, come spesso le rivelazioni famigliari, ha seguito strade tortuose.
Joan Prats, proprietario del dipinto, muore nel 1970. Pintura entra a far parte della collezione della fondazione Miró, che ha sede a Barcellona.
Le radiografie
Da tempo si era intuito che sotto il blu cobalto ci fosse un’immagine più vecchia e scura
Conservato male, il quadro ha fessure e zone di colore che stinge. È già di «decenni fa», raccontano oggi alla fondazione Miró, una prima radiografia che mostra che sotto il quadro c’è qualcos’altro. Come un’immagine più vecchia e scura. Ma solo nel 2024 gli esperti della fondazione Miró, guidati dalla studiosa Elisabet Serrat, riaprono il caso.
Quell’immagine che sembrava affiorare viene cercata con raggi X, luci ultraviolette e infrarosse, imaging iperspettrale, radiazione visibile e luce trasmessa. Il «sospetto» non lo creano solo i bordi dell’opera, un po’ stinti, ma anche tre punti in rilievo rimasti su Pintura, che sembrano grumi di vernice. Sono invece due orecchini e una spilla: quelli del ritratto di Dolors. Che con tutte le tecniche di immagine avanzate usate dal Centre de Restauració de Béns Mobles de Catalunya e l’Universidad Pablo de Olavsotto la guida della fondazione, svelano chiaramente. È una donna di mezza età ben vestita, in classica posa borghese – agli antipodi dello stile di Miró – chiara come una foto. Sì, ma chi è?
L’ulteriore mistero si chiarisce in poco tempo. Tra le opere di proprietà della Fondazione, nessuna dà alcun indizio. Elisabet Serrat va a Tarragona, dove l’artista aveva una residenza estiva, e dove ora sorge la Fundació Mas Miró. Nemmeno lì trova nulla. Il direttore le dà una «soffiata» buona, però: Miró ha anche vissuto, e lavorato, a Maiorca. E Serrat trova proprio lì un ritratto datato 1907, firmato Cristòfol Montserrat Jorba. Pittore della buona società, ha ritratto una donna identica alla misteriosa dama di Pintura. Pochi studi bastano a rivelarne il nome. È Dolors Ferrá.
Miró deve aver preso un suo altro ritratto, è la ricostruzione, e lo ha tagliato per lasciare al centro il suo volto. E poi coprirlo con un’altra opera, rimuoverlo, cancellarlo. Perché? Secondo gli esperti della fondazione, per un misto di ribellione e affetto. Scartata l’ipotesi Gauguin, che dipingeva su vecchie tele perché non sempre ne trovava di nuove, la sovrapittura sul volto della madre è un po’ un omaggio – «l’ha messa al centro, non ne ha tagliato i lineamenti», spiega il direttore della Fundació, Marko Daniel – e un po’ uno sfregio. «È un atto di ribellione». Contro i genitori: i cui valori da classe media li avevano portati ad accettare con difficoltà la carriera artistica del figlio. In che proporzione, è difficile dirlo. Ma certo il blu cobalto di Pintura è piatto solo in apparenza.