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 2025  marzo 25 Martedì calendario

Veneto, Piantedosi: “Ok rinvio del voto”. Giorgia adesso apre

Raccontano che lo scontro sia partito da un fatto passato sotto silenzio, cioè il passaggio del deputato pugliese Davide Bellomo dalla Lega a Forza Italia. Un cambio di casacca dovuto a dinamiche locali – pugliesi, nello specifico – dietro cui però si cela un elemento politico più rilevante: la rottura del patto interno al centrodestra secondo cui gli alleati non si rubano parlamentari. Lo stesso potrebbe avvenire nei prossimi giorni con Emanuele Pozzolo che, come ha raccontato domenica Il Fatto, sabato è stato all’evento di Forza Italia sulla giustizia e potrebbe presto passare da Fratelli d’Italia a Forza Italia.
Il caso Bellomo però ha aperto una faida nella maggioranza: Salvini ha chiesto al suo vicesegretario Claudio Durigon di andare all’attacco del collega vicepremier Antonio Tajani definito “in difficoltà” con un’intervista a Repubblica, poi domenica quest’ultimo ha risposto definendo “quaquaraquà” i partiti populisti a partire dalla Lega di Salvini. Toni molto accesi che però ieri si sono un po’ spenti con alcune dichiarazioni dei diretti interessati. Il leader leghista ha spiegato che i rapporti con Tajani sono “splendidi”, mentre il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha spiegato che “non servono vertici di maggioranza” perché i rapporti sono buoni, anche se la leghista Susanna Ceccardi ha definito “irricevibili” le parole di Tajani.
Una finta distensione che serve per alleggerire i toni in vista del Consiglio dei ministri di venerdì alle 11 che dovrebbe approvare il nuovo decreto Albania (potete leggere sotto). In quell’occasione Meloni dovrebbe vedere anche i due vicepremier per un primo chiarimento politico all’interno del governo. Eppure i nodi sono rinviati almeno fino al congresso della Lega del 5-6 aprile. Dopo, però, c’è una grossa questione che è irrisolta nel centrodestra, al netto del posizionamento internazionale: quella delle regionali del 2025. Il vero problema riguarda il Veneto su cui non c’è accordo in maggioranza. Senza il terzo mandato per il governatore uscente Luca Zaia, Salvini lo rivendica per un leghista per tenere a bada i fedelissimi del doge, mentre Meloni a sua volta spera di ottenere una regione del Nord, a partire proprio dal feudo del Carroccio. Ma su questo non c’è accordo e il tavolo del centrodestra sulle Regioni è stato rinviato a dopo il congresso della Lega proprio per evitare che i rapporti siano condizionati dalle esigenze del leader del Carroccio. Non è un caso che ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi abbia per la prima volta aperto alla possibilità di rinviare il voto alla primavera del 2026 senza votare con le altre Regioni – Marche, Toscana, Puglia e Campania – che saranno chiamate alle urne nell’autunno del 2025: “Questa è un’ipotesi realistica”, ha detto Piantedosi. La legge veneta, infatti, prevede il voto in primavera e in questo modo Zaia presiederebbe l’apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Una soluzione che adesso non dispiace più nemmeno ai meloniani, che a loro volta sono divisi sul candidato: i vertici del partito ne hanno parlato nelle ultime riunioni a via della Scrofa. Così si rinvierebbe il problema. In questo modo Salvini si placherebbe per un po’ di tempo, permettendogli di accontentare l’ala dei governatori all’interno del Carroccio. Non è d’accordo Forza Italia. In queste ore si sta verificando un altro scontro tra Lega e FdI sul ddl Sicurezza: il testo è impantanato al Senato perché i meloniani sono pronti a modificarlo come chiede il Quirinale, ma la Lega non vuole riaprire il testo.