Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  marzo 25 Martedì calendario

Medici radiati ma continuano a lavorare, la denuncia dell’Ordine: «Sono più di 200 e ci sono anche indagati per stupro e omicidio»

Sono circa 200 i medici che sono stati radiati dal proprio ordine di appartenenza e che continuano a esercitare la professione in attesa del giudizio definitivo della Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (Ceeps). È quanto apprende l’ANSA dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Complessivamente, sono circa 900 i fascicoli aperti alla Ceeps. Si tratta di ricorsi presentati da tutte le tipologie di professioni sanitarie e per tutte le tipologie sanzioni disciplinari: avvertimenti, censure, sospensioni, radiazioni.
Anche medici accusati di omicidio
A essere stati radiati sono dottori e dottoresse di ogni tipo, per aver infranto le regole della professione, prescrivendo terapie inefficaci o effettuando diagnosi in malafede. Altri invece sono stati esclusi per aver commesso reati tra cui violenze, abusi sessuali e su minori, oppure omicidi. Eppure, a causa dell’inefficienza del sistema giudiziario e della carenza di medici, continuano a operare, diagnosticare e prescrivere cure come se nulla fosse.

Da Simonetta Kalfus a Margaret Spada
La denuncia di Anelli arriva mentre proseguono le indagini su due casi di malasanità, quello di Simonetta Kalfus, morta per le complicanze seguite a una liposuzione e quello di Maragaret Spada, che ha perso la vita dopo una rinoplastica. I medici che hanno operato Spada sono già tornati a operare, dato che l’ordine non può radiarli finché la giustizia non arriverà a una sentenza definitiva in terzo grado. E proprio la lentezza della giustizia e gli impedimenti burocratici sono due delle ragioni che – sottolinea Anelli – generano il cortocircuito. A ciò si aggiunge che anche le procedure di radiazione e sospensione devono rispettare diversi gradi di giudizio.