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 2025  marzo 23 Domenica calendario

Se gli Stati Uniti smettono di essere una banca mondiale

I l caos generato dalle iniziative di Trump e dalle politiche europee nasconde una questione che nessuno in Europa sembra voler affrontare: gli Stati Uniti non possono più svolgere il ruolo di consumatore di ultima istanza a livello globale e chiedono un maggiore impegno economico internazionale a Cina ed Europa.In altre parole, gli Stati Uniti non possono più fungere da “banca mondiale” del credito per il consumo di beni e servizi prodotti nel resto del mondo, indipendentemente dall’importanza e dal peso internazionale del dollaro. Di fatto, sia la Cina che l’Europa hanno costruito la loro crescita economica sull’export e sulla riduzione dei costi dei beni intermedi, ma questa strategia sta diventando sempre meno sostenibile – e tollerabile – per gli Usa. La nuova geografia economica globale e il peso crescente di Cina ed Europa impongono una ripartizione più equa delle responsabilità politiche, economiche e della domanda aggregata (effettiva).
In particolare, gli Stati Uniti minacciano i paesi europei perché hanno beneficiato dei mercati statunitensi senza adottare alcuna reale politica di discontinuità: l’austerità promossa e sostenuta dall’Europa – condizione essenziale per un modello di crescita economica basato sulle esportazioni – ha finito per comprimere la domanda interna, ridurre le importazioni e, di conseguenza, alterare gli equilibri economici internazionali. Pur riconoscendo il ruolo fondamentale del dollaro nel commercio globale, è evidente che gli Stati Uniti non sono più disposti a rimanere il consumatore di ultima istanza e a sostenere da soli la domanda effettiva mondiale.
Se osserviamo la guerra dei dazi con uno sguardo laico, risulta difficile dare completamente torto a questa posizione: né l’Europa né la Cina hanno assunto un ruolo attivo nella gestione dell’economia mondiale, lasciando gli Usa soli nell’affrontare questa complessa transizione geopolitica, al netto degli acquisti di debito pubblico statunitense da parte degli investitori esteri – l’Europa ha superato la Cina nel 2023. Se guardiamo al saldo commerciale statunitense verso il mondo dal 2001 al 2022, è molto più facile capire le ragioni economiche degli Stati Uniti: il saldo commerciale complessivo passa da -411.819.738 nel 2001 a -1.310.812.333 migliaia di dollari nel 2022; verso i principali Paesi europei (Germania, Francia, Italia e Irlanda) passa da -64.647.248 nel 2001 a -201.035.645 nel 2022; verso la Cina passa da -83.085.352 nel 2001 a -421.851.068 migliaia di dollari nel 2022.
Gli Stati Uniti, fin dai tempi di Obama, mal sopportano le politiche economiche restrittive europee, che puntano alla crescita economica basata sulle esportazioni. L’Europa e la Cina sono stati i primi beneficiari della globalizzazione e del mercato statunitense, ma non sono disposti ad assumere alcun ruolo internazionale. L’Europa, come la Cina, dovrebbe contribuire al nuovo equilibrio economico internazionale facendosi carico degli oneri che spettano alle grandi potenze. La Cina sembra avere maggiori strumenti macroeconomici per assumersi questa responsabilità e troverà un punto di equilibrio con gli Stati Uniti, ma l’Europa è ancora intrappolata nelle politiche di austerità e non mostra segnali di maturità internazionale. La controversa iniziativa della Commissione di destinare 800 miliardi di euro al rafforzamento dell’esercito europeo – che di fatto non esiste – sembra pensata per ripristinare un equilibrio del surplus commerciale europeo nei confronti degli Stati Uniti. Considerando che il 70% delle forniture militari europee proviene dagli Stati Uniti, circa 560 miliardi di euro sugli 800 stanziati (a debito) potrebbero costituire una compensazione – seppur sproporzionata – dell’avanzo commerciale europeo, configurandosi come una sorta di moderno “Piano Marshall” al contrario.
Prima di impegnarci in misure sciagurate che soddisfano solo gli appetiti di qualche politico europeo decaduto, sarebbe il caso di considerare le grandi sfide tecno-economiche da affrontare e misurarci alla pari con Stati Uniti e Cina. La questione economica e politica che nessuna organizzazione sindacale, partito o istituzione europea vuole affrontare travalica il piano per il riarmo, che a questo punto appare come un impegno molto provinciale.