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 2025  marzo 25 Martedì calendario

Sfiduciati dalla politica, attenti al clima Per gli italiani l’ambiente è una priorità

Italiani sempre più sfiduciati dalla politica, ma non dalla democrazia. E, in contrasto con i tempi che stiamo vivendo, dove ad esempio nell’amministrazione americana come in diverse cancellerie al potere ci sono i negazionisti, più ambientalisti. Prevale infatti il timore per i mutamenti climatici con la conseguente richiesta di politiche coerenti e la disponibilità di molti a cambiare gli stili di vita individuali e gli investimenti.
Lo spiega la seconda rilevazione del centro di Polidemos- Ipsos, frutto della partnership creata all’inizio dello scorso anno tra il Centro di ricerca sulla democrazia dell’Università Cattolica e la società di indagini di mercato e sondaggi di opinione, presentata ieri a Milano.
Crescono scetticismo e disaffezione per la politica, ulteriore conferma del sentimento che percorre il Paese che spinge la metà del corpo elettorale a disertare le urne. Infatti il 34% dichiara di seguire la politica in maniera interessata senza partecipare attivamente e solo il 16% afferma di partecipare con interesse e passione. La somma è il 50% esatto, la metà degli intervistati. Il report sottolinea che non è dunque un buon periodo per la democrazia. Il senso di vera e propria “inutilità” della politica rispetto alle dinamiche economiche globali, la percezione dell’inconsistenza della classe politica e della sua distanza dalla gente comune, la sfiducia anche verso il sistema mediatico, e la più generale percezione di un declino della nostra società sono tutte tendenze che si consolidano e rafforzano, con ampie e crescenti maggioranze ormai pessimiste. Il 60%, ad esempio, pensa che la politica oggi non conti molto, sono l’economia e i mercati internazionali a decidere tutto. Il 65% del campione ha perso poi fiducia nei mezzi di informazione, che della democrazia dovrebbero essere un pilastro.
Tuttavia, elettrici ed elettori italiani secondo la ricerca Polidemos- Ipsos non stanno cercando scorciatoie e uomini o donne forti. Solo il 31% pensa infatti che sia preferibile una maggiore concentrazione di poteri in un’unica figura di vertice. Il 68% chiede una maggiore partecipazione. «In questa indagine – spiega Andrea Scavo, direttore Public Affairs di Ipsos – abbiamo voluto approfondire il tema e capire cosa implicasse la convinzione che “la democrazia ormai funziona male, è ora di cercare un modo diverso per governare l’Italia”. Abbiamo scoperto che il “modo diverso” per la maggioranza degli italiani – fortunatamente! – corrisponde a un sistema maggiormente democratico, con il rafforzamento della partecipazione dei cittadini e degli strumenti di democrazia diretta».
Quasi la metà, collocata in un asse politico trasversale, dice no al radicalismo e crede che le istituzioni si possano rendere efficienti con un piano di riforme graduali, da realizzare nel tempo e con serietà.
Ma, a sorpresa, è sui mutamenti climatici che gli italiani secondo l’indagine trovano l’accordo. Credono in larga maggioranza che occorra agire per mitigarlo riducendo le attività inquinanti. Una maggioranza di rispondenti è anche disposta a cambiare comportamenti “ambientalisti” per contribuire a mitigare la crisi climatica consumando prodotti locali o abbracciando la mobilità dolce o con i trasporti pubblici anziché con l’auto privata, riducendo la temperatura o le ore di riscaldamento nell’abitazione, i viaggi aerei e i consumi di carne rossa. Oltre un terzo degli intervistati (in egual misura a chi si dichiara contrario) è d’accordo anche ad acquistare solo alimenti e capi di abbigliamento sostenibili, come a investire i risparmi in fondi o progetti imprenditoriali a sostenibilità ambientale certificata.

«In breve, gli italiani sono disposti a compiere sacrifici per proteggere clima e ambiente commenta il politologo della Cattolica Martino Mazzoleni finché questi non comportino aggravi finanziari. Il potere d’acquisto delle famiglie, quindi, rimane una variabile critica per la lotta al cambiamento climatico. Vi sono, però, segnali promettenti di una crescente consapevolezza sull’impatto ambientale di attività sino a poco tempo fa considerate assolutamente normali e legittime, come costruire case e capannoni su terreni vergini o fumare negli spazi pubblici».
Milano fa scuola, il 62% degli intervistati è favorevole a un’ulteriore riduzione degli spazi dove è consentito fumare anche in pubblico mentre quasi tre quarti è favorevole a una limitazione del consumo di suolo sostenendo che le autorità devono limitare le costruzioni in aree verdi e favorire il riuso e la rigenerazione di aree ed edifici non utilizzati. Sul tema diverse regioni hanno già legiferato, si attende ancora un intervento normativo statale. Inoltre, il 20% ritiene che occorra scoraggiare la proprietà di animali domestici per ridurre l’impronta ecologica legata alla produzione del loro cibo e allo smaltimento dei rifiuti. Ma è forte anche la richiesta di non lasciare i costi della transizione energetica sulle spalle dei cittadini. Un’ampia maggioranza di intervistati si dice favorevole all’incentivazione per la produzione di energia rinnovabile e per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali, sulle quali la legge di bilancio 2025 ha introdotto varie limitazioni. Più basso il favore alla limitazione alla circolazione per i veicoli più inquinanti (48%), ma soprattutto alla costruzione di centrali nucleari (42%) riproposta dal governo.