corriere.it, 24 marzo 2025
Crac delle banche popolari venete, 41 mila creditori chiedono 5,6 miliardi ai liquidatori
Crac delle ex popolari, i liquidatori chiudono i conti con i creditori ammessi. Oltre 41 mila richieste d’insinuazione per 5,6 miliardi di euro, ammessi solo per meno della metà, 2,4 miliardi. E una conclusione: su questi crediti, con tutta probabilità, nessuno vedrà un euro. A quasi otto anni dalle liquidazioni di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il 25 giugno 2017, ha contorni paradossali l’esito del mastodontico lavoro compiuto dai commissari liquidatori, partito il 22 febbraio 2018 e andato avanti per oltre sette anni, della redazione dello stato passivo. I commissari (Giustino Di Cecco, Claudio Ferrario e Francesco Schiavone Panni per Bpvi, Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Giuseppe Vidau per Veneto Banca) hanno comunicato la chiusura del lavoro con relazioni parallele datate 20 marzo, giorno in cui gli stati passivi sono stati depositati ai tribunali di Vicenza e Treviso e in Banca d’Italia.
I numeri
Il lavoro parallelo ha condotto a risultati differenti nei numeri. Nel caso di Bpvi, oltre 28 mila le richieste d’insinuazione al passivo, per 3 miliardi di euro (2,8 i crediti chirografi, 196 milioni i privilegiati, 2 milioni in prededuzione), per poco più della metà – 15 mila richieste per 2 miliardi, il 70% del totale – su pretese degli azionisti legate a violazioni sulla compravendita delle azioni. Ma a Vicenza ci sono anche molte richieste di obbligazionisti subordinati, oltre 12 mila per 587 milioni; 845 le istanze di altri creditori, per 370 milioni, il 12% del totale. In Veneto Banca, le richieste d’insinuazione sono meno della metà rispetto a Vicenza, 12.527 per 2,6 miliardi. Le pratiche degli azionisti, 11 mila, nel caso di Montebelluna sono l’88% del totale, ma solo il 59% dell’importo, 1,5 miliardi. Opposto, rispetto a Vicenza, il quadro sulle obbligazioni: solo 451 domande, ma con un importo superiore a Vicenza, 635 milioni; 436 i milioni chiesti dagli altri creditori, con quasi mille domande.
Crac delle banche popolari, 41 mila creditori chiedono 5,6 miliardi ai liquidatori
Esclusi e ammessi
Il vaglio dei liquidatori ha escluso le richieste dei soci che avevano firmato la transazione tombale con le banche del 2017. Nella valutazione sulle azioni, tenuto in conto anche il periodo d’acquisto, tra il primo gennaio 2013 e il 31 marzo 2015, compresi gli aumenti di capitale. Il risultato, nel caso di Bpvi, ha escluso 1,6 miliardi di crediti, facendone entrare 1,4: 1,2 quelli ammessi (6,3 milioni con privilegio, 636 milioni chirografi, 577 milioni chirografi postergati), 198 milioni gli ammessi con riserva. Nel caso di Veneto Banca, esclusi 1,5 miliardi di crediti. Ammessi 993 milioni (9,5 con privilegio, 353 chirografi, 630 chirografi postergati) e 33 milioni con riserva, per 1.028 milioni totali.
Le opposizioni
Gli esclusi hanno ora 15 giorni dal ricevimento della comunicazione per opporsi. In ogni caso dalla liquidazione i creditori non possono attendersi nulla, come i commissari hanno già scritto più volte nelle relazioni annuali, usando la formula che «non sono ravvisabili concrete prospettive di soddisfacimento dei creditori» diversi da Intesa e dallo Stato. Questo, in particolare, per le cifre che le liquidazioni dovranno ripagare, con il recupero dei crediti deteriorati, a Intesa e allo Stato prima dei crediti chirografi, secondo quanto stabilito dalla legge di liquidazione. Succede per i prestiti, garantiti dallo Stato, concessi da Intesa alle liquidazioni subito dopo la partenza delle gestioni, 3,2 miliardi nel caso di Vicenza e 3,1 in quello di Montebelluna. Vi si aggiungono 2,4 e 2,3 miliardi di oneri di ristrutturazione e di contributi sul capitale al momento della liquidazione dati a Intesa (che si era presa le due banche) dallo Stato, e che li aveva dati da recuperare ai liquidatori.
I prestiti
Infine sul conto ci sono i prestiti fatti da Intesa alle liquidazioni per farsi ripagare i crediti retrocessi come deteriorati dopo la fine delle banche: 621 milioni a Vicenza, 334 a Montebelluna. In tutto, il conto da restituire, prima dei creditori, è di 11,9 miliardi: 6,2 per Bpvi e 5,7 per Veneto Banca. In Veneto Banca, i commissari avevano già comunicato che la gestione, fino al 2022, su 6 miliardi di patrimonio, ne aveva recuperati 2,2, 2 dei quali andati a Intesa. Resta un patrimonio di 1,8 miliardi.