corriere.it, 24 marzo 2025
Processo a Gérard Depardieu, accusato di violenza sessuale: l’attore chiamato alla sbarra
Il grande attore Gérard Depardieu, monumento del cinema francese, 76 anni, è sotto processo a Parigi perché accusato di aggressioni sessuali durante le riprese del film «Les Volets verts», girato nel 2021. Le accusatrici sono una decoratrice e un’assistente alla regia, secondo le quali Depardieu le avrebbe ripetutamente toccate e palpate proferendo frasi a carattere sessuale.
Nell’ottobre 2024 il processo era stato rinviato perché l’attore non si era presentato per motivi di salute. Derpardieu poi resta indagato in un altro caso per stupro e violenza sessuale nei confronti dell’attrice Charlotte Arnou, e sono una ventina le donne che lo accusano a vario titolo di comportamenti illeciti.
Se riconosciuto colpevole nel processo per il film «Les volets verts», Depardieu potrebbe essere condannato fino a cinque anni di carcere e a una multa di 75 mila euro. Il processo di Depardieu è il caso #MeToo di maggiore rilievo arrivato in tribunale in Francia. Il mese scorso un tribunale francese ha giudicato il regista Christophe Ruggia colpevole di aver abusato sessualmente dell’attrice Adele Haenel quando era minorenne.
Il sostegno alle accusatrici, l’arrivo di Depardieu
Davanti al tribunale di Parigi alcune decine di militanti si sono radunati per dare sostegno alle accusatrici di Depardieu. L’attore si è sempre dichiarato innocente e secondo il suo avvocato prenderà la parola in aula per ribadire la sua posizione.
Depardieu, vestito di nero, sembra camminare meno a fatica, rispetto ad altre occasioni pubbliche, mentre raggiunge il suo posto nella sala 213 al secondo piano del tribunale di Parigi. L’udienza è stata organizzata in modo da tenere conto delle sue condizioni di salute, perché è cardiopatico e diabetico. Sembra disteso, lancia sorrisi e baci ai famigliari e amici venuti a sostenerlo seduti vicino a lui, accanto all’avvocato Jérémie Assous. Sull’altro lato della sala siedono le parti civili, e le militanti femministe che poco prima davanti al tribunale hanno dato vita a una manifestazione contro Depardieu. Ad accusarlo ci sono Amélie, 54 anni, decoratrice, e Sarah (nome cambiato), 34 anni, assistente alla regia. Entrambe sostengono di essere state vittime di aggressioni sessuali e di frasi oltraggiose sul set del film «Les Volets Verts», girato nel 2021 da Jean Becker. Gli agenti ricordano che è vietato fare fotografie e che i telefonini devono essere spenti. Poi l’udienza, alle 13 e 45, può cominciare. Il presidente della giuria chiede che il silenzio «venga perfettamente rispettato» durante il dibattito, e ammonisce che al primo abuso chiederà che l’udienza prosegua a porte chiuse.
Inizia il processo
Depardieu viene chiamato alla sbarra per la conferma dell’identità. «Può mantenere il silenzio se lo desidera», gli dice il presidente della giuria, ma Depardieu dice che vuole fare una dichiarazione preliminare. Il magistrato allora ricorda prima di che cosa l’attore è accusato: aggressione sessuale toccando il sesso, il seno e il sedere sopra i vestiti delle due donne, in due distinte occasioni.
Si passa poi alla conferma dell’identità dei testimoni, e dopo un signore che dice di «lavorare per Gérard quando è sul set», cosa che non accade più da anni, la seconda testimone è Fanny Ardant, la grande attrice francese che nel secondo giorno dell’udienza, martedì, prenderà la parola in difesa di Gérard Depardieu. Dopo avere confermato identità e luogo di residenza «vicino al metro Cluny-Sorbonne», Fanny Ardant esce dalla sala rivolgendo un sorriso a Depardieu.
A parte l’assistente di Depardieu e la sua amica Fanny Ardant, i testimoni convocati dall’accusa e dalla difesa sono persone che lavoravano sul set del film «Les Volets Verts» o di altri film: costumisti, addetti alle luci, responsabile dei camerini. Il regista Jean Becker, che era atteso, non si è presentato.
Il presidente elenca le condizioni della deposizione di Depardieu alla luce del suo stato di salute: non deve superare le sei ore, spuntino ogni tre con pausa di 15 minuti, possibilità di mangiare barrette energetiche durante l’udienza e di usare lo smartphone per verificare lo stato glicemico.
Mentre il presidente convoca gli avvocati della difesa e dell’accusa per mettere a punto alcune questioni procedurali, Depardieu scherza con gli illustratori seduti alla sua sinistra che sono incaricati di disegnare i protagonisti del processo.
L’avvocato di Depardieu, Jérémy Assous, e la legale di una delle due accusatrici, Carine Durrieu Diebolt, faticano a mascherare l’antipatia reciproca.
Parla l’avvocato dell’attore: «Questo caso incarna perfettamente la violazione del principio della contraddizione tra le parti. Ogni parte deve essere trattata in modo uguale, senza favoritismi. In questo procesos, abbiamo la prova che i principi più elementari della giustizia sono stati calpestati. Il pubblico ministero ha immediatamente deciso di porre Gérard Depardieu in custodia cautelare, senza avere niente in mano. Solo la parola di un’accusatrice, senza alcuna testimonianza, senza prove».
L’avvocato attacca duramente il pubblico ministero, accusandolo di non avere tenuto contro dei diritti della difesa e, tra le righe, di avere passato gli atti dell’inchiesta a Mediapart che ha poi dato la notizia «in esclusiva».
La difesa: Accusa di aggressione arma atomica, 19 testimoni mai sentiti
L’avvocato di Depardieu continua: ho 19 testimonianze di persone che assicurano che quel giorno e in quel momento non hanno visto alcuna aggressione. Ma nessuno di questi testimoni è stato sentito durante la stesura del processo verbale.
L’avvocato della difesa ricorda che in quest’epoca un’accusa di aggressione sessuale «è un’arma atomica, capace di annullare socialmente». «Una donna, Amélie, dice di essere stata aggredita, e cita un testimone a conferma, che però dice di non avere visto nessuna aggressione sessuale. L’addetto alle luci era seduto accanto a Depardieu, e ha confermato solo che Depardieu, mentre era seduto, ha chiamato la donna, e quando lei si è avvicinata lui ha messo le mani sulle sue anche mentre parlavano. Ma nessun insulto, nessuna aggressione né fisica né verbale. Mettere le mani sulle anche dipende dal contesto, non c’era alcuna connotazione sessuale».
L’avvocato di Depardieu ricorda poi che la distruzione dell’immagine di Depardieu ha trovato il suo culmine nella trasmissione “Complement d’enquete” che ha diffuso le immagine del suo viaggio in Corea del Nord. «Solo che il passaggio in cui fa commenti sessuali su una bambina di 10 anni è falso, frutto di un montaggio. Quel passaggio ha ucciso mediaticamente Depardieu, ma è falso, perché quei suoi commenti non riguardano affatto la bambina».