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 2025  marzo 24 Lunedì calendario

Turchia, Imamoglu sfiderà Erdogan alle presidenziali del 2028. Scontri e oltre mille arresti nella notte a Istanbul

Un mucchio di scarpe abbandonate in piazza Saraçhane davanti al municipio di Istanbul è il memento della terribile notte di violenza trascorsa ieri. Dieci i giornalisti arrestati, tra cui quello della France Presse Yasin Akgul, decine di giovani feriti dalla polizia che ha usato manganelli, proiettili di gomma, spray urticante come mai prima.
Nella fuga molti ragazzi hanno perso le calzature che ora vengono ammucchiate proprio sotto le transenne che circondano il palazzo comunale dove ieri tanti hanno trovato rifugio dalla violenza. «Vi prego chiamate un’ambulanza, mi sento male, ho dolore ovunque» grida una ragazza in lacrime a un agente che le replica: «Perché sei qui, questa è un’attività illegale». I video, pubblicati su X, sono un pugno nello stomaco. Tra i feriti c’è anche il deputato del Chp Mahmut Tamal che in questi giorni è stato molto attivo nelle proteste: «Questo è chiaramente un crimine – ha scritto su X, pubblicando la sua foto  – questo non è solo un attacco fisico ma alla democrazia e ai diritti umani».
I dati del ministero
Il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya, in una dichiarazione postata sul social network, accusa i manifestanti di aver tirato acido contro gli agenti: «Quelli che scendono in piazza dovrebbero pensare bene a quello che fanno». È la stessa tattica usata durante le proteste di Gezi Park nel 2013 quando il presidente Recep Tayyip Erdogan accusò i ragazzi che avevano occupato il parco di essere dei çapulcu, vandali in turco. «Spray anti-insetti per gli insetti che ci hanno lanciato l’acido» è il post di un poliziotto pubblicato su X. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno dal 19 marzo, quando è esplosa la protesta, sono state 1.133 le persone arrestate mentre 123 gli agenti feriti (non ci sono numeri sui manifestanti ricoverati).
Turchia, Imamoglu sfiderà Erdogan alle presidenziali del 2028. Scontri e oltre mille arresti nella notte a Istanbul
Le scarpe dei manifestanti ammucchiate sotto le transenne
Intanto stamattina è arrivato l’annuncio ufficiale che Ekrem Imamoglu sarà lo sfidante del presidente Recep Tayyip Erdogan alle elezioni presidenziali del 2028 dopo la giornata convulsa di ieri in cui i giudici ne hanno decretato la detenzione, con il conseguente viaggio verso il carcere di Silivri, e il ministero degli Interni lo ha destituito dall’incarico, facendo così salire a 13 i sindaci destituiti in tutto il Paese. Ma allo stesso tempo un numero impressionante di persone, 15 milioni, di cui soltanto un 10% di iscritti al partito, domenica ha messo la scheda nelle urne convocate dal Chp, il partito secolarista fondato da Kemal Mustafa Atatürk, per consacrare il sindaco di Istanbul il candidato prescelto per sfidare il Sultano.  
Il giorno dopo le primarie, è arrivato anche il commento del presidente, che ha bollato la tornata elettorale del Chp «uno spettacolo teatrale»: «Quando calerà il sipario il loro spettacolo sarà finito», ha aggiunto Erdogan tornando a definire i manifestanti «terroristi di strada».
Il messaggio dal carcere
Dal carcere di Silirivi, dove è rinchiuso da ieri, Imamoglu ha mandato un messaggio a tutti quelli che lo stanno sostenenendo: «Ciao a tutti, buon Ramadan, miei preziosissimi cittadini, madri, padri, zie, zii, cari giovani, miei figli di diamante; vi abbraccio calorosamente con amore e rispetto. La rivoluzione democratica ha avuto luogo e il 23 marzo il candidato presidenziale è stato eletto dal popolo con i voti dei miei compagni del CHP e di tutti i nostri cittadini. Questa è una situazione magnifica. La speranza è molto grande. Perché insieme alla nostra nazione; rappresentiamo i nobili valori della Repubblica di Turchia, la democrazia. Rappresentiamo il futuro, la giustizia, lo stato di diritto, l’uguaglianza, l’unità, la solidarietà». Il sindaco deposto ha anche invitato chi scende in piazza a «stare lontano dai conflitti e ha rivoltuo un appello «alle nostre forze di sicurezza, agli ufficiali di polizia, che amo molto, trattate bene le persone».
Appuntamento a Besiktas
La protesta, comunque, va avanti. Come ha annunciato al Corriere della Sera la sindaca di Uskudar Sinem Dedetas in questa intervista.
«No, non dovremmo abbandonare le strade. Sì, la polizia interviene e il leader del nostro partito Özgür Özel ha chiesto agli agenti di fermarsi. Si è rivolto loro e ha detto: “Questi sono anche i vostri figli (riguardo ai giovani) e sono qui per difendere la democrazia”. Voglio sperare che la polizia sia indulgente con i giovani. L’abbandono delle strade significherebbe accettazione e non dovremmo mai farlo. Questa non è una lotta per il posto di una persona, voglio sottolinearlo. Questa è la nostra lotta per vivere in un Paese libero e democratico. Le strade sono importanti per raggiungere questo obiettivo. Vorrei aggiungere che il nostro partito ha invitato le persone a non trasformare questo in un atto di violenza e vandalismo. Le persone che sono in strada e i giovani sono stati molto attenti. Sanno che dovrebbero agire con calma».
L’appuntamento è per stasera alle 17,00 a Beşiktaş, uno dei quartieri secolaristi di Istanbul, nella parte europea.  Dopo un primo divieto di quattro giorni, il prefetto di Istanbul ha esteso il divieto di manifestare fino al 27 marzo mentre ad Ankara e nel terzo centro del Paese Smirne lo stop durerà cinque giorni.
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La protesta nelle università
Gli studenti di diverse università tra cui quella di Ankara, di Bilkent e di Istanbul hanno deciso di boicottare le lezioni in segno di solidarietà con il sindaco Imamoglu e per protestare contro i metodi usati dai rettori che, in alcuni casi, hanno impedito loro di uscire dai campus. I banchi, dunque, sono rimasti vuoti mentre si organizzavano picchetti e riunioni nei giardini degli atenei.