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 2025  marzo 24 Lunedì calendario

Guerritore e il nudo integrale: mi hanno scelto perché sono una 60enne non rifatta. E per questa non contraffazione la serie ha trionfato in tutto il mondo

Monica Guerritore parla subito di quello che da tre anni ha nel cuore, il film su Anna Magnani. Ospite del Bif@st di Bari, entra al Teatro Petruzzelli e dice: «Anna Magnani, quando il cinema la mise da parte, dopo la vittoria all’Oscar per La rosa tatuata, disse: torno a teatro, torno a volare». Poi si rivolge al pubblico: «Sapete perché gli attori aprono le braccia a fine spettacolo? Perché l’applauso li solleva in aria».
Di Anna – Una voce umana, è anche sceneggiatrice e, come regista, all’esordio al cinema. Riprese al via il 26 aprile, sono tre anni che tribola per farlo: «Ho avuto il vento ostinato e contrario, le produzione vanno per conto proprio. Non me l’aspettavo. E non c’è neanche un film sulla Magnani. Sarà dedicato ad Andrea Purgatori, che revisionò la sceneggiatura».
Si parte dal 21 marzo 1956, la notte in cui la grande attrice aspetta l’Oscar: «Lei sta a casa accanto al telefono di bachelite nera, in attesa del verdetto, ma l’attesa si può associare a La voce umana di Cocteau, cioè alla telefonata disperata al suo amore, Rossellini, poco dopo che lui la lasciò per Ingrid Bergman, che il monologo di Cocteau l’aveva portato in scena». Succede che Anna, «che era una nottambula e una gattara, esce per le strade di Roma e incontra il suo vissuto, il figlio malato di poliomelite mentre lei, negli stessi giorni, gira Roma città aperta; la corsa all’ospedale è la stessa di lei che nel film di Rossellini grida il nome del suo amato, Francesco!, mentre viene caricato sul camion e portato via dai nazisti».
Monica fiera delle sue occhiaie come Anna lo era delle sue rughe. Diceva: «C’ho messo una vita a farmele». La Guerritore racconterà «l’oscurità del suo sguardo, cosa accadde, il dolore della sua vita reale, e dove andò a sbattere». A Hollywood, raggiunta la vetta, improvvisamente cadde. «Quando vinse l’Oscar tutto si fermò. È la curva del destino, le donne al cinema non avevano più il suo viso, e in più non aveva un uomo accanto a sé. Ma Rossellini è sempre presente in lei». Monica dice che l’Italia era ed è più indietro rispetto all’America, dove Bette Davis continuò a recitare per tanti altri anni. «Io sono una donna grande, ho talento, esperienza, pubblico. Eppure ho avuto le porte chiuse, perché non sono nel fiume delle attrici giovani e inesperte. Paola Cortellesi è andata ai confini della menopausa per fare Ancora domani, il suo primo film da regista». Per le donne «deve contare il talento, non i numeri. E la credibilità: «Quando Fellini propose ad Anna Magnani Le notti di Cabiria, lei spiegò così il suo no: ah Federi’, che mi faccio chiudere in un armadio mentre l’amante mio sta con un’altra?».
Le attrici devono combattere di più: «Quando finì il mio matrimonio con Gabriele Lavia (dei tradimenti mi accorsi leggendo delle iniziali sul suo cellulare, A, R, i nomi delle amanti), mi proposi in Madame Bovary, un’altra donna sola. I produttori obiettavano: e Lavia non c’è? Dopo, scelsi di interpretare il coraggio di Giovanna d’Arco».
E si parla del corpo, che per un’attrice «è tutto», parlando di Inganno di Pappi Corsicato, la serie dei record su Netflix, dove Monica viene raggirata dal suo atletico amante per una rivale più giovane: «Quella donna si perde dietro a un amore scandaloso. Volevano un’attrice con le spalle grosse e non rifatta, non lo dico in termini spregiativi, tutte le donne vogliono star bene, ma non si vuole essere contraffatte. Se una donna di 60 anni doveva sembrare che ne avesse 40, il pubblico non si sarebbe identificato. Per questo è piaciuta ovunque, dalla Tailandia alla Corea. Inganno è Eros che porta con sé Psiche, abbandonata su una rupe, è la fiamma che si sprigiona, quella donna, sola in una enorme villa, con l’amore ritrova l’energia. L’amore di una donna tra i 50 e i 70 anni non viene mai affrontato. O siamo zie, o nonne o capitane d’industria. Invece quella zona del femminile va raccontata, senza falsità o infingimenti. Quella donna si umilia, implora il giovane amante, cosa vuoi che ti faccia. Ma alla fine dirà: Io sono la padrona del mio destino».