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 2025  marzo 24 Lunedì calendario

L’ipotesi Vannacci vicesegretario di Salvini non piace ai fedelissimi che abbandonano il generale

Doveva essere uno tsunami, finirà in un bicchier d’acqua: una tessera di partito in tasca e magari la poltroncina, assieme ad altri tre, da vicesegretario della Lega.
Per ora è questo l’epilogo dell’epopea vannacciana, con un capitale politico di oltre mezzo milione di preferenze alle scorse europee inglobato, o ingabbiato, da Matteo Salvini. È per tutte queste ragioni che i fedelissimi di Roberto Vannacci che speravano nella costruzione di una cosa nuova a destra, uno a uno, se ne stanno andando: il primo fu Marco Belviso nel nord-est; poi i camerati – nel senso militare del termine e non solo – Fabio Filomeni, Bruno Spatara e Gianluca Priolo; nei giorni scorsi ha salutato l’ex candidato sindaco del centrodestra a Livorno Fabio Romiti, a giorni toccherà all’ex senatore Umberto Fusco, colui che si inventò “Noi con Vannacci”.
Intanto, fronte Carroccio, i rumors sono sempre più insistenti. Il congresso di Firenze tra due settimane potrebbe sancire un ruolo formale per il generale sospeso dall’esercito (che a quel punto comincerà a versare quote al partito, come tutti gli altri). Assieme a Claudio Durigon, Alberto Stefani e Andrea Crippa potrebbe diventare vice di Salvini, ruolo più che altro onorifico ma utile per il vicepremier, sul piano politico, a rafforzare la fisionomia nazionalista della Lega. Due uomini di destra, due più “autonomisti”. Le maglie larghe del regolamento congressuale scritto da Roberto Calderoli consentirebbero la nomina dell’eurodeputato eletto come indipendente. Nella Lega, il partito dove tutti si lamentano ma nessuno ci mette mai la faccia per farlo, sono già cominciati i mal di pancia per la possibile promozione interna del generale, specie tra Lombardia e Veneto, ma che, probabilmente, non regaleranno alcun fuoco d’artificio: al massimo qualche petardo isolato che lascerà il tempo che trova.
Dopodiché, il Vannacci che si immaginava un grande leader capace di insidiare finanche Ignazio La Russa, dopo mesi di ambiguità e indecisioni è sceso a più basse aspettative, deludendo quindi coloro che stavano costruendo lo sbocco super sovranista autonomo dal centrodestra e dalla Lega. “Il Coraggio Vince, ma la poltrona comoda piace”, è la sentenza impietosa di Romiti, che fa il verso al secondo libro del generale. “Apprezzo Salvini e il suo goffo tentativo di fare una politica sovranista a fianco della Meloni e rimanendo sempre alleati a Forza Italia. Il mio timore è che questo percorso, sia l’ennesima presa in giro agli elettori. Quando siamo partiti con il comitato, dove ero vicepresidente nazionale, attorno a noi, in modo spontaneo, si sono raggruppate tutte le forze che non accettano questo modello tecnocratico e globalista. I cittadini hanno ben chiaro che questi poteri forti perseguono i propri interessi economici fregandosene dei veri bisogni di una società civile”.
Sbaraccato il Mondo al contrario – il sito ora risulta in costruzione -, associazione politica nata sulla scia del primo libro e che si stava muovendo come un partito nascente, ridotto tutto a organismo di cui è portavoce uno stipendiato dal Parlamento europeo via Vannacci e che nei fatti si traduce in delle chat territoriali (i cosiddetti team Vannacci), a breve se ne andrà anche Fusco, che della Lega era stato senatore, l’aveva poi lasciata, e ora certo non potrà tornare nel Carroccio per seguire il generale. Il quale, annota amaro un ex sodale, «alla fine ha pensato solo ai fatti propri». La compagnia dell’anello s’è quindi dissolta.