repubblica.it, 24 marzo 2025
Dalle auto al vino, la grande corsa degli esportatori per anticipare i dazi di Trump
Non si sa ancora chi colpiranno. Non si sa ancora che portata avranno. Ma un risultato i dazi di Trump lo hanno già avuto: scatenare una corsa dei grandi esportatori globali a recapitare le loro merci negli Stati Uniti prima del 2 aprile, giorno di entrata in vigore delle tariffe reciproche, ribattezzato da Trump “liberazione nazionale”. Dalle auto europee e asiatiche, che saranno quasi certamente tassate, ai vini francesi o italiani, ai semilavorati di cui hanno bisogno le aziende americane, il traffico di container verso i porti statunitensi nelle ultime settimane è esploso, raccontano al Financial Times gli operatori del settore. E tutto fa pensare che – in attesa di capire se i dazi riusciranno davvero a ribilanciare le cose – il primo trimestre si chiuderà per gli Stati Uniti di Trump con un deficit commerciale da record.
Una fila di automobili
L’accelerazione riguarda prima di tutto le automobili, al centro delle rivendicazioni mercantiliste di Trump. A febbraio le spedizioni di veicoli dall’Europa agli Stati Uniti sono aumentate del 22% rispetto allo stesso mese del 2024, quelle dal Giappone del 14, quelle dalla Corea del Sud del 15. E sarebbero state ancora di più, se non fosse per la scarisità di specifiche navi cargo. Corrono contro il tempo anche le case che finora hanno rifornito il mercato americano da Canada o Messico, visto che il 2 aprile dovrebbe scadere – condizionale sempre d’obbligo con Trump – anche la tregua di un mese concessa dalla Casa Bianca a quei due Paesi. Molti produttori stanno spostando le vetture nei magazzini in territorio americano prima del fatidico giorno.
Scorte di vino e medicine
Nel comparto alimentare la corsa a fare scorte sembra essere iniziata anche prima, subito dopo la rielezione di Trump. Lo scorso novembre, ha detto l’Unione italiana vini, l’export di spumanti italiani verso gli States è cresciuto del 41% in volume. Negli ultimi giorni, dopo che la guerriglia commerciale ha coinvolto gli alcolici, con la minaccia europea di colpire il whisky e quella trumpiana di tariffe al 200%, alcuni grandi e-commerce di settore hanno registrato grandi incrementi di ordini di vini europei dagli Stati Uniti. Potrebbe essere già troppo tardi però: tre giorni fa l’alleanza americana dei commercianti all’ingrosso di vino ha chiesto a tutte le aziende di fermare le spedizioni, visto che le merci che prendono il mare ora potrebbero arrivare a dazi già scattati (via nave ci vogliono oltre due settimane). Le aziende che nei mesi scorsi hanno incrementato le loro scorte negli Usa vanno dai produttori italiani di parmigiano ai big giapponesi dell’elettronica come Sony. Lo stesso hanno fatto alcune imprese di un settore chiave come quello farmaceutico, finora sempre risparmiato dai dazi. Ma la scamperà anche questa volta?
Materie prime e forniture industriali
Oltre ai prodotti di consumo, c’è poi una parte di commercio meno visibile ma strategica che riguarda l’industria, cioè le materie prime o i semilavorati importati di cui le aziende americane hanno bisogno per le loro produzioni, e che potrebbero improvvisamente diventare più cari. I dati commerciali di gennaio hanno mostrato un incremento deciso di queste importazioni e quelli di febbraio un ulteriore aumento delle scorte negli Stati Uniti.
Il deficit Usa verso nuovi record
Così i dazi di Trump stanno facendo decollare il deficit commerciale americano, cioè proprio il nemico che il presidente ha giurato di sconfiggere, verso nuovi massimi storici. Dopo il record di 1.200 miliardi di dollari toccato lo scorso anno, nel solo mese di gennaio il disavanzo ha raggiunto i 131,4 miliardi, il 34% in più rispetto a dicembre, con il più grande incremento mensile registrato negli ultimi dieci anni. Si capirà se nel medio e lungo periodo la medicina tariffaria “guarirà” gli Stati Uniti, nel breve periodo sta peggiorando la diagnosi. Ma soprattutto sta evidenziando quanto il gli States siano dipendenti dal resto del mondo: una escalation di protezionismo farebbe male prima di tutto a loro.