La Stampa, 24 marzo 2025
Guerra a giudici, tv e università infedeli: così l’America di Trump scivola nell’autocrazia
Donald Trump sta facendo guerra alla democrazia americana, ma in maniera così insidiosa che la maggioranza degli americani non se ne sta rendendo conto o, quanto meno, non capisce davvero quello che sta accadendo. Peggio ancora: la maggioranza degli americani può non interessarsi proprio, anche quando comprende che le azioni di Trump rappresentano una scivolata nell’autocrazia. Stato di diritto, università indipendenti, leadership di grandi aziende e stampa libera: si sono piegate tutte alla volontà di Trump. I metodi sono diversi: minacce legali, sanzioni finanziarie, intimidazione politica. Il risultato, comunque, è sempre lo stesso: una a una, le istituzioni americane più potenti stanno cedendo alle pressioni esercitate da Trump.
Il mondo giudiziario ha già assistito a una delle capitolazioni più sconcertanti nella storia moderna. Lo studio legale d’élite Paul, Weiss – un colosso del settore, con un fatturato annuo superiore ai due miliardi di dollari e una lunga e documentata storia di supporto alle cause democratiche – è stato costretto a sottomettersi.
Trump ha preso di mira lo studio legale, guidato dal presidente Brad Karp, e lo ha accusato di lavorare contro i suoi interessi. Il motivo? Un ex socio dello studio, Mark Pomerantz, in precedenza aveva ricoperto l’incarico di procuratore a New York e aveva cercato, senza successo, di incriminare Trump con accuse penali per frodi fiscali e finanziarie. In base alla regola della vendetta, per Trump adesso è necessario rifilargli una giusta punizione.
La reazione dello studio legale è consistita nella visita di Karp in persona alla Casa Bianca, la settimana scorsa, e nella sua sconcertante capitolazione: ha acconsentito a offrire a Trump servizi legali gratuiti per un valore di 40 milioni di dollari per le cause sostenute dal presidente. Questo è lo stesso studio legale che in passato ha versato vari milioni di dollari per le campagne di Hillary Clinton e Kamala Harris: ormai lavora per Trump, senza retribuzione e sotto coercizione. Lo studio legale ha accettato anche di depennare le politiche conformi al Diversity, Equity and Inclusion (DEI) che aveva adottato e non assumerà più una percentuale di persone di colore o di donne, sposando così la preferenza di Trump per incarichi di potere assegnati a maschi bianchi.
Un altro esempio agghiacciante delle vendette personali di Trump riguarda Covington & Burling, altro prestigioso studio legale in America. Uno dei suoi avvocati – che rappresentava l’ex Procuratore speciale Jack Smith – è stato preso di mira dalla collera di Trump. Le pressioni contro Covington sono state così fulminee e tremende da provocare grande caos nello studio legale, perdite finanziarie e la decisione di rivalutare la disponibilità a occuparsi di cause che potrebbero far arrabbiare il presidente.
Alcuni esperti di questioni giuridiche hanno criticato l’operato di Trump, considerandolo una misura punitiva contro la professione di avvocato e una potenziale minaccia nei confronti del principio della rappresentazione legale indipendente. Questa escalation riflette un tentativo più ampio da parte dell’Amministrazione di dissuadere gli studi legali dall’intraprendere contenziosi contro il presidente o le sue politiche.
La campagna ricattatoria si allarga molto al di là degli studi legali. Trump ha mostrato che nemmeno le multinazionali più potenti sono al riparo dalla sua ira. Jamie Dimon, il Ceo di JP Morgan Chase, si sta comportando in modo talmente ossequioso tanto da sembrare codardo. Lo stesso vale per altri illustri leader di grandi società, che hanno trovato più facile adattarsi che resistere. Se i Ceo delle più grandi corporation americane hanno paura a contrastare Trump, che cosa ne sarà del futuro dell’indipendenza delle aziende?
Le tattiche vendicative di Trump si allargano anche ai media. I principali network televisivi, compresi ABC e CBS, i gruppi mediatici come Paramount e Disney e il proprietario di Facebook, Meta, hanno tutti deciso di pagare a Trump milioni di dollari a testa per la risoluzione di pretestuose denunce penali presentate da Trump contro di loro. Tali azioni legali sono in genere considerate futili, ma nondimeno sono efficaci nel mettere a tacere i detrattori. Le varie redazioni in tutto il Paese stanno ricevendo il seguente messaggio: sfidate Trump e ne pagherete lo scotto. Al “Washington Post”, il proprietario miliardario Jeff Bezos ha licenziato il direttore della pagina delle opinioni del quotidiano, dando poi al giornale una linea editoriale filotrumpiana. Il “New York Times” oggi fa molta più attenzione ed è cauto su quello che pubblica; chi scrive i titoli sembra orientato a evitare di offendere il presidente.
È sotto assedio perfino il ramo giudiziario – l’ultimo bastione rimasto contro il potere incontrollato dell’esecutivo. Il Dipartimento della Giustizia di Trump è guidato ora dalla sua ex avvocata personale Pam Bondi, in passato procuratrice in Florida. Dopo aver ricevuto da Trump 25mila dollari in contributi per la sua campagna elettorale, Bondi ha lasciato cadere un’inchiesta che riguardava il presidente e in seguito è diventata avvocata della difesa di Trump durante il suo primo processo per l’impeachment. Attaccando e denigrando pubblicamente i giudici che emettono sentenze contro l’Amministrazione Trump, Bondi ha fatto una cosa che non ha precedenti, come il suo capo. L’esempio più sfacciato? Un giudice ha messo in discussione il fatto che Trump è ricorso all’Alien Enemies Act del 1798 per deportare alcuni immigrati venezuelani presumibilmente collegati alle gang. Vari studiosi legali di ogni orientamento concordano nell’affermare che questa mossa è dubbia sul piano legale e a uno stesso tempo politicamente motivata. Se la causa dovesse raggiungere la Corte Suprema filotrumpiana, i suoi giudici prenderanno una decisione in base alla legge o alla loro fedeltà al presidente? Molti avvocati americani credono che la Corte Suprema non andrà contro Trump.
Gli attacchi di Trump alle università ricalcano lo stesso schema. La minaccia della sua Amministrazione di revocare un finanziamento da 400 milioni di dollari alla Columbia University – con il pretesto di aver permesso le proteste antisemite e filopalestinesi nel campus – hanno costretto alla resa i vertici dell’ateneo. Di fronte alla rovina finanziaria, la presidente a interim della Columbia, Katrina Armstrong, ha fatto entrare in vigore in tutta fretta alcune modifiche volte a compiacere la Casa Bianca: tra altre cose, ha chiuso alcuni programmi accademici e ha abrogato le iniziative conformi a quanto previsto dal Diversity, Equity, and Inclusion (DEI) act. Altre istituzioni universitarie stanno osservando e imparando: se si oppone resistenza, se ne pagheranno le conseguenze.
L’assalto impenitente e a tutto campo di Trump alla libertà di espressione nei quotidiani e nelle emittenti televisive, contro i giudici che fanno il loro lavoro, contro teoricamente chiunque lo ostacoli, ha già dato i suoi frutti. Trump ha graziato tutti i rivoltosi che hanno preso parte al 6 gennaio, compresi coloro che sono stati condannati per aver ucciso dei poliziotti. Il suo Ministro della Giustizia sta destituendo in modo sistematico chiunque abbia avuto una parte qualsiasi nelle indagini su di lui. Agenzie federali, università, multinazionali, studi legali e organizzazioni di media stanno imparando che opporsi a Trump comporta effetti devastanti. Di conseguenza, sempre meno persone sono disposte a cercare di tenergli testa. L’America si sta piegando.
Forse, l’aspetto più allarmante riguarda quello che sta capitando alla maggioranza degli americani, che non sembrano capire che cosa sta succedendo. Le questioni che riguardano studi legali o università sono troppo distanti dalla loro vita di tutti i giorni, sono troppo intricate in complessità legali e manovre politiche per essere comprese dall’americano medio. Quasi la metà della popolazione sembra approvare nel frattempo qualsiasi cosa vuole fare Trump, e chiaramente questi americani non si preoccupano se l’America è una democrazia o una semi-autocrazia. Il Partito democratico senza leader nel frattempo si finge morto, o così sembra.
In conclusione? Con così poca resistenza e senza nessuna opposizione reale, Trump potrebbe benissimo riuscire a portare a termine la sua trasformazione degli Stati Uniti. L’Europa, a quel punto, diventerà l’ultimo bastione della democrazia e dei diritti umani.