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 2025  marzo 23 Domenica calendario

Intervista a Lillo

«Se le maestranze sono in crisi tutto il cinema è in crisi, perché senza di loro non si potrebbe mai fare. Il cinema è arte di squadra e ogni problema coinvolge ciascuno di noi». Lo dice Pasquale Petrolo, per tutti Lillo, nel ritirare il suo premio al Festival del Cinema Città di Spello : «A me spiace soprattutto per i registi giovani e sconosciuti. È gravissimo, è importante che il cinema sia aiutato perché non è solo intrattenimento e incassi, è una forma d’arte e va tutelata».
Com’è Lillo spettatore?
«Amo i thriller e l’horror d’autore, ho appena visto Pearl che racconta in maniera perfetta le nevrosi del nostro tempo in chiave horror. Quando ho letto che è piaciuto anche a Scorsese, ho pensato che forse allora qualcosa capisco pure io».
Lei è un volto sempre più amato della comicità italiana, una risata ci salverà in tempi tanto complessi?
«Ridere è una medicina, chiaramente più stiamo male più va presa. E in questo momento non facile serve eccome».
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Cosa la fa ridere?
«Vario, trovo di continuo cose che mi fanno ridere, sono portato a vedere lato ironico persino delle cose drammatiche».
I politici la fanno ridere?
«I politici hanno superato di gran lunga il farci ridere, sono andati oltre. Adesso ci fanno paura: se prima erano una commedia, oggi la politica è un horror comedy. Ha fatto il giro, ma non è un giro che mi piace, è un po’ troppo».

Come si regola con il politicamente corretto?
«Nello spettacolo Movie erculeo che abbiamo portato al Teatro Olimpico di Roma con Greg abbiamo trattato tanto questo tema. Abbiamo scherzato sulla policy per cui bisognerebbe mettere tutte le etnie possibili in un film – con un regista che dice: “Ma nel mio film un attore coreano non serve” – e sull’attenzione nell’uso delle parole».
Il politicamente corretto diventa mai un’autocensura?
«A teatro mai, sui social sì, lì mi capita di trattenermi ogni tanto. Per timore che quello che scrivo possa essere frainteso, sui social è pieno di gente intelligente che fa anche dei bei commenti, ma anche purtroppo di gente che dice la prima cosa che passa per la mente».
A teatro si sente più libero?
«Chi viene a teatro viene perché mi conosce, e allora mi sento libero di dire e fare qualsiasi cosa. Sui social invece passa chiunque, anche per caso, quindi sono più attento».
Come mai non la ritroveremo nel nuovo Lol?
«Ho detto: “O lo chiamate Lil, o non lo faccio più”. Scherzi a parte, amo quel programma e ne ho fatto tutte le versioni possibili: come ospite, anche nella versione natalizia, come giudice del talent show, ora è momento di dare spazio agli altri. Magari ai giovani, dato che non lo sono più».
E Sono Lillo 3 si farà?
«Speriamo, le prime due stagioni sono molto piaciute e andate bene, ma dipende dalle dinamiche delle piattaforme».
In compenso sta preparando dei nuovi film per il cinema.
«La Marvel mi ha chiesto di portare Posaman tra gli Avengers, ma ho detto: “Posaman si mette in posa, mica salva il mondo, non mi pare il caso”. Scherzi a parte, sto girando la commedia di Andrea Jublin Rebibbia Mix Tape in cui vengo arrestato e creo una rockband in carcere, divertente ma con momenti commoventi».
Un regista con cui vorrebbe lavorare?
«Eros Puglielli, con cui ho già lavorato parecchio e con cui a maggio inizio a girare un giallo alla Invito a cena con Delitto in cui si ride».
Chi è Lillo quando nessuno lo vede?
«Non mi reputo un vip, tant’è che alle feste dei vip non vado. Per la gioia di mia moglie che invece vorrebbe uscire, sono un gran casalingo, non amo la mondanità. Preferisco guardare film e serie tv, e dipingere le mie miniature».
Sfata il mito dei comici depressi?
«La depressione per fortuna è lontana, credo arrivi quando uno non sta bene con se stesso, io per fortuna non ho problemi con la persona con cui sto da mattina a sera, cioè me stesso. Almeno per ora».