corriere.it, 21 marzo 2025
Il nuovo duello dei sessi: le ragazze votano a sinistra, i ragazzi a destra. Cosa sta succedendo (e il ruolo dei social)
Le ragazze votano “liberal”. Quindi, secondo traduzione suggerita dal dizionario, per «più diritti civili e libertà individuali», in sintesi per un’idea della vita pubblica/privata che non tema di aprire spazi e sperimentarvi soluzioni.
I ragazzi votano “contro”, avversi a quella che a loro appare un’insostenibile pressione «ideologicamente corretta».
All’incrocio di declinazioni poi diverse Paese per Paese, partito per partito, sembra essersi scavato un bivio che alla radice è culturale: le giovani elettrici tendono a sinistra; i giovani elettori sono più attratti dalle destre, in parte anche dalle varianti estreme.
L’ultimo caso è la Germania. Nella fascia compresa tra i 18 e i 29 anni, il 26% ha votato Linke, espressione di un attivismo progressista oltre la socialdemocrazia; il 21% Alternative für Deutschand, formazione radicale che ha scavalcato a destra il blocco conservatore e viene spesso definita “post nazista”. Se spacchettiamo i dati lungo il confine maschi-femmine, vediamo che la Linke ha conquistato il 35% delle donne nelle aree metropolitane e che contemporaneamente Afd ha toccato il 25% tra gli uomini under 30.
La stessa indicazione era arrivata dalle urne americane di novembre. Nell’elettorato femminile più giovane (18-24), la candidata democratica ha staccato Trump di 10 punti, ma il leader repubblicano le ha tenuto testa nella platea dei coetanei maschi fino a superarla di 2 punti tra i votanti dai 25 ai 29 anni. Netta la separazione delle motivazioni: le donne dichiarano di aver pensato ai diritti (aborto in testa) e al clima; gli uomini hanno invece indicato come preoccupazioni dominanti l’economia e la sicurezza.
Uno scenario accostabile a quello tedesco-2025 e americano-2024 si era visto in Polonia nel 2023. Dove, per la prima volta, le donne hanno votato più degli uomini, sfiorando un’affluenza del 75% (in Italia, successe dopo la Seconda guerra mondiale, con l’entusiasmo che racconta il film di Paola Cortellesi). Anche qui, soprattutto tra le più giovani, dietro la decisione di recarsi alle urne veniva indicato il timore che i diritti perdessero terreno (il nodo aborto, di nuovo) in una società in bilico tra spinte e controspinte. Di fatto, se Varsavia si è affidata all’europeismo di Donald Tusk è stato anche grazie alla trincea delle “ragazze”.
I social, luogo di formazione e battaglia per ventenni e trentenni, contribuiscono ad allargare e non a spegnere la distanza tra le due ali generazionali. La leva è la paura reciproca. È come se, alla vigilia di ogni appuntamento con scheda e matita, si attivasse un porta a porta digitale personalizzato. Nella “stanza dell’eco” al femminile, gli algoritmi fanno salire contenuti che producono spavento e rabbia davanti a sessismi diffusi, insulti, minacce. Nella stanza accanto, al maschile, stravincono i contenuti che incitano alla rappresaglia per fermare l’avanzata di presunte amazzoni devastatrici di un passato patriarcale trasfigurato in età dell’oro e dell’ordine.
Perché sta succedendo adesso? Perché i giovani, uomini e donne, si allontanano invece di riconoscersi, finalmente fuori dai solchi dei pregiudizi e delle previsioni sui propri destini?
Per i ragazzi è destabilizzante vedere le coetanee “vincere” negli anni di studio: li porta a temere che perderanno “i posti migliori”. Cosa che poi non succederà, anzi: ancora oggi in Italia, già nei primi cinque anni di vita lavorativa, le più brave della classe arretrano in termini di stipendio e carriera rispetto agli ex compagni di banco. L’esperienza dell’equità – che, certo, è una rivoluzione permanente – produce inquietudine in chi si sente “derubato” di privilegi secolari: non è un caso se i più generosi verso le donne sono i Boomer, nati tra il 1946 e il 1964, per i quali non c’è stato uno stress competitivo paragonabile.
Resta che, in una stagione di timori e risentimenti, le nuove destre sono bravissime a trovare le parole per rivolgersi all’esercito dei giovani maschi arrabbiati: sanno come intercettarne i malumori e trasformarli in benzina per la propria ascesa anti-sistema. È lo schema di Eric Zemmour, benedetto da Elon Musk, in Francia. Ma anche dei movimenti reazionari in Corea del Sud, dove in risposta le giovani si sono inventate lo sciopero delle 4B, cioè dei quattro “no” (no al matrimonio, al parto, al sesso, alle relazioni).
Tutto questo – che ci sia un duello dei sessi là dove ci aspettavamo condivisione – rappresenta una sconfitta dolorosa. Abbiamo pensato di poter mettere e lasciare al mondo figlie/figli per cui libertà e competenza erano la matrice, il seguito una storia imprevedibile. Non è tuttavia il momento di arrendersi, di assuefarsi a separazioni e belligeranze come fossero un definitivo segno dei tempi. C’è bisogno di un confronto collettivo, via dall’inerzia, come in Matteo: «Non sono venuto a portare la pace, ma la spada».