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 2025  marzo 21 Venerdì calendario

Usa, cervelli in fuga dai tagli. E l’Ue fa campagna acquisti

Il presidente americano Donald Trump ha firmato ieri un ordine esecutivo «volto a eliminare» il Dipartimento dell’Istruzione, uno dei provvedimenti più annunciati e più discussi della nuova amministrazione. L’espressione «volto a» conferma però che i repubblicani non hanno i voti sufficienti a ottenere l’approvazione del Senato: ne occorrono 60, ne mancano sette e nessun democratico appoggia il provvedimento. Parlando davanti a una platea di governatori repubblicani, Trump ha detto che lo smantellamento del dipartimento era atteso da 45 anni e che «tutti sono d’accordo» sulla necessità di abolirlo. Spende troppo, spende male e il livello di istruzione degli studenti usciti dai college peggiora in modo preoccupante. Riportare il controllo delle scuole agli stati sottraendolo al dipartimento federale è dunque per Trump il modo migliore per risparmiare e aumentare la qualità dell’insegnamento. Il presidente ha anche assicurato che le borse di studio, i prestiti e gli aiuti agli studenti a basso reddito saranno confermati affidandoli ad altri ministeri. Intanto però la Ue è pronta ad approfittare della fuga dei cervelli dai tagli: in molti, per studiare, sono pronti a trasferirsi in Europa.
LA VICENDA
Il Dipartimento era stato istituito dal presidente Jimmy Carter nel 1979. Il primo a cercare di abolirlo era stato Ronald Reagan, ma aveva poi rinunciato. Trump ha riaperto la pratica, consapevole del fatto che molti dei suoi elettori sembrano convinti che i college e le università siano ormai diventati santuari della cultura woke: in nome dell’inclusione favoriscono la razza nei processi di ammissione e utilizzano male il denaro pubblico peggiorando la qualità dell’istruzione. Il Dipartimento amministra quasi 15 miliardi di dollari l’anno e sostiene le scuole americane sulla base del principio che l’istruzione è una responsabilità federale e che bisogna aiutare i più poveri ad accedervi, difendendo i diritti civili e le minoranze. Secondo le analisi condotte dal Pew Research Center, gli americani che pensano come Trump che università e college abbiano una influenza negativa sugli Stati Uniti sono però passati dal 26% del 2012 al 45% del 2024.
Occorreva dunque, come aveva detto in passato il Presidente, «liberare le nostre istituzioni educative dalla sinistra radicale» e il primo passo è stato il dimezzamento dei dipendenti del Dipartimento, realizzato con la piena approvazione dell’ex insegnante di wrestling che lo dirige, la ministra Linda McMahon. Il New York Times ha riassunto così le novità: l’istruzione dovrà d’ora in avanti difendere la tradizione americana e la civiltà occidentale, preparando le persone a entrare nella forza lavoro e limitando le proteste e la ricerca. I tagli ai finanziamenti alle università decisi da Trump hanno già messo a soqquadro un’istituzione secolare, orgogliosa della sua indipendenza e dell’alto livello della preparazione che garantiva: centinaia di premi Nobel testimoniano il primato raggiunto dagli Stati Uniti nella scienza, nella tecnologia, nella biochimica, nel nuovo mondo digitale. Il mese di marzo ha portato nei più prestigiosi istituti del mondo solo cattive notizie.
I TAGLI
Alla Columbia University (100 premi Nobel e 125 premi Pulitzer) sono stati tagliati 400 milioni di dollari di contratti perché non aveva protetto gli studenti ebrei dalle manifestazioni in favore della Palestina. L’Università è stata chiamata a rispondere delle sue scelte ed è stato annunciato che i corsi su Medio Oriente, Asia e Africa saranno sottoposti a un controllo accademico esterno per cinque anni. Alla Pennsylvania University (38 Nobel e tre Presidenti) Trump ha negato 175 milioni perché ha fatto gareggiare donne transgender in competizioni femminili. I tagli più drammatici sono stati però quelli della Johns Hopkins University (29 Nobel, quattro ancora insegnano), costretta ad annunciare il licenziamento di 2.000 persone dopo un taglio di 800 milioni dovuto in gran parte allo smantellamento della US Agency for International Development (USAid). Circa 80 istituti di ricerca saranno chiusi, in pericolo la celebrata scuola di medicina e gli importanti studi sull’Alzheimer. I professori e i ricercatori hanno protestato e Sunil Solomon, famoso epidemiologo, ha avvisato che i tagli causeranno una grave recrudescenza dei casi di Aids nel mondo: «Lo scopo delle grandi nazioni – ha commentato – era aiutare le altre nazioni, adesso c’è prima l’America».
Le università americane erano l’agognata meta dei ricercatori di tutto il mondo, ma ora è cominciato un esodo al contrario, verso l’Europa e il Canada.