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 2025  marzo 20 Giovedì calendario

Manifesto di Ventotene, nuovo scontro al Senato. Metsola lo difende: “È un pezzo di storia”

Il Manifesto di Ventotene torna a scaldare il clima politico. Oggi nuovo scontro al Senato. La prima a intervenire a inizio seduta – prima della prevista discussione del ddl sull’Intelligenza artificiale – è Raffaella Paita di Italia viva che vuole “stigmatizzare le parole” usate ieri alla Camera da Giorgia Meloni. “Non è la mia idea di Europa”, aveva detto la premier. E subito riparte la bagarre a Palazzo Madama.
Mentre da Bruxelles arriva la difesa da parte del testo di Spinelli, Rossi e Colorni del presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. “È un pezzo di storia, vi sono le prime tracce dell’idea di un’Europa federale”, le parole dell’esponente maltese del Partito popolare europeo.
"L’Europa è stata costruita sulle spalle di molti giganti, compresi italiani. Ieri ho discusso con Meloni solo di questioni di oggi, non voglio certo mettere in discussione il suo impegno europeo, quello che posso dire è che che se vediamo al modo in cui l’Europa si è sviluppata l’Italia è sempre stata al centro”, ha aggiunto la presidente.
Posizione in linea con quella di un altro esponente del Ppe di peso come il nostro vicepremier Antonio Tajani: “Siamo leali al governo ma non rinunceremo a nulla di ciò che riguarda i nostri valori. Sull’Europa non si tratta. FI è europeista e atlantista”, ha detto Tajani. “Se fosse un governo anti-Ue non ne farei parte, le posizioni di Meloni sono pro-Europa”.
Non infierisce l’altro vicepremier Matteo Salvini che dice che “lascerebbe il dibattito agli storici”, ma aggiunge che “di sicuro i padri fondatori non pensavano ad un’Europa che si riarma”. Ben più duro il suo collega leghista Claudio Borghi che in Senato attacca: “Il Manifesto di Ventotene è uno dei testi più orribilmente antidemocratici che siano mai stati scritti”.
Torniamo in Senato dunque. “Quello che è accaduto ieri è grave per la democrazia e per l’Europa, – ha detto Paita tra le urla e le proteste dei senatori della destra – estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso. Quanto avvenuto ieri disonora il Paese e non rende giustizia all’Europa e alla resistenza antifascista. È una brutta pagina”. Quanto avvenuto ieri, incalza Paita, “testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri” della quale “non vi siete ancora liberati”.
Critici anche gli interventi di Tino Magni (Avs) e Dario Parrini (Pd), Stefano Patuanelli del Movimento 5 stelle e Julia Unterberger del gruppo Per le autonomie.
"Attaccare il Manifesto di Ventotene – interviene il senatore di Alleanza verdi e sinistra Tino Magni – vuol dire rinnegare la storia e le fondamenta della Repubblica”. “Il presidente della Repubblica Mattarella – ricorda Dario Parrini mentre dai banchi del centrodestra infuria la protesta – è andato a Ventotene a portare un fiore” a chi “è stato al confino” per difendere la libertà e quello che è il fondamento della nostra Costituzione”. Anche il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli contesta le parole di Meloni osservando come la polemica “sia servita a sviare le divisioni nella maggioranza” con la Lega che ha invitato a non votare il piano di von der Leyen.
Dalla maggioranza hanno replicato Maurizio Gasparri (FI), Lucio Malan (FdI) e Michaela Biancofiore (Civici d’Italia) che hanno difeso il diritto di criticare il Manifesto e la libertà di espressione.
Mentre da Bari l’ex premier e commissario europeo Paolo Gentiloni definisce la “missione di Ventotene un mix di solidariet, pace e e libertà”. Intanto il Pd Lazio annuncia che sarà nell’isola pontina sabato 22 marzo alle 12, davanti alla tomba di Altiero Spinelli, per rendere omaggio ai padri dell’Europa. Iniziativa lanciata dal deputato Roberto Morassut.
Dura nota anche del Forum delle associazioni antifasciste e della resistenza: “Rinnegare lo spirito del Manifesto di Ventotene significa prendere le distanze dall’ambizioso progetto di unificazione europea (..) significa rinnegare l’impegno di generazioni per la costruzione di un’Europa plurale e solidale e cancellare lo sforzo delle Madri e dei Padri costituenti che progettarono e ricostruirono sulla libertà, sulla democrazia, sui diritti, sul multilateralismo e sulla cooperazione internazionale l’Italia e l’Europa, fatte a pezzi dalla protervia e dalla tirannide nazifascista. Tentare d’infangarne lo spirito, citando in modo capzioso passi del Manifesto estrapolati dal loro contesto, è un’operazione che disonora l’Italia”.
Diretto anche il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Fratelli d’Italia è un partito che ha ancora nel suo simbolo la fiamma del Movimento Sociale Italiano che difendeva il partito fascista e quindi è chiaro, sono stati i fascisti a mandare quei tre eroi sull’isola. Se uno non ha rinnegato quella storia, mi pare normale che dia questa chiave di lettura”.