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 2025  marzo 20 Giovedì calendario

Putin: “Annessione di 5 regioni oppure prenderò anche Odessa”

A due mesi esatti dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, Vladimir Putin non solo non ha rinunciato a nessuna delle condizioni enunciate lo scorso giugno per porre fine alla sua offensiva in Ucraina, ma è anche pronto ad alzare ulteriormente la posta prendendo di mira – almeno a parole – anche «Odessa e gli altri territori che ora appartengono all’Ucraina» se non sarà accontentato. Dopotutto gli ucraini «non hanno il tempo di scavare trincee», avrebbe detto martedì parlando a porte chiuse ai 90 delegati del Congresso dell’Unione russa degli imprenditori e industriali (Rspp), altrimenti detto “club degli oligarchi”.L’incontro si è tenuto non a caso poco prima della seconda telefonata col presidente statunitense che ha rimandato a ulteriori negoziati un cessate il fuoco totale. A microfoni aperti il leader del Cremlino ha detto ai magnati russi che «non ha senso sperare in una completa libertà di commercio, pagamenti e flussi di capitali» perché «nulla tornerà come prima», neppure se si siglasse la pace in Ucraina. Un invito a non farsi illusioni sperando in un’imminente pace che porti anche una revoca delle sanzioni. In seguito, a porte chiuse, Putin ha chiarito ancora più esplicitamente fino a quanto sia disposto ad andare avanti.
Com’è solito fare, ha esordito con una digressione storica. L’Ucraina, ha detto, avrebbe potuto «farla franca con poco spargimento di sangue» se soltanto lo avesse ascoltato. Inizialmente, le sarebbe bastato riconoscere l’annessione della Crimea. Poi, anche l’autonomia delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk. Ora, invece, le tocca riconoscere «come parte della Russia» Crimea, Lugansk, Donetsk e anche le altre due regioni di Kherson e Zaporizhzhia annesse nel settembre 2022. «Più si è ritardato il momento in cui la Russia poteva essere fermata, minori sono diventate le possibilità di raggiungere un accordo. E alla fine si è scoperto che non era più possibile fermare la Russia. Come adesso».
A ricostruire la conversazione a porte chiuse è stato il giornalista di Kommersant Andrej Kolesnikov, autore di In prima persona. Conversazioni con Vladimir Putin, a testimonianza della sua vicinanza col leader del Cremlino. I negoziati sull’Ucraina, hanno concluso i partecipanti all’incontro con Putin, devono partire da un dato di fatto: «che ciò che la Russia ha ottenuto non può essere portato via». La penisola di Crimea, le Repubbliche di Donetsk e Lugansk e le regioni di Kherson e Zaporizhzhia devono essere «riconosciute come parte della Russia», entro i loro confini amministrativi, compresa la parte che Mosca al momento non controlla. «Se ciò dovesse accadere nel prossimo futuro, la Russia non rivendicherà Odessa e gli altri territori che ora appartengono all’Ucraina». Le pretese moscovite però potrebbero cambiare nuovamente, perché i soldati russi avanzano e gli ucraini «non hanno il tempo di trincerarsi», avrebbe detto Putin citando probabilmente una conversazione avuta il giorno prima col ministro della Difesa Andrej Belousov.
In Russia, dove non esistono retroscena, la ricostruzione di Kommersant è stata subito definita una «fuga di notizie pilotata». Secondo il canale Telegram Adekvat Z, sarebbe un messaggio all’Ucraina: si affretti a riconoscere le regioni annesse se vuole «cavarsela senza ulteriori perdite territoriali». Il sito Moscow Times ne ha fatto una sintesi ancora più brutale: «Putin è pronto a marciare su Odessa se Kiev non accetterà le condizioni russe per la pace».
Proprio martedì, fonti ucraine citate dal New York Times avevano detto di temere che «Trump potesse sostenere rivendicazioni di Putin» riguardo al «porto strategico di Odessa». Segno, secondo alcuni osservatori, che queste richieste sarebbero già state trasmesse da Mosca a Washington e da Washington a Kiev. Senza dimenticare le condizioni avanzate da Mosca, compreso lo stop alle forniture di armi. Per l’analista britannico Mark Galeotti, la rivendicazione su Odessa non sarebbe tuttavia altro che un bluff. «Non c’è alcuna possibilità che la Russia possa prenderla militarmente, quindi si tratta di una richiesta vuota che Putin potrà ritirare come una falsa concessione». Un ennesimo falso gesto di buona volontà.