lastampa.it, 20 marzo 2025
Seul, il governo aveva ordinato migliaia di sacchi per cadaveri: i dettagli inquietanti sul golpe
Migliaia di sacchi per cadaveri acquistati proprio mentre veniva imposta la legge marziale. Emergono particolari inquietanti sulla drammatica crisi politica in cui è sprofondata la Corea del Sud lo scorso dicembre. Una crisi da cui non è ancora uscita, col presidente Yoon Suk-yeol in attesa dell’imminente sentenza della Corte Costituzionale chiamata a confermare o a revocare la sua destituzione per l’accusa di insurrezione.
Secondo il grande canale televisivo MBC, a cavallo dell’imposizione della legge marziale, annunciata nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, l’esercito sudcoreano ha effettuato un acquisto di sacchi per cadaveri sostanzialmente più grande del normale. Secondo i dati diffusi dal parlamentare d’opposizione Choo Mi-ae, le forze armate avevano 1826 sacchi per cadaveri lo scorso novembre e il numero è rimasto al di sotto dei duemila per tutto l’anno prima di dicembre. Poco prima della clamorosa e spropositata mossa di Yoon, le forze armate hanno acquistato circa tremila sacchi per cadaveri, portando il totale a un inusualmente alto 4940. L’esercito ha affermato che i sacchi per cadaveri extra erano ordini residui effettuati in precedenza ma che erano stati appena consegnati a dicembre, «in conformità con il piano quinquennale dell’esercito redatto nel 2022». Ma nessun dettaglio sull’aumento della scorta di sacchi per cadaveri è stato incluso nelle informazioni sul piano del 2023-2027, né negli annunci pubblici su altri piani militari a lungo termine.
Contestualmente, MBC sostiene che un funzionario militare del secondo Corpo dell’esercito ha fatto una richiesta ad agosto a un’azienda civile che produce bare di cartone per ordinare potenzialmente mille di queste bare temporanee. Anche se l’acquisto non è poi stato effettuato, si tratta di un altro elemento che rafforza i sospetti sulle ragioni delle mosse dell’esercito, di concerto con il ministero della Difesa.
Il dubbio è che l’esercito prevedesse un numero elevato di potenziali morti durante i possibili scontri tra cittadini, agenti di polizia e forze armate dopo l’imposizione della legge marziale. Quella drammatica notte fra il 3 e il 4 dicembre, ci sono stati effettivamente momenti di enorme tensione, soprattutto quando l’esercito ha tentato di fare irruzione nell’Assemblea Nazionale (il parlamento unicamerale della Corea del Sud) per bloccare il processo di voto che ha portato alla richiesta unanime di revoca della legge marziale.
I sospetti sono peraltro alimentati dal ruolo centrale giocato dal ministro della Difesa nel tentato golpe militare. L’ex ministro Kim Yong-hyun, fedelissimo di Yoon e suo amico sin dai tempi del liceo, si trova attualmente in carcere con l’accusa di tradimento. Alcuni temono che possa essere collegato al piano ideato dal maggiore generale in pensione dell’esercito Noh Sang-won, ex comandante del Korean Defence Intelligence Command, l’organizzazione di intelligence militare. Gli appunti trovati nella sua casa contengono piani per la “raccolta” di numerosi individui, tra cui critici espliciti di gruppi civici e sindacati, giudici ex e in carica, insieme a politici d’opposizione come il presidente del Partito Democratico, Lee Jae-myung, e l’ex presidente Moon Jae-in.
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Nel frattempo, le tensioni in Corea del Sud sono fortissime. Già da settimane, si susseguono manifestazioni di massa sia a favore sia contro l’impeachment di Yoon, i cui sostenitori si sono progressivamente radicalizzati. Gruppi organizzati di estrema destra hanno aggredito un gruppo di ragazze che manifestava contro l’anti femminista Yoon in un campus universitario. A Seul si temono scontri, sia a cavallo della sentenza in arrivo nei prossimi giorni sia durante l’eventuale campagna elettorale per le presidenziali.