ilmessaggero.it, 20 marzo 2025
Patrizia Mirigliani: «Miss Italia fuori dalla Rai? 2500 persone hanno perso il posto di lavoro. Il politicamente corretto ci sta bullizzando»
Era il 2013 quando Rai 1, decise di mettere alla porta Miss Italia. Poi nel 2019 un veloce passaggio per gli 80 anni del concorso ma ormai era chiaro che «non ci volessero più», Miss Italia continua a rimanere fuori dalla televisione, ma Patrizia Mirigliani, patron del concorso, non si arrende. E mentre il «politicamente corretto continua a fare i suoi danni, le persone perdono il posto di lavoro. E nessuno fa nulla». Ci ha accolto così nella sua casa di Roma dove si respira la storia – quella del concorso e quella della sua vita – per raccontarsi a cuore aperto. Nel salone un pianoforte a mezza coda coda, fotografie di famiglia, tantissimi libri e opere dedicate a Miss Italia.
È cresciuta leggendo Pavese e Kafka, con il termine «utopia come manifesto» si ferma, sorride e si domanda: «sarà mica questo il problema? No – ne è certa – Miss Italia non è un utopia Miss Italia è un sogno che si realizza». La vita passava e Patrizia osservava a «debita distanza» la creatura del padre che diventava grande con lei ma su strade parallele. Poi in un «momento difficilissimo della mia vita ho deciso di entrare anche io nella famiglia di Miss Italia».
E come è la famiglia di Miss Italia?
Una famiglia che crea dipendenza, pulita e sincera come le famiglie di un tempo. Le ragazze vivono come se fossero in un collegio, con regole precise. Regole che forse oggi mancano ai giovani. Seguiamo le concorrenti dal giorno 1 alla fine e anche dopo il concorso. Loro con noi si sentono protette e noi orgogliosi di poter dare loro una possibilità per accedere al mondo dello spettacolo nel modo più giusto possibile.
Una famiglia che conta quanti parenti?
Tantissimi. La macchina Miss Italia è un bolide che genera un indotto molto importante per il mondo del lavoro dello spettacolo, ma non solo. Perché anche il turismo così come la ristorazione ne hanno beneficiato e oggi anche loro sono stati penalizzati da una scelta che io ritengo non abbia davvero alcun senso. Attualmente sono 2000 le persone che lavorano sul concorso. Gli esclusivisti del territorio gestiscono i 400 eventi che si fanno tra le piazze, selezionando i propri fornitori tra service, make up artist, fonici, allestitori, coreografi, fotografi, videomaker... senza parlare delle migliaia di ragazze che si iscrivono ogni anno. Numeri importanti ma che sono diminuiti nettamente edizione dopo edizione. Quando andavamo in onda sulla Rai, facevamo 800 serate e c’erano 4500 addetti ai lavori. Quindi a conti fatti, da quando siamo fuori dalla tv, 2500 persone hanno perso un posto di lavoro. Ecco questi sono numeri che dovrebbero far riflettere perché è come se per cavalcare l’onda del “politicamente corretto” ci si dimenticasse anche dei lavoratori. È incomprensibile. Se ci fosse stato mio padre (Enzo Mirigliani ndr) tutto questo non sarebbe accaduto. È come se ci fosse un accanimento verso il concorso o forse proprio verso di me in quanto donna.
Un politically correct che sarebbe a favore anche dell’iscrizione al concorso di persone transgender?
Ovviamente si. Ma il mio regolamento è chiaro: per partecipare al concorso bisogna “essere di sesso femminile sin dalla nascita”. Queste sono decisioni delicate da prendere, se Miss Olanda ha ritenuto opportuno includerle ha fatto bene a farlo, io non sindaco il loro operato, non capisco perché il mio debba essere giudicato. La storia di un concorso che va avanti da così tanti anni ha una sua importanza ma non ho nulla contro chi decide di ammettere transgender a concorsi di bellezza a patto che questa non sia una mossa strumentale.
Io non faccio scoop, non seguo le tendenze per avere consensi io lancio messaggi per le donne. L’Italia non è pronta per questo. Sono da considerarmi arretrata? Non credo. Al mio concorso non possono partecipare neanche donne visibilmente rifatte come potrei prendere una transgender
Miss Italia ha passato indenne gli anni delle contestazioni del femminismo, quelle vere, ma viene fermata negli anni 2000 da una ricerca di par condicio tra i generi e delle loro rappresentazioni perchè il format proponeva «valori che non sono in linea con i valori di oggi». Ma quale è davvero il problema di Miss Italia oggi?
Il concorso non ha nessun problema, la società forse si. Siamo vittime di un’ipocrisia dilagante di un finto femminismo che in realtà non è a favore delle donne. È come se ormai fossimo arrivati al punto in cui per raccontare la bellezza la si debba giustificare in qualche modo. Non si può essere belle, perché quella fisicità, va nascosta da altri talenti più validi secondo alcuni. Ma l’estetica è una forma d’arte. Poi per andare avanti ci vuole talento, questo racconta la storia.
Ma può la bellezza essere una colpa o ancora di più può l’estetica diventare un limite laddove si cerca di raggiungere l’identificazione di libertà assoluta per la donna?
È quello che mi chiedo anche io. Perché le donne devono essere libere ma non possono sognare liberamente di diventare Miss italia? Oggi penso che tutto questo piano che è stato messo in atto sia solo un escamotage per frenare l’indipendenza della donna. Viviamo ancora in una società in cui se una donna è al potere di un’azienda viene presa in considerazione molto meno di un uomo, o in cui si è vittime di battute sessiste, di cosa ci meravigliamo? Quindi noi che forniamo alle ragazze i mezzi veri per credere in se stesse siamo visti come il male. Ricordiamoci che tra le mie ragazze tantissime sono diventate giornaliste, attrici, presentatrici... ho una lunghissima lista di talenti.
Tra quei talenti anche chi, nonostante le polemiche esplose negli anni, la messa alla gogna del concorso e l’uscita del doc di Netflix “Miss Italia non deve morire”, non ha mai preso un microfono in mano e neanche un telefonino per fare una story Instagram, d’appoggio al concorso?
Io le capisco non le colpevolizzo. Loro lavorano nel mondo dello spettacolo e fanno parte di quel sistema che ora ha messo fuori Miss Italia, esporsi per loro vorrebbe dire mettersi in una posizione scomoda per la propria carriera. Ma con molte di loro sono rimasta in ottimi rapporti, con altre meno.
Nel ’90 si aboliscono le misure, nel ’94 il concorso viene aperto alle ragazze sposate e con figli, nel ’96 si ha l’elezione della prima (e unica) Miss Italia non caucasica (Denny Mendez). Si alza l’età minima delle partecipanti a 18 anni. Si toglie il bikini e si adotta il costume intero... tanti cambiamenti, perché?
Credo di essere una precorritrice di tematiche sociali. Quando vidi Isabelle Caro, la famosa modella francese affetta da anoressia nervosa, capii che il messaggio che dovevo lanciare era che la bellezza non deve indossare per forza la fascia della magrezza eccessiva e così sono stata la prima ad accettare a un concorso di bellezza la curvy, ma non l’ho fatto per avere consensi l’ho fatto perché era giusto che io lo facessi. Ecco questo mi ha sempre contraddistinto da tutti io non faccio mai una cosa per creare uno scoop. E oggi mi si dice che la mia Miss Italia è lontana dai valori attuali? La verità è che mentre noi cerchiamo di portare tematiche sociali importanti in tv, come l’attenzione sulla violenza sulle donne, il cyberbullismo, l’individualità, siamo noi stessi vittime di bullismo.
E oggi che messaggio vuole lanciare?
Basta all’omologazione. Le ragazze devono capire che sono belle nelle loro particolarità. Ormai vedo in tv, ma non solo, donne che si somigliano sempre più con tratti somatici cancellati da botox e punturine. Per non parlare poi dei social network dove le ragazze usano filtri per nascondere ogni difetto. In un mondo in cui l’apparire in modalità “fotocopia” pare l’unico modo di presentarsi io voglio far capire alle donne che la vera bellezza è essere se stesse con pregi e difetti.
Mentre noi parliamo le selezioni vanno avanti, tre giorni fa eravate in Veneto, ieri in Friuli Venezia Giulia e domani nel Lazio. Dopo che la Rai vi ha girato le spalle, siete stati accolti da La7 ma poi nessuna altra rete ha voluto abbracciare il progetto Miss Italia. Lo scorso anno si era parlato di un possibile ritorno in RAI ma nulla di fatto ora come è la situazione. C’è un’apertura da parte di Viale Mazzini o è tutto bloccato?
Per adesso è tutto fermo, ma io non mi arrendo. Lo faccio per mio padre ma anche per me stessa e per tutte le donne perché è giusto lottare per un qualcosa in cui si crede. Quando mio padre è morto in molti speravano che io cedessi il concorso o che quantomeno mi arenassi alle difficoltà che avrei inevitabilmente incontrato. Ma io non mi sono fermata allora, e non lo farà mai.
Ma lei è una nostalgica o ci crede davvero ancora a Miss Italia?
No, non sono una nostalgica. Miss Italia è la mia vita è vero. Per quanto si possa credere che essere la figlia di Enzo Mirigliani garantisca una vita in discesa, la mia non lo è stata affatto. Ho dovuto affrontare un tumore, le problematiche del crescere un figlio da sola e le dipendenze di Nicola. Problematiche che mi hanno avvicinata a molte donne. Quando mio figlio ha partecipato al Grande Fratello si è aperto un faro anche sulla mia vita e io non ero pronta a raccontarmi in quel modo. Ma poi tutta quella burrasca mi ha dato un nuovo punto di vista e una forza ancora più potente. Quindi “Miss Italia non deve morire” perché è la storia del nostro paese.
Oggi le cose come vanno?
Non è stato facile, ma ora sto bene. E se ancora non ho vinto con Miss Italia sono felice però di aver vinto con mio figlio. Per la figlia femmina (Miss Italia) ci sto lavorando.
Chi è oggi Patrizia Mirigliani?
Sono una donna fiera di esserlo che ha sempre sognato l’amore ma non ha mai voluto il matrimonio. Sono cresciuta con la figura di mio padre che era un grande uomo e nessuno probabilmente ha retto il paragone con lui. Quando ho avuto le mie storie l’ho sempre vissute appieno poi però arrivavo all’apice e accadeva qualcosa che mi toglieva l’incanto, mi svegliavo ed era come se mi rendessi conto che non era come pensavo. E lì finiva tutto.
E allora noi torniamo a sognare, qualora una rete appoggiasse il progetto, come sarebbe la sua Miss Italia in tv?
Creerei un format dove al di la dei numeri, che tanto hanno creato scalpore, faccia parlare le donne. Voglio che le partecipanti raccontino della loro vita e che si votino tra di loro perché l’alleanza tra donne è una cosa da promuovere. Costume si o costume no? Non lo so dipende dalla location, se saremo in spiaggia assolutamente si se invece saremo in un palazzo storico no, lì vestirei le mie Miss ma non perché le devo nascondere ma perché le devo valorizzare, come ho sempre fatto.
Ma Miss Italia vuole solo la Rai?
No. Miss Italia è Miss Italia con o senza la Rai. Noi rappresentiamo la serietà nel settore dello spettacolo, nessuno scandalo è mai uscito dal concorso mai una problematica di cattiva reputazione. A dimostrazione di questo i nostri sponsor storici non ci hanno mai abbandonato. Miss Italia vuole una rete televisiva (che sia Mediaset, la7, Nove o anche la Rai) che prenda il concorso con il suo nome e la sua bellezza individuale e lo riporti in prima serata.
E chiudiamo con un messaggio
Prima di bocciare il concorso per preconcetti o tendenze da seguire io vi lancio un invito: venite a vedere davvero chi è Miss Italia. Venite a conoscerci. Noi vi aspettiamo a braccia aperte.