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 2025  marzo 19 Mercoledì calendario

Trump occupa anche l’Ftc (l’ente per i consumatori) con licenziamenti «illegali». I democratici senza leader si affidano a Bernie Sanders

Democratici disorientati, demoralizzati, senza leader, dopo la vittoria di Trump. E divisi sul modo di reagire ai suoi atti di governo di stampo autoritario. Molti, ispirati dall’attivismo del leader della sinistra liberal, Bernie Sanders, vorrebbero una resistenza forte, rumorosa, presente in tutte le piazze d’America, mentre i pragmatici per ora invitano alla prudenza: meglio evitare azioni clamorose che Trump, grande comunicatore, potrebbe anche sfruttare a suo vantaggio.
Ma il capo dei senatori progressisti, Chuck Schumer, che, sulla base di questa logica, ha lasciato passare la legge di spesa del presidente senza limiti ai suoi poteri anziché bloccarla e provocare lo shutdown del governo, è stato travolto dalle critiche. Feroci quelle di Nancy Pelosi e di Alexandria Ocasio Cortez che, addirittura, minaccia un tentativo di disarcionarlo dal seggio senatoriale alle prossime elezioni.
Criticatissimo anche il governatore della California, Gavin Newsom, un liberal che ora cerca l’audience delle piazze mediatiche dell’ultradestra di Steve Bannon e Charlie Kirk dove riconosce che è giusto vietare la partecipazione di transgender alle gare sportive femminili come disposto dal presidente repubblicano. James Carville, vecchio stratega democratico, un’icona del partito, invita ad avere sangue freddo: «Lasciate che Trump e i repubblicani affondino nell’impopolarità delle loro iniziative».
Il rischio è che, nell’attesa che si creino le condizioni per una rivincita, il presidente trasformi radicalmente il sistema politico disattivando i suoi contrappesi democratici. Trump si sta muovendo in questa direzione con aggressività e anche in modo sempre più capillare: dapprima le raffiche di ordini esecutivi che hanno invaso le competenze del Parlamento. Poi l’attacco ai giudici: vista la semiparalisi del potere legislativo, l’unico altro contropotere in grado di contenere gli eccessi dell’esecutivo bloccando le misure illegali della Casa Bianca e del Doge di Elon Musk.
Intanto procede l’occupazione trumpiana di tutti i centri di potere federali – ministeri, enti, agenzie – non solo mettendo al comando fedelissimi del presidente pronti ad avallare le sue decisioni estreme o addirittura illegali, ma anche cambiando la natura di authority istituite con l’intenzione di creare un’entità bipartisan, indipendente dalle tendenze politiche del momento.
FTC, un attacco senza precedenti
È quanto è accaduto ieri alla Federal Trade Commission (FTC), un ente istituto 111 anni fa affinché operasse con indipendenza per proteggere i consumatori evitando la formazione di monopoli: Trump aveva già riconquistato il controllo dell’agenzia sostituendo il suo capo, Lina Khan, nominata da Joe Biden e impegnata fin qui soprattutto a indagare Google, Amazon e Meta Facebook, accusare a vari livelli di violazione delle norme antitrust, con Andrew Ferguson: un avvocato repubblicano, già membro di questa commissione. L’aveva nominato Biden nel rispetto della logica bipartisan: cinque commissari con due sempre rappresentanti del partito di opposizione: garanzia di trasparenza e controllo.
Ma a Trump non basta comandare, evidentemente non vuole nemmeno controlli: ha licenziato Alvaro Bedoya e Rebecca Kelly Slaughter, i due commissari democratici, con una lettera nella quale sostiene che il loro servizio «è incompatibile con le priorità della nuova Amministrazione». Una motivazione politica che, secondo i giuristi, rende questi atti illegali sulla base di una sentenza della Corte Suprema del 1935 che vieta licenziamenti per disaccordo politico. Il presidente è perfettamente consapevole di tutto ciò – ha già licenziato una democratica del National Labor Relations Board, l’agenzia che veglia sul rispetto delle leggi sul lavoro, subito reintegrata dai magistrati – ma ha deciso ugualmente di sfidare il potere giudiziario e, addirittura, la Corte Suprema: la Casa Bianca dichiara di considerare la sentenza del 1935 un precedente non più significativo.
E Ferguson, a conferma di non essere un presidente geloso del ruolo autonomo della FTC, è sceso in campo coi toni dell’ultrà trumpiano: «Il presidente ha pieni poteri di governo, ha tutta l’autorità costituzionale per rimuovere i commissari: cosa necessaria per garantire l’efficace azione democratica del governo».
Sanders e funzionari sfidano Trump, pragmatici prudenti
A questo punto sono stati i due funzionari democratici a rompere gli indugi e a scegliere la “linea Sanders” della protesta rumorosa: non solo hanno fatto ricorso ma, giudicando l’atto del presidente illegittimo, hanno detto di considerarsi ancora in carica, anche se verrà precluso loro l’ingresso negli uffici. E la Slaughter ha accusato direttamente il presidente: «Ci teme perché abbiamo una voce: ne ha paura. Non resteremo in silenzio: non pensate a noi, ma ai miliardari che erano dietro di lui il giorno dell’inaugurazione»: i probabili beneficiari di un cambiamento di rotta della FTC.
La tecnica del muro contro muro funzionerà? Certamente l’aggressività dell’azione amministrativa di Trump spingerà i democratici a reagire in modo più deciso. Ieri è stata la senatrice Amy Klobuchar a condannare come “scandalosi e illegali” i licenziamenti dei due commissari. Intanto in giro per gli Stati Uniti i comizi di Sanders (ha intitolato il suo tour Fighting Oligarchy, guerra agli oligarchi) galvanizzano una parte del mondo democratico, apparso demoralizzato e rassegnato dopo il voto: piazze piene anche nell’America repubblicana di Iowa City o del Nebraska.
Ma l’83enne Bernie è ormai una reliquia del mondo progressista, mentre gli altri grandi vecchi, da Clinton a Obama, tacciono e anche possibili nuovi leader e candidati alla Casa Bianca 2028 come i governatori della Pennsylvania e del Michigan, Josh Shapiro e Gretchen Whitmer, si muovono con prudenza per non bruciare prematuramente le loro chance.