Libero, 19 marzo 2025
I cent’anni della corazzata Potëmkin
Cento anni fa la Mosfilm (già la casa di produzione principale dell’Unione Sovietica) volle celebrare con un kolossal la rivoluzione del 1905. Una rivoluzione “borghese” che però aveva anticipato di dodici anni quella storica del 1917.
Insomma, fu una prova generale dell’avvenimento che avrebbe mutato le sorti della Russia. E del mondo intero. Alla guida del colosso misero un giovanissimo regista (28 anni) Serghei Mikhailovic Ejzenštejn, il rampollo di una ricca famiglia di Riga (Lettonia). Giovanissimo, ma aveva già fatto meraviglie in teatro, per le sue messinscene geniali e creative. E geniale e creativo si dimostrò quando mise mano al colosso che all’inizio venne fuori come una grande cronaca dei fatti del 1905.
Ma a Serghei Mikailovic non bastava. Voleva che la rivoluzione esplodesse in ogni inquadratura.
E allora pensò di puntare tutto su un episodio, l’ammutinamento dei marinai dell’incrociatore corazzato Principe Potëmkin di Tauride nel porto di Odessa. Non impiegò attori professionisti, non volle nemmeno per la vicenda un vero protagonista (l’unico personaggio che “stacca” è il no
stromo Baciulinciuk che viene ucciso durante la rivolta).
Ma spaccò lo schermo. Le scene della scalinata di Odessa, con la carrozzella col bambino che rotola sui gradini, passarono alla storia non solo del cinema. Con Potëmkin e il successivo Ottobre, Ejzenštejn divenne il più importante regista russo e tale rimase per circa vent’anni.
Fino a quando ebbe la cattiva idea con Ivan il terribile di fare una velata biografia di Stalin. La seconda parte (quella in cui Ivan diventa un massacratore) venne bocciata dal Comitato Centrale del partito che proibì la visione giudicandola storicamente falsa. Ejzenštejn fece l’autocritica, ma uscì dall’esperienza spezzato e finì malissimo. Un infarto lo stroncò a soli cinquant’anni.
All’epoca Serghei Mikhailovic era conosciuto in Italia solo per sentito dire. La censura fascista aveva sistematicamente respinto tutte le sue opere. Quella democristiana sopravvenuta dopo la liberazione tenne in frigorifero i film (che intanto nel resto del mondo erano considerati capolavori dell’arte cinematografica) ancora per due lustri.
Poi, alla fine degli anni 50, furono doppiati e distribuiti nelle sale Alexander Nevski e Ivan il terribile, Potemkin fece più fatica perchè era un film muto. Ma alla fine La corazzata ebbe il suo debutto italiano, con la formidabile musica di Prokofiev e una voce narrante fuori campo (quella di Arnoldo Foà).
Certo, la circolazione rimase limitata alle cineteche. Perché il fllm del 1925 diventasse mitico anche per il comune spettatore, ci volle la parodia di Paolo Villaggio per la serie Fantozzi (prima in monologo di cabaret, poi in film). Quella tutti quanti se la ricordano.
Il megadirettore (cuore a sinistra, ma portafoglio a destra) imponeva agli impiegati una visione del film russo.
A fine visione Fantozzi esplodeva: «Una cagata pazzesca!»: una reazione magari eccessiva, però comprensibile quando la cultura ci viene imposta con la forza. E tutti ricordano come la pagò Fantozzi.
Il ragioniere fu costretto a mimare una scena che ripeteva quella fatidica del film, la carrozzella che rotola giù dalla scalinata. Con Fantozzi dentro la carrozzella.
Se la Corazzata compie 100 anni, Fantozzi ne compie 50, come molti sanno. Per festeggiare il primo, leggendario capitolo della saga cinematografica del Ragioniere, la Cineteca di Bologna, in collaborazione con RTI e Mediaset Infinity, porterà nelle sale italiane il restauro di Fantozzi, proprio nel giorno del 50° anniversario dell’uscita del film: giovedì 27 marzo 2025.