Avvenire, 19 marzo 2025
Il repulisti dei vertici militari e di intelligence Mentre i processi al leader slitteranno ancora
Assicurarsi la sopravvivenza politica. Non è solo Hamas ad accusare Netanyahu di avere rotto la tregua per fini personali. A puntare il dito sugli interessi del premier sono diversi media israeliani progressisti, che ricordano i numerosi “fronti interni” ai quali Bibi, com’è chiamato, vorrebbe sottrarsi. Dopo le polemiche sulla commissione d’inchiesta per il 7 ottobre (che Bibi non vuole), che hanno portato alla sostituzione del capo dell’esercito, il fronte più recente si è creato quando ha annunciato la rimozione del capo dello Shin Bet, Ronan Bar, per «una crescente mancanza di fiducia». Rimozione congelata, tant’è vero che Bar ha supervisionato l’attacco dell’altra notte a Gaza a fianco del nuovo capo dell’esercito, Eyal Zamir, dal bunker sotterraneo della Kirya, la sede della Difesa a Tel Aviv. Ieri si è tenuta una manifestazione (e altre sono in programma) contro il suo licenziamento, al quale si è opposta la procuratrice generale Gali Baharav-Miara. In una lettera pubblica, il premier ne ha denunciato la «pericolosa negazione dell’autorità esplicita del governo». La procuratrice aveva espresso la «preoccupazione» che il procedimento fosse «macchiato da illegalità e conflitto di interessi», osservando che «il ruolo di direttore dello Shin Bet non è una posizione di fiducia personale al servizio del primo ministro». Dietro queste parole, la convinzione che il licenziamento di Bar scaturisca dall’indagine Qatargate avviata dallo Shin Bet nei confronti di consiglieri di Netanyahu sospettati di aver ricevuto pagamenti da Doha.
Ma l’insofferenza del premier per la magistratura ha radici antiche. Non passa mese senza un rinvio, per motivi di salute o per urgenze politiche, delle sue udienze (finora diciassette) nel processo che lo vede accusato di corruzione: avrebbe promesso modifiche normative vantaggiose per gli interessi dell’uomo d’affari Shaul Elovitch in cambio di un trattamento di favore sul sito di notizie Walla di sua proprietà. Lunedì si era presentato in tribunale a Tel Aviv, ieri ha ottenuto la cancellazione dell’udienza.
Non è tutto. Per il quotidiano Haarez ad aver spinto «veramente» Netanyahu a riprendere la guerra è stata la necessità di «riportare Itamar Ben-Gvir e la sua fazione di estrema destra Otzma Yehudit al governo, approvare il bilancio e stabilizzare la coalizione».