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 2025  marzo 16 Domenica calendario

“Lolita”, la censura del romanzo su Meta: “Gli abusi sessuali su minori sono illegali”

“Lolita è stato censurato innumerevoli volte eppure è un romanzo che parla proprio del potere racchiuso nelle parole e di come un individuo, Humbert Humbert si appropri violentemente della vita di una giovane donna, rubandole l’identità, la vita ma soprattutto anche il nome”: Guendalina Middei è un’insegnante, una scrittrice e una divulgatrice. Ha un nutrito seguito sui social network e a gennaio ha pubblicato con Feltrinelli il suo ultimo volume dal titolo Sopravvivere il lunedì mattina con Lolita. Il tema, come è intuitivo, è proprio il famoso romanzo di Nabokov. “Se provo a digitare nelle barre di ricerca di Facebook e Instagram il titolo del mio libro – racconta Middei – un alert avvisa che la ricerca potrebbe essere associata agli abusi sessuali su minori”. Verifichiamo e in effetti è così. Se si digita la parola “Lolita” in generale, non c’è traccia del romanzo. Sopravvive solo una pagina dedicata al celebre film diretto da Kubrick. A caratteri cubitali Meta ci ricorda che “gli abusi sessuali su minori sono illegali”. Nient’altro. “Meta ha volutamente reso impossibile la ricerca all’interno delle sue piattaforme della parola Lolita. Avevano già fatto una cosa simile con la parola Gaza ad esempio, limitando la visibilità dei post che parlavano di ciò che sta accadendo, ma mai avevano adottato una censura così completa, definitiva e totale. Un oscuramento a 360 gradi che ha preso di mira, oltre al mio libro, quello che è uno dei classici più celebri di tutto il Novecento. È come se facessero lo stesso sui Promessi Sposi. Inoltre – continua Middei – oscurare una parola vuol dire oscurare tutto l’universo che le ruota attorno. Un algoritmo non può avere questo potere”. I ricorsi sono stati inutili. Il social non torna indietro. “Ho avuto la risposta solita: ci dispiace ma non possiamo fare nulla per risolvere dei problemi legati all’algoritmo”. Poi, l’offerta di una consulenza gratuita con un esperto in pubblicità per aiutarla a “promuovere meglio il suo lavoro”. A gennaio, Mark Zuckerberg, dopo aver dichiarato il generale via libera alla libertà di espressione negli Stati Uniti, aveva criticato le regole che invece ancora governano l’Ue, che impongono ai social network controlli molto più restrittivi e che “istituzionalizzano la censura”. Bruxelles aveva replicato che non imponeva nulla, ma pretendeva efficacia nella rimozione di contenuti illegali. Forse così è però un po’ troppo…