corriere.it, 14 marzo 2025
Chi è Walter Kaswalder, il consigliere trentino nella bufera per la frase: «Il fascismo ha fatto anche cose buone»
«Il fascismo ha fatto anche cose buone», una frase già sentita ma che fa ancora un certo effetto se a pronunciarla è un rappresentante delle istituzioni. Questa volta è stato l’autonomista Walter Kaswalder, consigliere provinciale del Trentino, a lanciarsi in questo commento sottolineando le presunte conquiste del regime di Benito Mussolini. Nella seduta di ieri, giovedì 13 marzo, nell’aula del consiglio provinciale di Trento si stava discutendo sul tema dell’abitare. È in questa circostanza che Kaswalder ha citato l’istituto Gescal (Gestione case per i lavoratori), ideato per la costruzione e l’assegnazione di case dedicate ai lavoratori. «Gescal – ha dichiarato Kaswalder – derivava dall’Ina Casa che era stata istituita nel tempo del fascismo che, speriamo non torni più, però se c’è l’Inps, se c’è l’Onmi (Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia, ndr), se c’erano le case per i lavoratori lo dobbiamo al tempo del Fascio. Per cui qualcosa di buono è anche stato fatto».
Le inesattezze storiche
Tuttavia, Kaswalder – che fa parte della maggioranza di centrodestra al governo in Trentino – pare essere caduto vittima di alcune bufale che circolano sul Ventennio, in particolare quella secondo cui sarebbe stato Mussolini a inventare l’istituto della pensione (Inps). Infatti, il governo italiano adottò ufficialmente un primo sistema pensionistico già nel 1895, molto prima dell’avvento del fascismo. Inoltre, il piano Ina-Casa – sempre citato da Kaswalder tra le invenzioni del fascismo – venne in realtà varato nel 1949 dall’allora ministro del lavoro Amintore Fanfani.
La carriera e gli scivoloni
D’altra parte, sono oltre trent’anni che l’autonomista Walter Kaswalder ricopre ruoli di primo piano all’interno delle istituzioni trentine, ma in questa sua lunga carriera non sono mancati gli scivoloni. Classe 1956, iscritto al partito autonomista dall’età di 18 anni, nel 1983 Kaswalder venne eletto per la prima volta nel consiglio comunale di Vigolo Vattaro (un paese da poco più di 2.200 abitanti). Alcuni anni più tardi ne diventerà sindaco, fino al suo ingresso nelle istituzioni provinciali all’inizio degli anni Duemila. Nel corso della sua carriera ha ricoperto il ruolo di segretario e presidente del Partito Autonomista Trentino Tirolese (Patt). Partito da cui venne espulso nel 2017, dando vita al Movimento degli Autonomisti Popolari. Nello stesso anno l’allora consigliere provinciale scatenò la bagarre in aula pronunciando la frase in dialetto: «A ciacere no se sgionfa done (a chiacchiere non si mettono incinta donne)».
Con l’arrivo al governo del centrodestra, nel 2018, Kaswalder era stato eletto alla presidenza del consiglio provinciale di Trento. Un mandato contestatissimo dalle opposizioni e costellato da diversi episodi controversi. Nel 2019 l’autonomista licenziò il suo segretario particolare «colpevole» di aver partecipato al congresso del Patt (partito da cui Kaswalder era stato espulso e che all’epoca era alleato del centrosinistra). Un licenziamento che i giudici considerarono illegittimo e per questo costrinsero la Provincia di Trento a risarcire l’ex segretario particolare di Kaswalder. Nel 2020 i suoi metodi fecero discutere perché cacciò in malo modo un gruppo di giornalisti (tra cui una redattrice del Corriere del Trentino). E ancora: era il 2021 quando il presidente del consiglio provinciale bestemmiò in aula a microfono aperto. In tempi recenti Kaswalder si è riappacificato con il Patt, grazie a cui è stato rieletto in consiglio provinciale nel 2023. Negli ultimi giorni, però, il consigliere provinciale è entrato in rotta di collisione con il segretario delle Stelle Alpine. Infatti, alle elezioni comunali di Trento Kaswalder ha scelto di appoggiare la candidata di Fratelli d’Italia, anziché il nome scelto dal Patt. Per la cronaca: il candidato sindaco del Patt, Andrea Demarchi, si è affrettato a prendere le distanze definendo «vergognose» le frasi sul fascismo.
Il passo indietro e le polemiche
Da parte sua, Kaswalder ha provato a metterci una pezza: «Lungi da me rievocare quel triste periodo, che è ben lontano da qualsiasi principio autonomista, civile e democratico, nonché da tutta la mia storia politica. La mia è stata solamente una ricostruzione storica fondata sui dati provenienti dai siti istituzionali» ha ribadito.
Il tentativo non è però bastato a fermare le polemiche. «Quello di Kaswalder è stato uno sproloquio», il commento di Lucia Maestri. «Affermare che “qualcosa di buono è stato fatto” dal fascismo – aggiunge la consigliera del Pd – significa avvalorare una delle più colossali menzogne della nostra storia, come ben evidenzia anche il recente studio dello storico trentino Francesco Filippi». Il messaggio all’ex presidente del consiglio è chiaro: «Forse l’estemporaneo autore di affermazioni ricche solo di infinita pochezza, dimentica che le fondamenta di un possibile domani totalitario poggiano sempre sulla riabilitazione del nostro ieri totalitario». Netto anche Walter Largher, segretario della Uil, che si dice «sconcertato» e parla di «frase inaccettabile e parole che sono una grave mancanza di rispetto verso la nostra storia e le vittime del fascismo».