la Repubblica, 14 marzo 2025
Donna presa a calci e pugni, poi lo sfregio del niqab strappato. Il giudice: non fu razzismo
A dicembre del 2022, a Marghera, una donna, moglie di un imam, fu prima presa in giro e poi a calci e aggredita da due donne perché indossava il niqab. Le frasi che le furono rivolte alla figlia della vittima prima dell’aggressione sembravano inequivocabili rispetto ai motivi dello sfottò. «Ma dove va quella mascherata come un fantasma? Gente come lei non dovrebbe essere in Italia». Ieri la decisione del gup di rimandare gli atti al pm che aveva indagato per ripensare all’aggravante del razzismo ed eliminarla dal capo d’imputazione.
L’aggressione
Un passo indietro. Dopo le frasi nei confronti della ragazza, Sanuara Sarder, 29 anni di origini bengalesi, la mamma della vittima, e il padre, avevano affrontato quelle due donne italiane sulla quarantina che commentavano il niqab. Ne seguì l’aggressione fisica alla donna, anche lei con il niqab, un calcio sulla gamba, un pugno sull’orecchio e lo sfregio finale: il velo tolto dal viso e poi strappato e fatto a pezzi.
L’aggravante razziale
La procura di Venezia aveva identificato e portato a processo la donna che aveva aggredito Sanuara. Ieri il gup Claudia Ardita ha restituito gli atti al pm Elisabetta Spigarelli, chiedendole di togliere l’aggravante dell’odio razziale: le frasi ineducate rivolte alla ragazza bengalese non erano espressione di un odio contro la razza o contro la religione della donna.
Le accuse
Una volta riformulata l’accusa si discuterà dei reati contestati, ovvero quelli di violenza privata e lesioni – che la donna italiana indagata invece nega, assistita dall’avvocato Elena Sorgato – ma dietro di essi non c’erano motivazioni di razzismo. Ora toccherà alla procura decidere se togliere l’aggravante o riportarla di fronte a un altro gip.