la Repubblica, 14 marzo 2025
Witkoff, negoziatore dei due mondi: dall’Ucraina a Gaza la diplomazia è una trattativa commerciale
L’agenda di Steve Witkoff è un triplo carpiato rovesciato nella diplomazia mondiale. La mattina a Doha per cercare un accordo tra Israele e Hamas, il pomeriggio a Mosca per convincere Putin ad accettare il cessate il fuoco in Ucraina, la notte le riunioni su come impedire a Khamenei il riarmo nucleare dell’Iran.
Tre missioni che gli sono state affidate dall’amico presidente Donald Trump e che toglierebbero il sonno al più scafato degli ambasciatori. Witkoff però ha zero esperienza diplomatica: è un miliardario immobiliarista di New York che negli anni Ottanta girava per il Bronx con una pistola legata alla caviglia a caccia di palazzine da comprare, dunque è assai probabile che la notte dorma tranquillo.
Steve Witkoff, 67 anni, il negoziatore dei due mondi. In qualità di inviato di Trump, ha il compito di creare le condizioni, soprattutto economiche, per stabilizzare l’Ucraina e il Medio Oriente. Mandare avanti lui invece del segretario di Stato Marco Rubio è un segnale chiaro: prima si parla di affari, di business, poi di politica. Per dire quanto è cambiato l’approccio degli Stati Uniti: nel 2021, alla vigilia dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, Biden spediva il capo della Cia William Burns a interloquire con Putin.
Ieri sera, per la seconda volta in un mese, a sedersi al tavolo del presidente della Federazione russa, ossia il capo di Stato più complicato, astuto, ingannevole ed enigmatico, c’era Witkoff.
A metà febbraio il negoziatore di Trump aveva parlato con Putin per tre ore e mezzo, ottenendo alla fine il rilascio dell’insegnante americano Marc Fogel con uno scambio di detenuti. “Sostanzialmente, ho usato quell’incontro per creare un’amicizia, una relazione”, disse in seguito Witkoff a una conferenza di investitori a Miami.
Far tacere le armi in Ucraina, tuttavia, è impresa assai più ardua, e infatti Putin, di fronte alla proposta americana di una tregua di 30 giorni elaborata in Arabia Saudita con la delegazione ucraina, si è detto interessato, ma alle sue condizioni. “Abbiamo consegnato a Witkoff informazioni e segnali aggiuntivi per la Casa Bianca”, fa sapere il Cremlino, dopo l’incontro preludio alla telefonata tra Putin e Trump che potrebbe avvenire già oggi. La trattativa è aperta, si vedrà.
Durante il primo mandato, Trump aveva inviato il segretario di Stato Mike Pompeo a interloquire col Cremlino, tuttavia visto che l’attuale segretario Marco Rubio in passato ha definito Putin “un macellaio” e un “criminale di guerra”, è stato scelto Witkoff. Il quale, in linea con il revisionismo storico del suo dante causa, alla Cnn il mese scorso ha detto che l’invasione russa in Ucraina “è stata provocata”, aggiungendo: “Questo non significa necessariamente che sia stata provocata dai russi”.
Nel 2018 si era scagliato contro le sanzioni emesse dai Paesi occidentali dopo l’annessione della Crimea: “Non le ho mai capite – dichiarò il futuro negoziatore dei due mondi che parla solo la lingua del business – l’unico risultato ottenuto è aver bloccato gli investimenti russi negli Stati Uniti”.
Anche a Doha la trattativa per Gaza è aperta. L’obiettivo di Netanyahu è quello di prolungare la fase uno dell’accordo sul cessate il fuoco, perché gli consente di rimanere con le truppe nella Striscia (sono ancora nel Corridoio Philadelphi) e mantenere l’appoggio al governo del partito dei sionisti religiosi di Smotrich. Hamas afferma di puntare alla fase due, ma senza voler riconsegnare subito tutti gli ostaggi e senza accettare di lasciare la Striscia.
In questo stallo, Witkoff ha rimodulato la proposta americana che prevede il prolungamento della tregua fino a dopo la pasqua ebraica, con l’impegno da parte di Israele di consentire di nuovo l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e di Hamas a liberare subito 5 ostaggi vivi, tra cui l’israelo-americano Idan Alexander, riconsegnando contemporaneamente 9 salme. E Hamas questa mattina ha accettato in parte la proposta di Wikoff: rilascerà Alexander e darà i corpi di quattro sequestrati. Bisogna vedere se a Netanyahu basterà per consentire l’ingresso a Gaza dei tir con gli aiuti.
Prima di volare a Mosca, giovedì, l’inviato di Trump ha visto gli emissari dei Paesi arabi per discutere del piano egiziano da 53 miliardi di dollari sulla ricostruzione, che prevede un governo tecnico nella Striscia con il coinvolgimento dell’Autorità palestinese. Un tavolo a cui Witkoff si sarà sentito a proprio agio, visto che si è parlato molto di investimenti e poco o niente di politica, tant’è che non si capisce quale debba essere, secondo il governo egiziano, il futuro di Hamas.
Il terzo quadrante su cui si muove l’immobiliarista di New York, senza avere incarichi formali come nel caso del conflitto russo-ucraino (formalmente Witkoff è l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente), è quello iraniano. Questa settimana ha fatto in tempo a fare una breve tappa negli Emirati arabi per consegnare una lettera di Trump a un diplomatico emiratino, allo scopo di farla arrivare a Khamenei. Conteneva i termini di una proposta negoziale sul programma di arricchimento dell’uranio, che gli Stati Uniti intendono bloccare. E Trump, anche per questo, pare fidarsi più di Witkoff che dei suoi diplomatici.