il Fatto Quotidiano, 14 marzo 2025
Salvini, terzo mandato congelato. E ora Matteo si blinda per il Congresso
Ai padani rischia di restare solo una mozione, quella del leghista veneto Alberto Stefani fatta di richiami alla “questione settentrionale” e al “federalismo fiscale”. Perché per il resto sembra che il congresso del Carroccio previsto per il weekend del 5 aprile a Firenze servirà soprattutto a blindare Matteo Salvini, proprio mentre ai governatori del Nord è impossibile dare garanzie. Lo si capisce anche dal Consiglio federale riunito ieri dal vicepremier, quello che ha finalmente approvato il regolamento del congresso stesso.
Quattro punti all’ordine del giorno: modifica dello Statuto, approvazione atti di indirizzo, elezione del segretario federale ed elezione dei membri del Consiglio federale. Se sfidanti di Salvini non se ne vedono e gli atti di indirizzo non saranno un grande problema per il leader, l’attenzione va allora a quella possibilità di modificare lo Statuto: finora Salvini non ha anticipato novità in questo senso e, anzi, in passato ha smentito di voler cambiare il nome al partito. L’ultima volta, nel 2019, il cambio di Statuto fu una rivoluzione, la presa d’atto della nuova Lega nazionale ideata dal leader. In qualche modo Salvini raccoglierà i frutti di quella metamorfosi, perché a decidere sulle sorti della Lega sarà una composizione dei delegati a lui favorevole. Il consiglio federale ha deciso infatti che oltre ai delegati di diritto – oltre trecento tra parlamentari e dirigenti locali – ce ne saranno 400 scelti dai territori, metà dei quali eletti dai militanti in base al voto (e al peso) delle sezioni, l’altra metà eletti in base alla distribuzione del voto delle scorse Europee. Un modo per rendere più omogenea la provenienza dei delegati senza che sia sbilanciata al Nord, visto che – per esempio – la Lega ha ottenuto un buon risultato in Calabria.
E i padani non possono neanche consolarsi con una storica battaglia leghista, quella del terzo mandato per i suoi governatori (il quarto, nel caso di Luca Zaia in Veneto). Salvini ha più volte assicurato il proprio impegno, pur prendendo atto della contrarietà di FdI e FI, ma ora bisogna aspettare il 9 aprile, giorno dell’udienza in Corte costituzionale sulla legge campana che ha consentito il tris a Vincenzo De Luca. Non la migliore delle situazioni. E il Nord incalza. Alberto Villanova, capogruppo della Liga Veneta, parla ad Affaritaliani e fa capire di aver perso la pazienza sull’autonomia: “Noi veneti stiamo aspettando da troppi anni e dopo la sentenza della Consulta questa attesa si stra prolungando troppo. Noi per l’autonomia siamo pronti a tutto. Le incursioni dei sabotatori ci stanno rallentando”. Al Nord resta, appunto, la mozione Stefani, già depositata e che evoca concetti delle origini come il federalismo fiscale (“rappresenta la sfida più significativa che la Lega dovrà affrontare”) e la “questione settentrionale”: “Le Regioni del Nord, motore economico del Paese, devono essere messe nelle condizioni di vincere le resistenze di una politica centralista e assistenzialista”. Non certo i toni ostili al Sud di 20 anni fa. E infatti la mozione è firmata dai salviniani, dissenso innocuo verso la riconferma del leader.