Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  marzo 14 Venerdì calendario

Riarmo, Lega: “Ora comprare italiano”. Scontro con Meloni

Tutto sembrava relegato a Strasburgo. Ma a ventiquattr’ore di distanza dal voto europeo, la spaccatura nel governo sul riarmo si sposta a Roma. In una giornata complicatissima per la maggioranza di destra. Una tensione continua tra la Lega e Giorgia Meloni che passa per il ministero dei Trasporti, Palazzo Chigi e la Camera. E coinvolge i vertici del governo: lo scontro è tra la premier, il suo vice Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
La giornata inizia con una riunione della Lega. La convoca Salvini al ministero delle Infrastrutture. Insieme a lui ci sono Giorgetti e i responsabili economici della Lega Claudio Borghi e Alberto Bagnai, i più trumpiani e critici nei confronti del piano di riarmo di Ursula von der Leyen. La Lega, a differenza di FdI, ha votato “no” a Strasburgo, ma Salvini vuole essere aggiornato da Giorgetti. Il vicepremier si lascia andare a un primo affondo nei confronti della premier: sull’Ucraina sta diventando più prudente, è il senso del suo ragionamento, la dimostrazione che avevamo ragione noi fin dall’inizio, dice. Si parla anche dei satelliti Starlink di Elon Musk e del programma europeo concorrente Eutelstat: “Si dice no a Elon e sì a questi che hanno come azionisti i francesi e gli indiani?”. Poi Salvini chiede al ministro dell’Economia, che lunedì aveva portato una proposta italiana all’Ecofin, i dettagli del piano. Non ci sono. Fare più deficit per la Difesa ci tiene lontani da procedure d’infrazione, è la domanda. Il ministro dell’Economia però non ha risposte perché il piano ancora non c’è. L’unica cosa che viene decisa è che se proprio bisogna spendere dei soldi per acquistare le armi e i sistemi di Difesa almeno si dia la precedenza alle industrie italiane, rispetto a quelle francesi e tedesche. Dopo la riunione, la posizione della Lega viene fatta trapelare alle agenzie di stampa: gli acquisti siano da aziende italiane. Un’indiscrezione che però fa arrabbiare la premier. In primis, sul metodo: Meloni sostiene che in un momento così delicato si debba parlare con una voce sola senza fughe in avanti, soprattutto dopo il voto di mercoledì al Parlamento europeo. Inoltre, nonostante la clausola buy european (“comprare europeo”) trovi d’accordo la presidente del Consiglio, allo stesso tempo Fratelli d’Italia sa che difficilmente un piano del genere sarebbe fattibile perché le imprese italiane della Difesa non sono preparate a commesse così sostanziose.
Così, dopo aver annullato l’impegno a Milano per la Fashion Week e anticipato il Consiglio dei ministri, decide di affrontare sia Giorgetti che Salvini. Con entrambi ha un confronto acceso, come anticipa Il Foglio. Il ministro dell’Economia si divide tra il Cdm e il consiglio federale della Lega che si svolge alla Camera. E, a margine, i due hanno una discussione fitta proprio sulla questione della proposta di comprare italiano. Meloni affronta Giorgetti a brutto muso. Una lite che, in serata, viene smentita da una nota congiunta Chigi-Mef.
Poi Meloni si vede anche con Salvini. Quest’ultimo arriva a Palazzo Chigi dopo il question time al Senato e prima di presiedere il consiglio federale. I due si parlano. Faccia a faccia, per pochi minuti. Parlano dell’atteggiamento e delle sparate del leghista sulla guerra. E in particolare sulla risoluzione di maggioranza successiva alle comunicazioni che Meloni farà martedì in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo. “Serve unità”, chiede la premier. Sa che Salvini invece vuole chiedere un impegno per non inviare più armi a Kiev e, appunto, quello di comprare solo armi italiane. Sulla risoluzione di maggioranza non c’è accordo. Lunedì i capigruppo si riuniranno con il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani per trovare la quadra. FdI vorrebbe una sola semplice riga da prassi: “Sentite le comunicazioni del premier, il Parlamento approva”. La Lega non è d’accordo. E alla fine è probabile che così sarà.
Il vicepremier leghista lascia in anticipo il Cdm per trasferirsi alla Camera per il consiglio federale. Durante la riunione coi leghisti, Salvini però spara ancora sul riarmo: “Va bene arrivare al 2% ma poi la priorità va data a flat tax, pensioni e sanità”, dice il leghista mettendo il dito nella piaga delle contraddizioni di Meloni. Che stamattina sarà a Torino per i Giochi olimpici invernali. Si parla di un possibile blitz a Washington, ma Palazzo Chigi smentisce.