la Repubblica, 13 marzo 2025
John Bolton: “Trump sbaglia a fidarsi, Putin attaccherà di nuovo”
John Bolton non si fida: «Forse Putin accetterà il cessate il fuoco in via di principio, ma solo per prendere tempo. Anche se firmasse la pace, il suo obiettivo dichiarato è ricostituire l’impero sovietico, e appena sarà pronto lancerà la terza invasione dell’Ucraina». Quindi l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump lancia un avvertimento agli europei: «Il rischio dell’uscita dalla Nato è reale. L’Europa deve riarmarsi, ma senza creare strutture parallele all’Alleanza che darebbero la scusa al presidente per abbandonarla».
Come giudica l’accordo di Gedda?
«Serviva a riparare il fiasco dello scontro nello Studio Ovale. Il vero obiettivo di Kiev era far ripartire l’assistenza militare e da questo punto di vista è stato utile. Il prezzo però è alto. Far accettare agli ucraini il cessate il fuoco prima di sapere se i russi concordano è uno modo strano di negoziare».
Bloccare gli aiuti ha consentito a Mosca di riprendere il Kursk?
«Uno sbaglio. Il pericolo per Kiev è che la linea di demarcazione del fronte diventi il nuovo confine permanente con la Russia».
Putin sta avanzando, ma non vuole urtare Trump. Come risponderà?
«Potrebbe dire che accetta il cessate il fuoco in linea principio, ma vuole sedersi con gli ucraini per discuterne i dettagli. Così guadagnerebbe del tempo, in cui molto può accadere sul terreno».
Trump ha sbagliato a fare concessioni prima ancora di trattare?
«Errore enorme, oltre al capovolgimento della posizione Usa, che aveva sempre previsto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Molto rivelatore dei veri sentimenti di Trump, che sono con la Russia».
Se Putin accettasse, poi tornerebbe a minacciare Kiev e la Nato?
«Sì. Nel 2005 disse alla Duma che considera la disgregazione dell’Urss la più grande catastrofe geopolitica del Ventesimo secolo. Sta cercando di ricostruire l’impero russo. Ha perso molte risorse e uomini in questa guerra, ma appena sarà di nuovo pronto, fra 3, 4 o 5 anni, lancerà la terza invasione dell’Ucraina. Perciò Zelensky chiede garanzie di sicurezza, ma Trump le rifiuta. È un invito aperto ai russi per tornare ad attaccare».
Lei come negozierebbe la pace?
«Applicando pressione ad entrambe le parti. Ci sarebbe molto margine per rendere le sanzioni più efficaci».
La premier italiana Meloni vive un dilemma: continuare a sostenere l’Ucraina o allinearsi a Trump. Lei cosa consiglia?
«Finora ha navigato bene per mantenere un buon rapporto col presidente e penso sia importante. Dichiarazioni come quella del nuovo cancelliere tedesco Merz, secondo cui la Germania deve perseguire l’indipendenza, non aiutano, perché danno a Trump la scusa per ritirarsi dalla Nato. Bisogna stringere i denti: 4 anni sono lunghi, ma l’Occidente è più forte con Europa e Usa uniti».
Vede il rischio che Trump lasci la Nato?
«Penso sia molto reale, nel 2018 ci era andato assai vicino. Ma anche senza uscire potrebbe fare danni sufficienti, come ritirare le truppe dall’Europa, per rendere la Nato inefficace».
L’Europa dovrebbe usare i capitali russi congelati?
«Non mi oppongo in linea di principio, ma vorrei informazioni sul rischio che i nostri beni vengano congelati dagli avversari».
Fanno bene gli europei a riarmarsi?
«Sì, ma dovrebbero farlo come singoli paesi. Se usassero un meccanismo Ue, che per alcuni è la base su cui costruire una struttura alternativa alla Nato, allontanerebbero gli Usa dall’Alleanza, che non è nell’interesse di nessuno. Se Trump fosse un partner affidabile, dovrebbero farlo acquistando armi americane, ma lui sta bruciando la fiducia, e la guerra commerciale peggiorerà la situazione».
Come giudica i dazi?
«Una follia, economicamente distruttiva all’interno degli stessi Usa. Trump potrebbe avere ragione a denunciare gli squilibri, ma dovrebbe parlarne a porte chiuse con gli alleati per correggerli. Il vero problema nei commerci è la Cina, ma così rende molto difficile creare un fronte comune per contrastarla».
Ha fatto bene a scrivere a Khamenei per il negoziato nucleare?
«No, perché l’Iran non ha preso la decisione strategica di rinunciare alle armi atomiche. Anzi, accelera. La vera domanda è se Israele sta preparando un attacco alle infrastrutture, che io appoggerei, perché penso non ci sia mai stata un’opportunità migliore di questa. Non è una minaccia che riguarda solo lo Stato ebraico, ma la proliferazione in tutto il mondo».